Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

sabato 5 settembre 2020

Fermati 1 minuto. Gesù, parola vivente della legge

Lettura

Luca 6,1-5

1 Un giorno di sabato passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. 2 Alcuni farisei dissero: «Perché fate ciò che non è permesso di sabato?». 3 Gesù rispose: «Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? 4 Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». 5 E diceva loro: «Il Figlio dell'uomo è signore del sabato».

Meditazione

La povertà di vita abbracciata da Gesù e dai suoi discepoli è ben rappresentata da questo episodio evangelico, in cui, passando per i campi i discepoli spigolano il grano e si cibano dei suoi chicchi. I farisei, lungi dall'affrontare direttamente Gesù, muovono il loro rimprovero direttamente ad essi, accusandoli di compiere una azione vietata in giorno di sabato. In realtà la spigoltura era consentita dalla legge (Dt 23,26), che anzi vietava agli agricoltori di raccogliere le spighe cadute in terra durante la mietitura, essendo queste destinate da Dio ai poveri. A un agrcoltore era dunque proibito lavorare di sabato ma un povero poteva raccogliere sufficiente grano per sfamarsi.
In questo che rappresenta il secondo di sei episodi riguardanti l'azione e la predicazione di Gesù contro le restrizioni del sabato egli accusa i farisei di ignoranza verso le Scritture - portando in questo caso l'esempio di Davide in fuga da Saul (1 Sam 21,1-6); l'ignoranza dei farise non è tanto legata alla precettistica, quanto al senso profondo della legge stessa, ovvero il primato della carità. Il sabato è fatto per glorificare Dio, dedicandosi alla preghiera, alla meditazione delle Scritture, ma anche alla cura del prossimo, come attestano le diverse guarigioni compiute da Gesù in questo giorno della settimana. Trasformare il mezzo in un fine, l'osservanza esteriore della legge in una religiosità fredda, superficiale e ostentata, rende incapaci di comprendere la natura stessa di Dio, manifestata nel suo Figlio. Nel momento in cui Gesù afferma di essere "Signore del sabato" egli proclama la propria divinità, ponendosi al di sopra della legge stessa, in quanto suo autore e Messia che la porta a compimento. Nessuna norma di disciplina ecclesiastica, nessun precetto etico o morale può avere un senso di per se stesso, per il cristiano, se non è fondato su Gesù Cristo, come modello e regola di vita, se non ha la carità principio, sostegno e fine della propria azione. Di quanti precetti anche tanti buoni cristiani spesso si caricano senza comprenderne il senso e confidando in essi quasi dispesanssero la grazia in modo "automatico": digiuni, preghiere, voti. E di quante norme "canoniche" certe autorità ecclesiastiche caricano le spalle dei credenti, soggiogandoli e costringedoli a portare pesi che non toccherebbero con un dito! Il Figlio di Dio è venuto a ad abolire la legge sublimandola nel grande precetto della carità: quella carità che, come dichiara Paolo, "non avrà mai fine"; perché solo tre cose rimangono: "la fede, la speranza e la carità; ma di tutte la più grande è la carità" (1 Cor 13,1-13). Lungi dal chiamarci a vivere una vita senza legge, una vita "sregolata", Gesù ci offre la regola aurea dell'amore, plasmata su di sé come su un libro vivente, da meditare notte e giorno. Ben possiamo applicare al Verbo di Dio incarnato quannto affermato nel libro di Giosuè: «Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto» (Gs 1,8).

Preghiera

Tienici al riparo, Signore, da una religiosità sterile ed esteriore; aiutaci ad agire sempre secondo il primato dell'amore, che si è manifestato come compimento della legge nel tuo Figlio unigenito Gesù Cristo. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona