Il 30 marzo del 1202 muore nell'eremo calabrese di San Martino a Petrafitta Gioacchino da Fiore, monaco cistercense e poi fondatore dell'Ordine florense.
Gioacchino nacque a Celico, in Calabria, attorno al 1130. A circa trent'anni, abbandonò la propria professione e si recò in Terra Santa, dove iniziò ad approfondire quell'amore per le Scritture che non l'avrebbe mai più abbandonato.
Gioacchino da Fiore (ca 1130-1202), incisione del XVI sec. |
Ritornato in patria, dopo un periodo da eremita egli entrò dai cistercensi di Corazzo, di cui divenne abate nel 1177. Presto, però, Gioacchino si convinse dell'inadeguatezza del monachesimo tradizionale di fronte alla crisi che attraversavano allora il mondo civile e quello ecclesiale. Egli diede perciò vita, con alcuni compagni e con la protezione degli imperatori normanni di Sicilia, a un nuovo ordine, a partire dal monastero di San Giovanni in Fiore.
Osteggiato dai cistercensi, che si sentivano traditi dall'abate calabrese, ma difeso da papi e imperatori, Gioacchino morì nell'eremo dove aveva deciso di trascorrere i suoi ultimi giorni, dopo aver lasciato un tesoro inestimabile e particolarmente originale di commentari biblici.
Testimone di una radicale povertà evangelica, predicatore di una chiesa umile e «serva del Signore» in mezzo alla violenza delle crociate, Gioacchino passò alla storia per la sua teologia dall'ampio respiro trinitario, e soprattutto per le sue profezie sull'imminente «epoca dello Spirito», che ispireranno molti movimenti di riforma religiosa nel XIII secolo.
Tracce di lettura
Ma noi, che siamo ultimi per meriti e nel tempo, che cosa possiamo offrire di più, quando è già stata anticipata una grande abbondanza di doni da chi ci ha preceduto? Non dico nulla a questo riguardo, nessuna necessità ci incombe; tuttavia rimane qualche peso che anche noi, ultimi, dobbiamo portare. A noi spetta il dovere di esortare la chiesa ad ascoltare; esortarla a vedere; esortarla a ritornare in sé, per cercare l'unità, poiché, assorta in molteplici distrazioni, essa viene meno a se stessa. Dev'essere esortata, dico, esortata a far ritorno, a star vigile e a rimanere in se stessa, affinché volga il proprio orecchio verso i canti nuziali.
E giacché il tempo delle nozze è vicino, essa si dimentichi del suo popolo e della casa del padre suo. Accese le fiaccole, si dia inizio alla cerimonia nuziale.
(Gioacchino da Fiore, Prologo del Manuale sull'Apocalisse)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monstica di Bose