Il 14 aprile del 1682 sale sul rogo l'arciprete Avvakum, leader storico di quei cristiani russi passati alla storia come i Vecchi Credenti. Nella chiesa russa del XVII secolo, scossa dalla grave decadenza morale del clero e animata dal profondo desiderio religioso del popolo, diversi furono i tentativi di riforma spirituale che si succedettero, provocando scontri a volte violenti nella popolazione sia nella gerarchia. Con l'elezione del patriarca Nikon, che poi sarà condannato dal concilio di Mosca del 1666, vennero introdotte in Russia riforme liturgiche e disciplinari ispirate alla tradizione greca, che tuttavia sconvolsero la vita quotidiana dei cristiani.
Avvakum e i suoi compagni organizzarono una reazione molto tenace alle riforme, giungendo a forme di vero e proprio fanatismo religioso. Per questa loro ostinazione essi vennero condannati dal medesimo concilio del 1666. Da quel momento ebbe origine un corposo scisma in seno alla Chiesa ortodossa russa. Ancor oggi i seguaci della «vecchia fede» sono numerosissimi in tutta la Russia. Dal 1667 al 1971, quando il Santo Sinodo di Mosca toglierà le condanne contro gli usi dei Vecchi Credenti, questi ultimi subirono a più riprese feroci persecuzioni da parte delle autorità pubbliche, a volte appoggiate nelle loro repressioni dalla gerarchia moscovita. Avvakum ci ha lasciato nella sua Vita un eccezionale documento che permette di comprendere le grandezze e le miserie di uomini che hanno comunque offerto nel corso della storia una grande testimonianza, disposti a morire per quella che credevano essere la genuina fede cristiana. Per questo motivo è doveroso ricordare nella preghiera tutti i Vecchi Credenti morti perché perseguitati in odio alla loro espressione religiosa.
Tracce di lettura
Ora chiedo perdono a tutti i veri credenti. Ci sono state delle cose che riguardavano la mia vita di cui non avrei dovuto parlare affatto. Non a noi, ma al nostro Dio la gloria. Ma io non sono niente. L'ho detto e lo ripeto: sono un fornicatore e un predone, ladro e assassino, amico di pubblicani e peccatori. Nel giorno del giudizio tutti riconosceranno i miei atti, se buoni o cattivi. Ma se anche sono ignorante nelle parole, non lo sono nell'intendimento; non ho studiato né dialettica né retorica né filosofia, ma ho in me l'intendimento di Cristo, come dice l'Apostolo: «Sono un ignorante nell'arte del parlare, ma non nella dottrina».
(Avvakum, Vita scritta da lui stesso)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose