Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

sabato 22 novembre 2025

Fermati 1 minuto. La risurrezione: vivere per Dio, ora e sempre

Lettura

Luca 20,27-40

27 Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28 «Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 29 C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30 Allora la prese il secondo 31 e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 32 Da ultimo anche la donna morì. 33 Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 34 Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35 ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36 e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37 Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui». 39 Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». 40 E non osavano più fargli alcuna domanda.

Commento

Il confronto tra Gesù e i sadducei sulla resurrezione rivela un errore comune: interpretare le verità divine con categorie meramente umane. I sadducei, negando ogni vita futura, costruiscono un caso paradossale usando la legge del levirato: una donna sposata a sette fratelli, di chi sarà moglie nella resurrezione? Il loro approccio è metodologicamente sbagliato – strumentalizzano le Scritture per confermare preconcetti invece di lasciarsi guidare verso la verità di Dio.

Cristo risponde su due livelli complementari. Prima chiarisce che quel mondo è radicalmente diverso da questo: "I figli di questo mondo si sposano", ma quelli ritenuti degni di ottenere la resurrezione "non si sposano né sono dati in matrimonio" (vv. 34-35). Il matrimonio, istituito per il conforto e la continuazione della vita umana in questo mondo mortale, non sarà necessario dove "non possono più morire" (v. 36). I risorti saranno "uguali agli angeli", figli di Dio in pienezza, totalmente assorbiti nella gioia del loro Signore. Questa risposta getta luce anche sul presente: chi non si sposa non vive incompletezza definitiva. La pienezza viene da Dio, non dallo stato civile.

Ma il cuore dell'argomentazione sta nel secondo momento. Citando Esodo 3,6, Gesù rivela il fondamento scritturistico della resurrezione: quando Dio si definisce "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe" – morti da secoli – non può riferirsi a chi è ridotto in polvere. "Dio non è il Dio dei morti, ma dei viventi; poiché tutti vivono per lui". È assurdo che il Dio vivente continui a essere il Dio di chi non esiste più.

Per noi cristiani, questa verità trova compimento in Cristo che, vincendo la morte, "vive per Dio" e ci chiama a vivere per Lui. Credere nella resurrezione non è accettare un dogma astratto, ma riconoscere che Dio vuole la vita – ora e sempre – per ciascuno di noi.

Come riconoscono persino gli scribi avversari: "Maestro, hai parlato bene" (v. 39). Cristo parla bene perché pensa secondo Dio, una volontà di vita e pienezza. Credere nella resurrezione significa vivere già oggi con questa fiducia radicale: siamo nelle mani di un Dio dei viventi, e in Lui tutti viviamo, già ora e per sempre. L'ultima parola non appartiene alla morte ma alla Vita, non al male ma all'Amore che ci ha creati e ci sostiene.

Preghiera

Signore, Dio dei viventi, donaci di vivere già oggi nella certezza che in Te la vita vince sempre. Fa' che la tua volontà di bene guidi ogni nostro passo. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona