- Autore: Rev. Dr. Luca Vona
Introduzione
Padre Hugo Makibi Enomiya Lassalle (1898-1990) rappresenta una delle figure più straordinarie del dialogo interreligioso del XX secolo. Gesuita tedesco naturalizzato giapponese, ha dedicato la sua vita a costruire un ponte spirituale tra il Cristianesimo occidentale e il Buddismo Zen orientale, aprendo strade inesplorate nell'incontro tra tradizioni religiose apparentemente distanti.
Le origini e la formazione
Nato Hugo Lassalle in Westfalia nel 1898, entrò nella Compagnia di Gesù nel 1919. La sua vocazione missionaria lo portò in Giappone nel 1929, dove avrebbe trascorso la maggior parte della sua esistenza. Il giovane gesuita si immerse completamente nella cultura nipponica, imparando la lingua, studiando i costumi e, soprattutto, sviluppando un profondo rispetto per la spiritualità orientale.
L'esperienza traumatica della bomba atomica su Hiroshima nel 1945, di cui fu testimone diretto, segnò profondamente la sua esistenza. Lassalle si trovava a soli otto chilometri dall'epicentro dell'esplosione e si dedicò immediatamente ai soccorsi, salvando numerose vite. Questo evento lo portò a riflettere ancora più intensamente sul significato della sofferenza umana e sulla necessità di una spiritualità che potesse offrire pace autentica.
L'incontro con lo zen
Negli anni '40, Lassalle iniziò a praticare la meditazione zen sotto la guida di maestri buddhisti, in particolare il rinomato maestro Yamada Mumon Roshi. Questo approccio, inizialmente visto con sospetto dalla Chiesa cattolica, rappresentava per lui un modo per approfondire la propria fede cristiana attraverso una metodologia contemplativa diversa ma complementare.
La pratica dello zazen (meditazione seduta) divenne parte integrante della sua vita spirituale quotidiana. Durante i lunghi periodi di meditazione nei monasteri zen, Lassalle sperimentava stati di coscienza che paragonava alle esperienze mistiche descritte dai grandi contemplativi cristiani come San Giovanni della Croce e Meister Eckhart. Non vedeva contraddizione tra la sua identità di sacerdote cattolico e la pratica della meditazione buddista: al contrario, riteneva che lo zen potesse purificare la mente e preparare il cuore ad accogliere più profondamente il messaggio di Cristo.
La sua comprensione dello zen non era meramente intellettuale, ma profondamente esperienziale. Trascorreva mesi in ritiro nei monasteri, seguendo la rigorosa disciplina monastica buddhista, partecipando ai sesshin (ritiri intensivi di meditazione) e sottomettendosi all'autorità dei maestri zen. Questa immersione totale gli permise di acquisire una comprensione autentica della tradizione contemplativa orientale, evitando il pericolo di una superficiale appropriazione culturale.
Il pioniere del dialogo interreligioso
Lassalle fu uno dei primi occidentali a ricevere il riconoscimento formale come maestro zen (roshi) nel 1963 dal maestro Yamada Mumon, evento che suscitò notevoli controversie sia in ambito cattolico che buddhista. La sua posizione era chiara e rigorosamente ortodossa dal punto di vista cattolico: non si trattava di sincretismo religioso, ma di utilizzare metodologie contemplative orientali per approfondire l'esperienza mistica cristiana.
La sua attività di insegnamento si sviluppava su più livelli. Da un lato, guidava cristiani nella pratica della meditazione zen come via di approfondimento della preghiera contemplativa; dall'altro, condivideva con i buddhisti la sua visione del Cristo cosmico, mostrando come la figura di Gesù potesse essere compresa anche attraverso categorie orientali senza perdere la sua specificità salvifica.
I suoi scritti, tra cui "Zen - Via della Illuminazione", "Zen e esperienza mistica cristiana" e "Meditazione zen e preghiera cristiana", divennero punti di riferimento per chiunque fosse interessato all'incontro tra Oriente e Occidente spirituale. In questi testi, Lassalle sosteneva che la meditazione zen poteva essere uno strumento prezioso per i cristiani nell'approfondimento della preghiera contemplativa, paragonandola agli esercizi spirituali di Sant'Ignazio di Loyola nella loro capacità di preparare l'anima all'incontro con il divino.
La sua metodologia integrava elementi delle due tradizioni senza confonderle: utilizzava la tecnica zen del "shikantaza" (solo stare seduti) come preparazione alla "lectio divina" cristiana, e vedeva nel "koan" zen uno strumento simile ai paradossi mistici utilizzati dai padri del deserto e dai mistici renani. Questa sintesi creativa aprì nuove possibilità per la preghiera cristiana, arricchendola di tecniche contemplative raffinate in secoli di pratica monastica orientale.
L'eredità spirituale e l'influenza teologica
L'approccio di Lassalle influenzò profondamente il Concilio Vaticano II e la successiva apertura della Chiesa cattolica verso le religioni non cristiane. La sua visione di un cristianesimo capace di dialogare e arricchirsi attraverso il contatto con altre tradizioni spirituali anticipò di decenni sviluppi teologici che sarebbero divenuti centrali nella Chiesa post-conciliare.
La sua influenza si estese ben oltre i circoli missionari. Teologi come Karl Rahner, suo confratello gesuita, furono profondamente influenzati dalle sue intuizioni sul dialogo interreligioso. La teoria rahneriana dei "cristiani anonimi" deve molto alle riflessioni di Lassalle sull'esperienza spirituale autentica presente nelle tradizioni non cristiane.
Fondò centri di meditazione che integravano pratiche zen e spiritualità cristiana, il più famoso dei quali fu il centro "Shinmeikutsu" (Grotta della Luce Divina) sul monte Fuji. Questi centri divennero laboratori di sperimentazione spirituale dove monaci, sacerdoti e laici di diverse confessioni potevano sperimentare forme integrate di preghiera contemplativa.
Il suo metodo formativo era rigoroso e richiedeva anni di preparazione. I suoi discepoli dovevano padroneggiare sia la teologia cristiana che la filosofia buddhista, praticare regolarmente la meditazione zen e dimostrare una profonda vita spirituale cristiana. Tra i suoi allievi più noti si possono annoverare Padre Willigis Jäger, che ha continuato il suo lavoro in Germania, e numerosi missionari che hanno portato il suo approccio in altri paesi asiatici.
La sua eredità teologica include anche importanti contributi alla teologia spirituale cattolica. I suoi scritti sulla "preghiera pura" e sul "vuoto fertile" hanno arricchito il linguaggio mistico cristiano con espressioni derivate dall'esperienza zen, dimostrando come tradizioni diverse possano illuminare aspetti nascosti della propria tradizione di origine.
Critiche e controversie
Il percorso di Lassalle non fu privo di difficoltà e incomprensioni. Molti cattolici tradizionalisti lo accusarono di compromettere la purezza della fede cristiana, sostenendo che la pratica zen introducesse elementi panteistici incompatibili con il teismo cristiano. Queste critiche raggiunsero anche i vertici vaticani, e Lassalle fu sottoposto a indagini dottrinali che fortunatamente si conclusero con il riconoscimento dell'ortodossia delle sue posizioni.
Dal versante buddhista, alcuni maestri zen mettevano in dubbio la possibilità di praticare autenticamente lo zen mantenendo le convinzioni cristiane, sostenendo che l'attaccamento a dogmi e credenze impedisse il raggiungimento del "satori" (illuminazione). Altri criticavano quello che vedevano come un tentativo di appropriazione culturale da parte del cristianesimo occidentale.
Particolarmente delicate furono le questioni teologiche relative alla natura di Cristo e alla dottrina della salvezza. I critici si chiedevano se l'accettazione dell'efficacia spirituale delle pratiche zen non comportasse implicitamente una relativizzazione dell'unicità salvifica di Cristo. Lassalle rispose a queste obiezioni sviluppando una teologia del dialogo che distingueva chiaramente tra metodologie contemplative e contenuti dottrinali, sostenendo che le tecniche meditative erano spiritualmente neutre e potevano essere utilizzate per approfondire qualsiasi tradizione religiosa autentica.
Le controversie si estesero anche al mondo accademico, dove orientalisti e teologi dibattevano sulla legittimità ermeneutica di interpretare testi e pratiche zen attraverso categorie cristiane. Lassalle affrontò queste critiche con serenità e rigore intellettuale, producendo studi comparativi che dimostravano la compatibilità metodologica tra contemplazione cristiana e meditazione zen, pur rispettando le specificità dottrinali di entrambe le tradizioni.
Conclusione
Padre Enomiya Lassalle rimane una figura profetica che ha anticipato molte delle questioni centrali della spiritualità contemporanea. La sua vita dimostra che è possibile rimanere fedeli alla propria tradizione religiosa pur aprendo il cuore e la mente alla saggezza di altre culture spirituali. In un'epoca di crescente pluralismo religioso, il suo esempio offre una via equilibrata per il dialogo interreligioso, basata sul rispetto reciproco e sulla ricerca comune della verità.
La sua eredità continua a ispirare sacerdoti, monaci, laici e studiosi che vedono nel dialogo tra tradizioni religiose non una minaccia all'identità confessionale, ma un'opportunità di arricchimento e approfondimento della propria fede. Lassalle ha dimostrato che l'universalità del messaggio spirituale può manifestarsi attraverso forme culturali diverse, e che l'incontro autentico tra religioni può generare frutti inaspettati di saggezza e compassione.
La sua figura assume particolare rilevanza nell'attuale contesto di globalizzazione culturale e religiosa. Il metodo di Lassalle, basato sull'esperienza diretta piuttosto che sul solo confronto dottrinale, offre strumenti preziosi per navigare la complessità del pluralismo contemporaneo senza cadere nel relativismo o nel sincretismo acritico. La sua lezione fondamentale rimane attuale: il dialogo interreligioso autentico non indebolisce la propria fede, ma la approfondisce e la purifica, rivelandone dimensioni prima inespresse.
Bibliografia
Opere di Enomiya Lassalle
Opere in italiano:
- Lassalle, Hugo Makibi Enomiya, Zen e esperienza mistica cristiana, Roma, Edizioni Paoline, 1976.
- Lassalle, Hugo Makibi Enomiya, Meditazione zen e preghiera cristiana, Assisi, Cittadella Editrice, 1984.
- Lassalle, Hugo Makibi Enomiya, Lo zen: via verso l'illuminazione, Milano, Paoline, 1989.
- Lassalle, Hugo Makibi Enomiya, Il sentiero della contemplazione, Brescia, Queriniana, 1991.
Opere in altre lingue:
- Lassalle, Hugo Makibi Enomiya, Zen - Weg zur Erleuchtung, Wien, Herold Verlag, 1960.
- Lassalle, Hugo Makibi Enomiya, Living in the New Consciousness, Boston, Shambhala, 1988.
- Lassalle, Hugo Makibi Enomiya, Zen Meditation for Christians, La Salle, Open Court, 1974.
Studi critici
In italiano:
- Bellezza, Giuseppe, Enomiya Lassalle: un gesuita tra Oriente e Occidente, Milano, Jaca Book, 1995.
- Panikkar, Raimon, Il dialogo intrareligioso, Assisi, Cittadella Editrice, 1988.
- Zago, Marcello, Buddismo e cristianesimo in dialogo, Roma, Editrice Missionaria Italiana, 1985.
- Coda, Piero, Il cristianesimo e le religioni: dal Concilio Vaticano II a oggi, Roma, Città Nuova, 2003.
- Vannini, Marco, Meditazione cristiana: elementi di dottrina e di metodo, Firenze, Le Lettere, 2000.
In altre lingue:
- Johnston, William, Christian Zen, New York, Harper & Row, 1971.
- Kadowaki, Kakichi, Zen and the Bible, London, Routledge & Kegan Paul, 1980.
- Hand, Thomas, Saint Augustine on Prayer, Dublin, Irish Academic Press, 1986.
- Mitchell, Donald W., Spirituality and Emptiness, New York, Paulist Press, 1991.
- Habito, Ruben L.F., Living Zen, Loving God, Boston, Wisdom Publications, 2004.