Nel 1564 muore all'età di cinquantaquattro anni Giovanni Calvino, riformatore della chiesa di Ginevra.
Calvino era nato a Noyon, in Picardia, nel 1509. Indirizzato a una carriera ecclesiastica, fu inviato a Parigi, ma agli studi teologici preferì quelli di diritto, che portò a termine a Orléans.
Avvicinatosi alle idee della riforma protestante, egli cominciò a scrivere l'Istituzione della religione cristiana, che continuerà a rivedere e perfezionare fino al 1560, sia nella versione latina che in quella francese.
Di passaggio a Ginevra, Calvino fu invitato da Guillaume Farel a collaborare nell'organizzazione della locale chiesa riformata. Egli si dedicò allora anima e corpo all'opera riformatrice, componendo per la chiesa di Ginevra un ordinamento giuridico, liturgico e spirituale, e redigendo un catechismo. Era infatti convinto che soltanto una riforma reale della vita e dei costumi potesse far interiorizzare ai ginevrini il ritorno alla fede delle prime comunità apostoliche che i riformatori si proponevano di attuare.
La teologia di Calvino, scaturita interamente dalle sue predicazioni fondate su un'esegesi della Scrittura letta nella sua totalità, si diffuse rapidamente in tutta l'Europa; egli infatti era riuscito a integrare il fondamentale principio luterano della giustificazione mediante la fede, da un lato con la valorizzazione dell'aspetto visibile della fede e della comunità ecclesiali, dall'altro con una rinnovata attenzione all'azione interiore dello Spirito nel cuore dei credenti.
La tensione sempre viva fra interiorità ed esteriorità consentirà alla riforma calviniana un atteggiamento di sostanziale disponibilità al dialogo con le istituzioni e una certa adattabilità ai diversi contesti culturali in cui la tradizione riformata verrà accolta.
Tracce di lettura
Poiché la fede ci insegna che tutto il bene di cui abbiamo bisogno e non troviamo in noi stessi, è in Dio e nel suo Figlio, nostro signore Gesù Cristo al quale il Padre ha affidato la pienezza delle sue benedizioni affinché tutti vi attingiamo come da una fonte traboccante, ne deriva che dobbiamo cercare in lui e chiedere a lui con preghiere e orazioni quel che sappiamo esservi.
Per mezzo della preghiera abbiamo dunque accesso alle ricchezze che Dio ci dà. La preghiera è il principale esercizio della fede. Esso ci è necessario anzitutto affinché il nostro cuore sia infiammato dall'ardente desiderio di cercare sempre Dio, di amarlo e di onorarlo. Poi, perché il nostro cuore non sia mosso da alcun desiderio di cui non osiamo subito farlo testimone, come accade invece quando esponiamo davanti ai suoi occhi l'intero nostro sentire e, per così dire, gli apriamo il nostro cuore. Inoltre, perché siamo pronti a ricevere i suoi benefici con vera riconoscenza e con rendimento di grazie, in quanto la preghiera ci ricorda che provengono dalla sua mano. Ancora, perché godiamo con maggior piacere i beni che ci dà, comprendendo che li abbiamo ottenuti con le nostre preghiere. Infine, affinché la sua provvidenza riceva conferma e ratifica nei nostri cuori attraverso quel che di fatto sperimentiamo secondo la nostra limitata capacità.
(Giovanni Calvino, Istituzione della religione cristiana 3,20,3)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose