Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

venerdì 9 febbraio 2024

Fermati 1 minuto. Colui che fa bene ogni cosa

Lettura

Marco 7,31-37

31 Gesù partì di nuovo dalla regione di Tiro e, passando per Sidone, tornò verso il mare di Galilea attraversando il territorio della Decapoli. 32 Condussero da lui un sordo che parlava a stento; e lo pregarono che gli imponesse le mani. 33 Egli lo condusse fuori dalla folla, in disparte, gli mise le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 poi, alzando gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: «Effatà!» che vuol dire: «Apriti!» 35 E gli si aprirono gli orecchi; e subito gli si sciolse la lingua e parlava bene. 36 Gesù ordinò loro di non parlarne a nessuno; ma più lo vietava loro e più lo divulgavano; 37 ed erano pieni di stupore e dicevano: «Egli ha fatto ogni cosa bene; i sordi li fa udire, e i muti li fa parlare».

Commento

La guarigione del sordomuto nella regione della Decàpoli prefigura la conversione del mondo pagano al vangelo. In essa si inverano le parole del profeta Isaia: "si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia; perché delle acque sgorgheranno nel deserto e dei torrenti nei luoghi solitari" (Is 35,5-6). 

L'itinerario di Gesù che da Tiro passa per Sidone a nord, per poi dirigersi a sud-est verso il mare di Galilea, descrive l'estendersi della salvezza fuori dai confini di Israele. Il sordomuto stesso, protagonista di questa pagina del Vangelo di Marco, sembra incarnare la sordità dei pagani alla rivelazione, che viene vinta dall'incontro con Cristo. 

Non si può imparare a parlare se non si è in grado di sentire; parimenti è la capacità di ascoltare Dio - "Ascolta, Israele!" (Dt 6,4) - che ci mette in grado di far presente nel mondo la sua parola. Di fronte a un malato che non può compredere il linguaggio verbale Gesù agisce con gesti e segni, stabilendo un contatto diretto, fisico, con lui. 

La parola aramaica effatà, che Marco traduce "apriti" è un comando rivolto da Gesù non soltanto agli orecchi e alla bocca del sordomuto, ma si rivolge a tutta la sua persona, che si apre alla comprensione e al dono della grazia. 

Gesù pronuncia una parola imperativa, rivolgendosi direttamente al malato e non intercedendo presso Dio. La sua autorità proviene dalla sua natura divina. I testimoni del miracolo compiuto da Gesù si fanno annunciatori della sua missione salvifica; questo il significato del termine greco ekérisson, "proclamavano". 

La fede ci rende capaci di accogliere la parola del Signore, di lodarlo con le nostre labbra e predicare il vangelo di salvezza. "Ha fatto bene ogni cosa" (v. 37) affermano le folle di Gesù; e in queste parole riechieggiano quelle della Genesi: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gn 1,31). 

Cristo, il Logos, per mezzo del quale il Padre ha creato l'uomo, è colui che ne restaura l'immagine e la salute originaria. La sua grazia ci donerà quel che manca alla nostra natura, consentendoci di offrire a Dio un sacrificio perfetto e a lui gradito.

Preghiera

O Dio, colma quel di cui difettiamo per aprirci alla relazione con te e con il nostro prossimo. Canteremo le tue lodi e annunceremo la tua salvezza. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona