I cattolici e i luterani celebrano oggi la festa di Filippo e Giacomo, discepoli del Signore.
Filippo e Giacomo furono ricordati insieme a partire dal VI secolo, quando venne dedicata a Roma la basilica dei Santi Apostoli, in cui furono deposte le loro reliquie. Filippo era originario di Betsaida, come Andrea e Pietro, e il quarto evangelo lo presenta come uno dei primi chiamati e uno degli apostoli più vicini a Gesù. Gesù si rivolge a lui nella prima moltiplicazione dei pani, a lui i greci chiedono che mostri loro il Signore, e lui stesso chiede a Gesù: «Mostraci il Padre».
Secondo un'antica tradizione, Filippo predicò il vangelo in Asia Minore e morì in Frigia. L'apostolo Giacomo oggi ricordato è identificato nella chiesa latina con il figlio di Alfeo e nel contempo con il fratello di Gesù, divenuto poi il primo responsabile della comunità giudeocristiana di Gerusalemme. L'esegesi moderna preferisce separare questi due personaggi, come del resto anche la liturgia bizantina, che li celebra rispettivamente il 9 e il 25 ottobre. Giacomo fu uno dei testimoni privilegiati della missione di Gesù, e fu uno dei primi ai quali fu concesso di fare esperienza del Risorto. Dopo la partenza di Pietro, fu lui a governare la chiesa madre di Gerusalemme. Eusebio ci parla della sua santità ricordandolo come un grande intercessore per il popolo.
A Giacomo è attribuita la prima delle lettere cattoliche, indirizzata ai giudeocristiani della diaspora. Egli ebbe un ruolo importante nel concilio di Gerusalemme e, secondo la tradizione, morì martire all'inizio degli anni 60 del I secolo, gettato dal pinnacolo del Tempio mentre pregava con le stesse parole di Gesù Cristo: «Signore, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».
Tracce di lettura
I beati apostoli, primizie del gregge santo di Cristo agnello pasquale, videro lo stesso Signore Gesù pendente dalla croce, soffrirono per lui che moriva, si ritrassero spaventati davanti a lui risorto, lo amarono nella sua potenza e dettero anch'essi il sangue in cambio di quello che avevano visto versare. Considerate, fratelli, la portata dell'evento per il quale degli uomini furono inviati in tutto il mondo ad annunziare, di un uomo morto, che era asceso al cielo, e a causa di tale annunzio soffrirono tutto ciò che il mondo dissennato imponeva loro: perdite, esilio, carcere, tormenti, fiamme, belve, croci, morte. Non sappiamo il perché di tutto questo? Pietro moriva forse per una gloria personale, o presentava se stesso? Qualcuno moriva perché un altro fosse onorato; uno veniva messo a morte perché fosse un altro a ricevere adorazione. Potrebbe far questo chi non fosse stato animato dal fuoco della carità e dall'intima coscienza della verità?
(Agostino, Discorso 311,2)