Lettura
Salmi 1
1 Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
2 ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
3 Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
4 Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.
Commento
Il primo salmo pone e risolve il problema fondamentale dell'uomo: dov'è la felicità? La risposta dell'autore ispirato è categorica: beato è l'uomo che fa il bene e che conforma la sua volontà a quella di Dio. Chi invece è così stolto da cercare altrove il suo bene - questa è l'empietà - e ama indugiare nella via dei peccatori, dissiperà la vera gioia e la propria stessa vita.
Si tratta di un salmo spaienziale, senza titolo, che funge da prologo all'intero salterio. Vi domina l'immagine del giusto, che medita la legge del Signore (v. 2) e la vive, rendendo così stabili e feconde le proprie opere (v. 3).
Alla condotta del giusto si contrappone il destino finale dell'empio (vv. 4-5) che disobbedendo a Dio si è incamminato su una via che lo porterà alla rovina. Il giusto viene caratterizzato prima con procedimento negativo: egli se ne sta lonano dalla condotta degli empi (v. 1); poi in modo positivo: non interrompe mai il suo contatto con la legge del Signore (v. 2). L'esortazione a tenersi lontani dal cammino degli empi ricorre nel libro dei Proverbi: "Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare, non acconsentire! Non andare per la loro strada, tieni lontano il piede dai loro sentieri!" (Pr 1,10.15). Gli "stolti" (v. 1) - il termine può essere tradotto anche con "beffardi" - sono nella letteratura sapienziale coloro che disprezzano Dio e per i suoi fedeli (Pr 1,22; 3,34).
La meditazione della legge del Signore (v. 2) è un preciso impegno degli Israeliti come riportato nel libro di Giosuè: "Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto" (Gs 1,8). Lo studio e l'interiorizzazione delle Scritture, mormorate sottovoce, rappresenta il primo atto di culto dell'israelita.
L'antitesi stabilita dal Salmo è tra l'immagine di un albero le cui radici si alimentano a un ruscello, le cui foglie non avvizziscono e i cui frutti sono rigogliosi e quella dell'arida pula del grano, dispersa dal vento (cfr. Is 17,13; Gb 21,18; Sal 35,5). Nella Bibbia è frequente il ricorso al simbolismo vegetale: "Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del libano" (Sal 92,13). Nell'arido terreno di Israele l'albero è simbolo della benedizione divina. Gesù paragona il malavagio a un albero che non produce frutto (Mt 7,15-20). La pula è nel mondo agricolo priva di valore e di utilità, e destinata ad essere scartata dal raccolto. La pula dispersa dal vento ricorre nel salterio come immagine di maledizione contro gli empi (Sal 35,5; Sal 83,14).
L'immagine dell'albero florido è presente nel libro di Geremia: "Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti" (Ger 17,7-8). La fonte d'acqua è simbolo della parola di Dio. Gesù, verbo incarnato, paragona se stesso a una sorgente d'acqua viva che zampilla per la vita eterna (Gv 13,14).
Il termine ebraico ashre, tradotto con "beato", è caratteristico della letteratura sapienziale e ricorre in numerosi altri salmi: viene dichiarato beato l'uomo (o la nazione) il cui Dio è il Signore (Sal 33,12); ammaestrato dalla sua legge (Sal 94,12); che lo teme e gli è fedele (Sal 112,1; 119,1-2; 128,1); che spera e si rifugia in lui (Sal 2,12; 34,9; 40,5; 84,13; 146,5); chi abita la sua casa e gli rende lode (Sal 65,5; 84,5; 89,15); colui a cui Dio concede il perdono (Sal 32,1-2); chi ottiene la sua benedizione e una prole numerosa (Sal 127,5); chi pratica la giustizia (Sal 106,3). Il libro dei Proverbi proclama "beato l'uomo che ha trovato la sapienza" (Pr 3,13) e il libro di Giobbe afferma la felicità dell'uomo che è corretto da Dio (Gb 5,17).
Anche i vangeli proclamano la beatitudine di coloro che si tengono saldi alla parola del Signore. Così si rivolge Elisabetta a Maria durante la visitazione: "'Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore'" (Lc 1,45); e Gesù stesso afferma: "'Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!'" (Lc 11,88). Gesù proclamerà sul Monte le beatitudini, correlandole non alla ricchezza materiale, ma a un'intima relazione con Dio e con il prossimo.
Il Salmo richiama il giudizio di Dio, che non è da intendersi, in questo contesto, in senso apocalittico, ma secondo quello sapienziale, che riguarda la ricaduta positiva o negativa che l'opposta condotta morale dell'uomo ha sulla sua vita.
Nell'ultimo versetto è data una visione sintetica delle due vie: quella dei giusti è sotto il segno della divina benevolenza, quella degli empi sotto il segno della rovina. Il Signore veglia, letteralmente "conosce" la via dei giusti. Il verbo "conoscere" - utilizzato nella Bibbia anche per rappresentare il rapporto coniugale tra l'uomo e la donna (cfr. Gn 4,1) - indica il pieno amore e apprezzamento da parte di Dio.
- Rev. Dr. Luca Vona