Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 9 maggio 2022

Fermati 1 minuto. La voce del pastore

Lettura

Giovanni 10,1-10

1 «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2 Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3 Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4 E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5 Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6 Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7 Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8 Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9 Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10 Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

Commento

La figura allegorica del buon pastore è frequente nell'Antico Testamento per rappresentare Dio (Es 34; Gn 48,15; 49,24; Mic 7,14; Sal 23,1-4; 80,1). Anche il Nuovo Testamento utilizza frequentemente l'immagine delle pecore e del pastore. 

Gesù, vedendo le folle che lo seguivano in giro per i villaggi, "ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore" (Mt 9,36). In occasione della prima moltiplicazione dei pani Gesù "Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore" (Mc 6,34). Preannunciando la sua passione dirà "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse" (Mc 14,27). Per rappresentare la gioia in cielo per il peccatore convertito annuncia la parabola della pecora smarrita e ritrovata (Lc 15,1-7).  Pietro parla di Cristo come del "pastore e guardiano delle vostre anime" (1 Pt 2,25) e lo definisce il "pastore supremo" dal quale riceveremo la corona di gloria che non appassisce (1 Pt 5,4). Anche la lettera agli Ebrei chiama Gesù "il Pastore grande delle pecore" che il Dio della pace ha fatto tornare dai morti in virtù del sangue di un'alleanza eterna (Eb 13,20). Non è un caso, allora, che questa immagine sia la più diffusa nell'iconografia protocristiana.

Il buon pastore tratta le pecore non semplicemente come un gregge, ma chiama ciascuna per nome. Il suo chiamarci per nome indica un rapporto personale con noi. Il mondo è pieno di ladri e briganti che non ci chiamano per nome ma ci trattano solo come merce di scambio. Altri poi si dimenticano del tutto di noi: è l'esperienza della solitudine, quando nessuno più ci chiama, ci cerca, ci desidera.

Ma il buon pastore, Gesù, non si dimentica di noi e non ci lascia chiusi nel recinto, ma ci conduce verso pascoli erbosi e acque correnti (Sal 23,2). La fede non è una gabbia, ma la scoperta di nuovi sentieri, improvvisi scorci, vasti orizzonti, in un rapporto di amore e di fiducia con colui che ci guida.

Diversamente dai pastori dell'estremo oriente che guidavano il gregge servendosi anche di cani, i pastori mediorientali utilizzavano soltanto la propria voce. L'immagine diventa così esemplificativa del rapporto intimo tra discepolo e maestro.

Spesso i pastori mediorientali dormivano presso la porta dell'ovile, così Gesù presenta se stesso non solo come il pastore che conduce le pecore al pascolo, ma anche come la porta che custodisce il gregge. 

Il recinto dell'ovile era costituito da un muro priva di copertura. Il termine aulè, indica generalmente nella Bibbia greca dei Settanta il vestibolo dinanzi al tabernacolo del tempio.
Come porta dell'ovile Gesù è dunque il vero Messia mediante il quale accedere alla vita eterna, prima di lui sono venuti molti falsi profeti - e molti ne verranno fino al suo ritorno - ma le pecore non ascoltano la loro voce. Chi è chiamato per nome da Cristo ha la capacità di discernere la via che conduce alla salvezza. Nelle Scritture risuona la sua voce e in esse abbiamo il parametro per verificare se coloro che si propongono come pastori guidati dallo Spirito sono realmente tali.

Il temrine kalós, "buono", non indica semplicemente qualcuno abile a fare qualcosa, ma una persona nobile. Diversamente dai mercenari, che fuggono davanti al pericolo, Gesù dà la vita per le sue pecore. Egli ha dato la vita veramente, non solo in senso figurato. Si è preso cura delle "pecore" che il Padre gli aveva affidato esponendosi alla morte nella sua passione e riscattando l'intero "gregge".
Con la sua risurrezione ci ha aperto la strada verso il sacro recinto della Gerusalemme celeste. La sua voce risuona nelle parole di vita che ci ha lasciato e mediante lo Spirito che ci ha donato.

Preghiera

Signore tu non smetti di chiamarci per nome e di guidarci con la tua grazia; concedici di perseverare sul retto cammino, per giungere nel tuo regno e dilettarci della tua presenza. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona