Lettura
Marco 9,41-50
41 Chiunque vi avrà dato da bere un bicchier d'acqua nel nome mio, perché siete di Cristo, in verità vi dico che non perderà la sua ricompensa.
42 «E chiunque avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato in mare.
43 Se la tua mano ti fa cadere in peccato, tagliala; meglio è per te entrare monco nella vita, che avere due mani e andartene nella geenna, nel fuoco inestinguibile, 44 [dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne]. 45 Se il tuo piede ti fa cadere in peccato, taglialo; meglio è per te entrare zoppo nella vita, che avere due piedi ed essere gettato nella geenna, 46 [dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne]. 47 Se l'occhio tuo ti fa cadere in peccato, cavalo; meglio è per te entrare con un occhio solo nel regno di Dio, che avere due occhi ed essere gettato nella geenna, 48 dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne. 49 Poiché ognuno sarà salato con il fuoco. 50 Il sale è buono; ma se il sale diventa insipido, con che gli darete sapore? Abbiate del sale in voi stessi e state in pace gli uni con gli altri».
Meditazione
Gesù considera gli atti di sollecitudine verso i suoi discepoli come se fossero fatti a lui (v. 41). Il valore dell'ospitalità, già presente nell'Antico testamento, diventa ancora più importante quando si riferisce all'accoglienza della parola di Dio, predicata dai suoi ministri.
Al contempo condanna risolutamente coloro che scandalizzano "i piccoli", cioé chi ha accolto con umiltà la parola del vangelo. La morte per annegamento (v. 42) era considerata una grande disgrazia, perché privava il defunto di una sepoltura decorosa.
Con il nome geenna, dall'ebraico ge-hinnom, la valle di Hinnom, posta a sud di Gerusalemme, dove venivano continuamente bruciati i rifiuti, viene indicato nel Nuovo testamento il luogo in cui saranno gettata gli empi nel giorno del giudizio. La Geenna richiama quindi l'inferno.
Con diverse espressioni figurate Gesù mostra la gravità del peccato e la necessità di mortificare i propri sensi e le proprie passioni per prevenirlo.
Il riferimento al verme che non muore e al fuoco - le ripetizioni sono solo in alcuni manoscritti -è una citazione dal libro di Isaia, con qualche modifica: "«Quando gli adoratori usciranno, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati a me; poiché il loro verme non morirà, e il loro fuoco non si estinguerà; e saranno in orrore a ogni carne»" (Is 66,24). Il verme è simbolo del rimorso.
Il sale era associato al sacrificio dalla legge levitica: "Condirai con sale ogni oblazione e non lascerai la tua oblazione priva di sale, segno del patto del tuo Dio. Su tutte le tue offerte metterai del sale" (Lv 2,13). L'uso conservante del sale per il cibo e l'azione purificatoria del fuoco sono riferiti simbolicamente da Gesù nei loro effetti sulla vita spirituale: il discepolo deve preservare la propria integrità e accogliere le prove e i sacrifici.
In alcuni testi della tradizione rabbinica il sale indica simbolicamente la pazienza e la sopportaione dei torti, basilari per conservare la pace. L'essere salati con il fuoco può essere interpretato anche come il passaggio necessario per il giudizio di Dio.
Il potere conservante del sale dopo qualche anno si perde a causa dell'umidità e in questo senso il sale diventa "insipido". Da qui il richiamo di Gesù a conservare sempre dentro di noi il vero spirito dei discepoli: quello che come un sale che non perde sapore rende sempre viva ed efficace la testimonianza.
Il sacrificio di sé come culto spirituale è richiamato da Paolo nella sua lettera ai Romani: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio" (Rm 12,1). Resi sàpidi dalla grazia, comunichiamola al mondo e lasciamoci consumare dal fuoco della carità.
Preghiera
Ti doniamo, Signore, le nostre anime e i nostri corpi, affinché la nostra intera vita, dantificata dalla tua grazia, possa diventare sacrificio a te gradito. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona