Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 28 febbraio 2022

Fermati 1 minuto. Farsi piccoli per passare dalla cruna dell'ago

Lettura

Marco 10,17-27

17 Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». 18 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
20 Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». 21 Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
23 Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! 25 È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 26 Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». 27 Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».

Commento

Mentre Gesù sta per mettersi in viaggio verso Gerusalemme, dove si compirà il suo atto di consacrazione per l'umanità, viene raggiunto da un uomo che corre verso di lui e si mette in ginocchio pregando di poterlo seguire. Questi dettagli riportati da Marco fanno comprendere l'entusiasmo di quest'uomo, che Luca e Matteo ci dicono essere giovane (Mt 19,20) e "un notabile" (Lc 18,18), probabilmente un capo della sinagoga.

Gesù riserva il termine "buono" a Dio, fonte di ogni bontà (cfr. Mt 19,17). Egli non nega la propria divinità, ma implicitamente la afferma, chiedendo al giovane di interrogarsi sul perché lo riconosce come buono. Se riconosciamo la bontà di Gesù e quindi la sua natura divina, dobbiamo essere pronti a riconoscere anche l'autorità della sua parola e l'entità della sua chiamata.

Di fronte alla richiesta dell'uomo ricco su cosa fare per avere la vita eterna Gesù menziona i comandamenti della seconda tavola della legge, relativi al comportamento da tenere verso il prossimo. "Non frodare" è un'aggiunta al decalogo, presente solo nel Vangelo di Marco. Potrebbe essere un'allusione al comandamento "Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo" (Es 20,17).

L'uomo ricco, che dichiara di aver osservato tutti i comandamenti, è un buon ebreo è può essere considerato simbolo dell'Israele fedele a Dio. Ma il messaggio del vangelo chiede di superare il semplice legalismo, per donarsi integralmente al Signore. La vita eterna che Gesù propone è qualcosa di più di quella che l'uomo ricco ricerca (v. 17). Non si tratta solo di un'illimitata estensione temporale, ma di una infinita differenza qualitativa, determinata dalla piena comunione con Dio.

Gesù lo fissa negli occhi (v. 21); Marco si sofferma spesso sul suo sguardo (cfr. 3,5.34; 5,32; 10,23; 11,11), che in questo caso esprime una grande compassione per questo giovane che sente come un'inquietudine, un bisogno di "andare oltre" l'osservanza dei comandamenti fino allora praticata.

Il giovane ricco rinuncia a seguire Gesù "perché aveva molti beni" (v. 22).Questa annotazione finale di Marco richiama la parabola del seminatore (Mt 13,1-23; Mc 4,1-20; Lc 8,4-15) dove il seme caduto tra le spine non porta frutto per la seduzione della ricchezza.

L'Antico Testamento presenta un aspetto ambivalente della ricchezza e dei beni materiali: da un lato vengono visti come segno del favore divino (Gb 1,10; Sal 128,1-2; Is 3,10). Perciò le parole di Gesù provocano stupore tra i discepoli (v. 24), perché in apparente contraddizione con questo modo di considerare la benevolenza di Dio. Sempre nell'Antico Testamento, la ricchezza è presentata come tentazione idolatrica. Gesù, che richiede ai suoi discepoli la radicalità del dono di sé, predilige questa interpretazione. 

La ricchezza, il potere e il prestigio sono considerati un ostacolo per il Regno, poiché generando una falsa sicurezza invischiano il cuore nel possesso delle cose, mentre invece la propria fiducia va riposta interamente in Dio e la propria vita messa al servizio dei bisognosi.

Quanto sia difficile per il ricco rinunciare all'esclusività dei propri interessi e passare per la "porta stretta" della vita è ben sintetizzato dall'immagine iperbolica del cammello che non può passare per la più piccola delle aperture (la cruna di un ago). Il raggiungimento della salvezza, che va oltre le capacità umane, dipende dalla bontà di Dio che la concede.

Se vogliamo conoscere la volontà di Dio sulla nostra vita dobbiamo affrettarci a consultarlo mettendoci umilmente e con cuore aperto alla sua presenza, come il giovane che gli si inginocchiò innanzi; ma diversamente da questi, siamo pronti ad accogliere le esigenze del vangelo? Chi ama fino in fondo va oltre il quieto conformismo religioso e trova in ogni cosa un'occasione per crescere nell'amore.

Forse come il diligente protagonista di questa narrazione evangelica anche noi ci sentiamo già "a posto con Dio", a un passo dalla vita eterna. Scrupolosi nell'evitare grandi mancanze verso di lui e verso il prossimo, pensiamo che egli ci richieda solo più qualcosa di superfluo per giungere alla perfezione cristiana. Ma siamo come cammelli davanti alla cruna di un ago. Se vogliamo passare per la porta della vita dobbiamo "diminuire", farci umili per lasciare operare in noi la grazia di Dio.

Preghiera

Soccorrici con la tua grazia, Signore, e santificaci con il tuo Spirito; affinché possiamo crescere in generosità, riconoscendo che ogni ricchezza che ci hai donato appartiene ai poveri. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona