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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
domenica 31 dicembre 2023
Eredi di Dio
sabato 30 dicembre 2023
Fermati 1 minuto. La lunga attesa di Anna
Lettura
Luca 2,36-40
36 C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, 37 era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38 Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 39 Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. 40 Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
Commento
Il Vangelo di Luca si apre con un coro di profezie sul bambino Gesù, prima di accennare alla sua vita nascosta a Nazaret e farlo ricomparire dodicenne a discutere con i dottori nel Tempio. L'ultima di queste profezie vede protagonista Anna, un'anziana vedova che conduce una vita ascetica senza allontarsi mai dal Tempio. La sua età avanzata non le impedisce di servire Dio e il servizio che gli rende è fatto di digiuno e di preghiera.
Esaltando la devozione di Anna, l'Evangelista testimonia che la fede non può rinchiudersi in una dimensione puramente "orizzontale", relegando nell'ambito dell'inutilità coloro che non possono esercitare un ministero attivo per l'età avanzata o per altre limitazioni.
La preghiera di Anna, il suo digiuno, protratti per così tanti anni dalla sua vedovanza, sono un segno profetico della superiorità di Dio in relazione con qualsiasi altra cosa; testimoniano la perseveranza nell'attesa e nell'invocazione del Messia, una implorazione che si trasforma in lode e annuncio nel momento in cui si realizza il sospirato incontro: "lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (v. 38).
Come Giovanni il Battista, Anna si fa interprete delle profezie dell'Antico Testamento, fa da "ponte" tra esse e la nuova alleanza in Cristo; ricordandoci con le sue veglie e i suoi digiuni, l'unico necessario, "la parte migliore" (Lc 18,41-42) che si rivela agli umili, ai "poveri di spirito", perché di essi è il regno dei cieli (Mt 5,3).
Preghiera
Risveglia in noi, Signore, il desiderio di trascendere le cose di questo mondo, per annunciare, con le nostre vite e con la nostra parola, l'avvento del tuo regno. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
venerdì 29 dicembre 2023
Fermati 1 minuto. Uno sguardo inquieto finché non si posa in lui
Lettura
Luca 2,22-35
29 «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
30 perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
31 preparata da te davanti a tutti i popoli,
32 luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele».
33 Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34 Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione 35 perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».
Commento
Secondo la legge mosaica (Lv 12,2-8) la donna che partoriva un figlio maschio non doveva toccare niente di sacro né entrare nel tempio per quaranta giorni, a motivo della sua impurità rituale. Al termine di questo periodo doveva offrire un agnello di un anno come sacrificio da bruciare e una tortora o un giovane colombo in espiazione dei suoi peccati. Le donne che non potevano permettersi un agnello dovevano offrire, come fece la madre di Gesù, due giovani colombi. Ciò attesta la povertà di Maria e Giuseppe. La Legge prevedeva, la consacrazione al Signore di ogni primogenito (Es 13,2.12).
La nascita di Gesù porta a compimento le speranze degli ebrei devoti, che attendevano il Messia annunciato a Israele, in particolare dal profeta Isaia e nel libro di Daniele. Il cantico di Simeone, chiamato Nunc dimittis dalle sue due prime parole nella versione in latino, sembra provenire dall'ambiente giudeo-cristiano, come anche il Magnificat e il Benedictus.
L'inno si trova perfettamente in sintonia con l'annuncio del carattere universale della salvezza che attraversa il vangelo di Luca. Il vangelo sarà predicato a uomini di ogni lingua popolo e nazione (Ap 5,9), non solo a Israele, dunque, ma anche ai gentili. Per tutti e tre i cantici viene specificato da Luca che chi li pronuncia è mosso dallo Spirito Santo.
I primi a riconoscere l'avvento del Messia sono persone umili, povere, senza posizioni di particolare rilievo: Maria e Giuseppe, fidanzati di modeste condizioni del paesino di Nazaret; Elisabetta, anche lei una donna, che profetizza mentre il precursore sussulta nel suo grembo; e Simeone, "uomo giusto e timorato di Dio" (v. 25) che non sarà più menzionato nei Vangeli.
Nel prendere tra le braccia Gesù, Simeone trova la gioia e la pace che non solo gli fanno sentire compiute le aspettative di Israele ma danno compimento e significato alla sua stessa esistenza: "Ora lascia, O Signore, che il tuo servo vada in pace..." (v. 29).
Nell'incontro con il Figlio di Dio incarnato scopriamo una pace che pervade la nostra vita e che ci conforta anche di fronte alla morte, non più considerata con terrore. L'incontro con Gesù colma le aspettative più profonde della nostra anima; questo il senso etimologico della "salvezza" cantata da Simeone: "fare integro", aggiungere all'edificio della nostra esistenza quella pietra angolare (Mt 21,42) che gli dona stabilità e perfezione.
"Ogni cosa è in travaglio, più di quel che l'uomo possa dire; l'occhio non si sazia mai di vedere" (Eccl 1,8). Finché non vede Cristo. Come Simeone, tenendo quel bambino tra le braccia, posando il nostro sguardo su di lui, possiamo trovare nella sua tenerezza il volto misericordioso di Dio.
Preghiera
Donaci, Signore, la pace che scaturisce dall'incontro con te; affinché possiamo cantare il mistero della grazia compiutosi nella tua incarnazione. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
Thomas Becket. Poiché non siete del mondo il mondo vi odia
Al termine dei vespri del 29 dicembre 1170, viene ucciso nella cattedrale di Canterbury l'arcivescovo Thomas Becket, primate della chiesa d'Inghilterra. Thomas era nato nel 1118 a Londra, da una famiglia normanna di mercanti. Dopo aver concluso brillanti studi di diritto a Londra e a Parigi, aveva rapidamente conquistato la considerazione del re d'Inghilterra Enrico II, fino ad essere nominato Cancelliere dello Scacchiere nel 1155.
Amico fraterno del re, Becket fu per sette anni suo fedele servitore, condividendone fatiche e preoccupazioni di governo, sfarzo e spensieratezza di vita. Considerate le sue brillanti doti di amministratore e i problemi tra casa reale e alti prelati inglesi, il re volle nominarlo nel 1162 arcivescovo di Canterbury, nonostante la sua opposizione. Thomas si sentì allora chiamato a operare un profondo cambiamento nella propria vita per poter svolgere responsabilmente il gravoso ministero ricevuto. Cominciò così ad assumere l'abito e la morigeratezza dei monaci del tempo, e invitò i poveri a sedere alla sua mensa. Nella sua azione pastorale, Becket difese senza accettare compromessi l'autonomia della chiesa contro le ingerenze del re, e fu costretto per questo a un lungo esilio in Francia. Lasciato solo dai confratelli nell'episcopato, tiepidamente difeso da Roma e osteggiato dalla nobiltà, egli rientrò a Canterbury nel novembre del 1170 a seguito di una momentanea riconciliazione con il re. Pochi giorni dopo, essendosi rifiutato di revocare la scomunica contro i nemici della chiesa d'Inghilterra, questi lo fecero uccidere di spada davanti all'altare della sua cattedrale. Thomas Becket, pur avendo la possibilità di farlo, decise di non fuggire e accettò di perdere la vita.
Tracce di lettura
Qual è la ragione della morte di Thomas Becket? Se si guarda bene, egli morì per ciò che costituisce la causa dell'antagonismo tra il mondo e la chiesa. La chiesa è stabilita in tutti i paesi per rivolgersi a tutte le genti, ai grandi e ai piccoli, di ogni rango e ogni condizione. Per dirigere e in un certo senso intervenire con coscienza, e nel caso di miseria morale di quei prìncipi che il mondo adula fin dalla loro infanzia, anche per promulgare la legge e insegnare così la fede. Questo è il conflitto: il mondo non ama ricevere lezioni. I re d'Israele non amavano i profeti. La chiesa può arrivare a contrapporsi al mondo, a erigersi contro di esso come testimone. Questo fu il conflitto tra il mondo e Thomas Becket (J. H. Newman, Appunti per i sermoni )
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Thomas Becket (1118-1170), reliquiario, Ashmolean Museum (Oxford) |
giovedì 28 dicembre 2023
La strage degli innocenti. L'odio del mondo verso una regalità disarmante
Le chiese d'occidente ricordano in questo giorno la «strage degli innocenti», perpetrata dal re Erode, secondo l'evangelista Matteo, a danno di tutti i bambini di Betlemme e dei dintorni al di sotto dei due anni, mentre Gesù aveva trovato riparo in Egitto con la sua famiglia. Vittime innocenti della naturale ostilità dei potenti di questo mondo verso la disarmante e mite regalità del Cristo manifestata da Gesù di Nazaret, i bambini ebrei uccisi da Erode costituiscono la primizia di quell'immenso nugolo di martiri che accompagnano le nozze dell'Agnello. Sebbene il loro involontario sacrificio preceda cronologicamente la passione, morte e resurrezione di Cristo, nondimeno il loro drammatico coinvolgimento nel mistero dell'incarnazione è la conseguenza della piena integrazione di Israele nel corpo di Gesù, Messia e Servo sofferente di JHWH. Questa memoria, come altre ricorrenze dell'ottava di Natale, nelle chiese ortodosse e in quelle orientali viene celebrata un giorno dopo rispetto alle chiese occidentali.
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Adrian Willaert (1490-1562), Laudate pueri Dominum
Duccio di Buoninsegna (1255-1318/1319), La strage degli innocenti, Museo dell'Opera del Duomo, Siena |
Fermati 1 minuto. Il sangue dei giusti
Lettura
Matteo 2,13-18
13 Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». 14 Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, 15 dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio. 16 Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. 17 Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 18 Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.
Commento
La mancanza di tracce storiche sulla strage degli innocenti, al di fuori di quanto riportato da Matteo è dovuta probabilmente all'"irrilevanza" del fatto rispetto ad altri massacri di ben più vaste proporzioni. Betlemme era un villaggio di circa mille abitanti e il numero di maschi sotto i due anni fatti uccidere da Erode non poteva essere stato che di qualche decina.
In questo episodio del Vangelo di Luca vediamo ancora una volta Giuseppe avvertito in sogno da un angelo. Giuseppe ubbidisce prontamente all'ordine impartitogli dal messaggero di Dio; quella stessa notte intraprende un viaggio rischioso e con scarsità di mezzi. La sua obbedienza coraggiosa e incondizionata ricorda quella di Abramo.
La "sacra famiglia" soggiornerà in Egitto fino alla morte di Erode. Sarà costretta a dimorare lontana dal Tempio, in mezzo alle genti che non conoscono il Dio d'Israele. Anche noi siamo chiamati a preservare la nostra fede in un mondo ostile e incredulo, a prenderci cura del nostro Dio, che ha accettato di farsi creatura sotto la custodia di un uomo e di una donna.
Israele, "figlio" di Dio, era stato chiamato dall'Egitto al tempo di Mosè (Os 11,1); allo stesso modo Gesù, il Figlio di Dio, dovrà essere nascosto in questa terra straniera, dalla quale sarà chiamato per un nuovo esodo. Rama è una città che si trova sette chilomentri a nord di Gerusalemme. Il lamento di Rachele, che morì dando alla luce Beniamino, diviene espressione di un dolore così forte da poter essere udito a grande distanza. I profeti dell'Antico Testamento nominano Rama in diverse occasioni legate alla tristezza e al lutto (Is 10,29; Ger 31,15; Os 5,8), facendo della città un luogo-simbolo dell'afflizione.
La fuga in Egitto rappresenta una prova per Maria e Giuseppe, i quali mostrano umiltà e obbedienza nei confronti della volontà di Dio e accettano l'invito al nascondimento in terra straniera.
A volte vorremmo difendere la nostra causa "a spada tratta", quando Dio ci chiede semplicemente di riporre la nostra fiducia in lui, disarmando la nostra volontà di potenza e attendendo la sua chiamata nell'ora che avrà stabilito.
L'episodio della fuga in Egitto mostra che la persecuzione verso Cristo comincia fin dalla sua nascita e così la testimonianza passiva, involontaria, di questi infanti, diventa prefigurazione della passione di Gesù, alla quale vengono associati: hanno sparso il loro sangue per lui, e lui lo verserà per loro.
Non si tratta di una morte "inutile" perché il sangue dei martiri innocenti si innalza verso il cielo gridando giustizia verso Dio; come il sangue del giusto Abele, e quello di tante vittime di guerre, persecuzioni, povertà. Una storia di violenza e ingiustizia dove si manifesta il rifiuto dei potenti nei confronti della regalità di Cristo, nascosta nella fragilità di un bambino. In questa piccola creatura è riposta la speranza per un cielo nuovo e una terra nuova (Ap 21,1).
Preghiera
Ascolta, Signore, il grido degli innocenti che dalla terra si innalza a te; liberaci dall'oppressione dell'uomo violento e rendici capaci di accogliere la grazia che si manifesta nella debolezza. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
mercoledì 27 dicembre 2023
Fermati 1 minuto. L'esperienza della tomba vuota
Giovanni, l'aquila di Dio
martedì 26 dicembre 2023
Stefano, primo martire. Il dono di sé fino alla morte
La chiesa, con grande sapienza, ha posto la memoria di Stefano nel giorno immediatamente successivo al Natale di Cristo Signore, sottolineando così lo stretto legame esistente tra incarnazione e martirio.
Fermati 1 minuto. Sarete odiati da tutti
Lettura
Matteo 10,17-22
17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19 E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: 20 non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21 Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.
Commento
Il tempo che ci separa dalla parusìa (dal ritorno di Cristo) è il tempo della prova e della testimonianza. Gesù profetizza ai suoi discepoli le difficoltà che incontreranno nel loro ministero e come dovranno comportarsi davanti agli oppositori. I predicatori del vangelo, infatti, non siederanno come principi sui troni delle nazioni ma saranno odiati dal mondo. Gesù, venuto come "segno di contraddizione" (Lc 2,34) sarà testimoniato (questo il significato del termine martirio) tra sofferenze e fatiche.
Vi è un legame tra il mistero della culla, la profezia di Simeone durante la presentazione del piccolo Gesù al tempio, e il mistero della croce. Gesù preannuncia una ostilità al vangelo che comincerà nello stesso ambiente religioso in cui sono inseriti i primi cristiani - le sinagoghe - fino ai più alti vertici di chi comanda sulla terra - "governatori e re" (v. 18) e recidendo come una spada gli stessi legami familiari - "il fratello darà a morte il fratello" (v. 21).
Anche oggi chi fa propri gli insegnamenti di Cristo si ritroverà inevitabilmente ad andare controcorrente e a incontrare resistenza nel suo stesso ambiente religioso, in famiglia e nella cultura dominante. Gesù invita i suoi discepoli a non confidare in se stessi e promette il dono dello Spirito santo, che parlerà in loro (v. 20). Le Scritture, ispirate da Dio, ci daranno gli strumenti per rispondere al biasimo del mondo, ma lo stesso Spirito che parla in esse porrà sulla nostra lingua le parole per rendere ragione della speranza che è in noi (1 Pt 3,15). "Chi semina nel pianto mieterà nella gioia" (Sal 126,5), afferma il Salmista.
Alla fine del II secolo Tertulliano scrive nel suo Apologeticum che "il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani". Dai tempi del primo martire Stefano ne è corso di sangue sulla terra. Ancora oggi sono milioni i cristiani perseguitati nel mondo, spesso dimenticati dagli stessi credenti che possono professare una fede tiepida in luoghi meno ostili. Eppure non mancano segni di intolleranza al cristianesimo anche nei paesi più "liberali", spesso ammantata da uno spirito che vede nella Bibbia una pietra d'inciampo (Rm 9,32). Ma la parola di Dio può restare fedele a se stessa pur mettendosi in dialogo con gli sviluppi della scienza, della cultura e della società. Essa infatti non è lettera morta, ma parola vivente, Spirito e vita (Gv 6,63).
Siamo allora chiamati a evitare facili fughe in avanti o all'indietro, chiudendoci nel recinto confortevole del progressismo o del conservatorismo di maniera, ma piuttosto a una testimonianza radicale, proprio perché capace di scendere fino alle radici delle questioni del nostro tempo. Solo attraverso una ricerca sofferta della Verità potremo contemplare i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio (At 7,56).
Preghiera
Signore Gesù Cristo, noi siamo nel mondo come pecore in mezzo ai lupi; tu che ci hai riscattato con il tuo sangue donaci la forza di seguirti con coraggio, fedeli alla tua parola. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
domenica 24 dicembre 2023
Il Natale di John Donne
Monumento funebre di John Donne (1572-1631), St. Paul's Cathedral |
Prendersi cura di Dio
Il Natale di Pierre Lyonnet
Vieni, vieni Dio-con-noi!
Veni, veni Emmanuel! Captivum solve Israel! Qui gemit in exilio, Privatus Dei Filio, Gaude, gaude, Emmanuel nascetur pro te, Israel. Veni, O Sapientia, quae hic disponis omnia, veni, viam prudentiae ut doceas et gloriae. Gaude, gaude, Emmanuel nascetur pro te, Israel. Veni o Jesse virgula! Ex hostis tuos ungula, De specu tuos tartari Educ, et antro barathri. Gaude, gaude, Emmanuel nascetur pro te, Israel. Veni, veni o oriens! Solare nos adveniens, Noctis depelle nebulas, Dirasque noctis tenebras. Gaude, gaude, Emmanuel nascetur pro te, Israel. Veni clavis Davidica! Regna reclude coelica, Fac iter Tutum superum, Et claude vias Inferum. Gaude, gaude, Emmanuel nascetur pro te, Israel. Veni, veni Adonai! Qui populo in Sinai Legem dedisti vertice, In maiestate gloriae. Gaude, gaude, Emmanuel nascetur pro te, Israel. | Vieni, vieni, Emmanuele libera dalla prigionia Israele, che si addolora in esilio, privata dal figlio di Dio. Rallegrati! Rallegrati! L'Emmanuele nascerà per te o Israele. Vieni O Sapienza che disponi di questo mondo vieni, la via della prudenza insegnaci per la Gloria Rallegrati! Rallegrati! L'Emmanuele nascerà per te o Israele. O vieni Ramo di Jesse dallo zoccolo del tuo nemico, dalla caverna dell'Averno liberaci e dalla morte. Rallegrati! Rallegrati! L'Emmanuele nascerà per te o Israele. Vieni, o vieni, sole d’Oriente; Allontana le tenebre della notte Rallegrati! Rallegrati! L'Emmanuele nascerà per te o Israele. O vieni, Chiave di Davide, spalanca (le porte) del Regno; rendi sicura la via del Cielo, e chiudi l'accesso agli Inferi. Rallegrati! Rallegrati! L'Emmanuele nascerà per te o Israele. Vieni, vieni, O Signore che dall'alto del Sinai donasti la legge al popolo nella maestà della Gloria Rallegrati! Rallegrati! L'Emmanuele nascerà per te o Israele. | O come, O come, Emmanuel! Redeem thy captive Israel That into exile drear is gone, Far from the face of God's dear Son. Rejoice! Rejoice! Emmanuel Shall come to thee, O Israel. O come, thou Branch of Jesse! draw The quarry from the lion's claw; From the dread caverns of the grave, From nether hell, thy people save. Rejoice! Rejoice! Emmanuel Shall come to thee, O Israel. O come, O come, thou Dayspring bright! Pour on our souls thy healing light; Dispel the long night's lingering gloom, And pierce the shadows of the tomb. Rejoice! Rejoice! Emmanuel Shall come to thee, O Israel. O Come, thou Lord of David’s Key! The royal door fling wide and free; Safeguard for us the heavenward road, And bar the way to death's abode. Rejoice! Rejoice! Emmanuel Shall come to thee, O Israel. O come, O come, Adonai, Who in thy glorious majesty From that high mountain clothed in awe, Gavest thy folk the elder Law. Rejoice! Rejoice! Emmanuel Shall come to thee, O Israel. |
Ridestiamoci dal sonno
sabato 23 dicembre 2023
Le Antifone maggiori dell'Avvento - O Emmanuel
O Emmanuel,
nostro re e legislatore,
speranza delle genti,
e loro Salvatore:
vieni e salvaci,
Signore, nostro Dio.
O Emmanuel,
Rex et legifer noster,
expectatio gentium,
et Salvator earum:
veni ad salvandum nos,
Domine, Deus noster.
Fermati 1 minuto. La migliore versione di noi stessi
Lettura
Luca 1,57-66.80
57 Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58 I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. 59 All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. 60 Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61 Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62 Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63 Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64 In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65 Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66 Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. 80 Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Commento
Il più grande conforto che possiamo avere dai nostri figli è di metterli nelle mani di Dio. Per questo la circoncisione, che è stata sostituita, nella nuova alleanza, dal battesimo cristiano, diviene occasione di gioia più grande della stessa nascita.
L'usanza giudaica era quella di dare nome al bambino proprio in occasione della circoncisione, così come Abramo ricevette un nome nuovo dopo aver sancito l'alleanza con Dio mediante questo segno esteriore. Il Signore, infatti, chiama per nome coloro che sono affidati a lui, il che significa che non è solo genericamente il Dio del popolo dei salvati, ma il Padre di ciascuno di noi, che così possiamo chiamarlo in virtù del rapporto personale e filiale che abbiamo con lui.
Questo rapporto, insito in un "nome nuovo", unico, che ci viene attribuito è ben rappresentato dal contenzioso tra Elisabbetta e gli amici e parenti giunti per assistere alla circoncisione di Giovanni. Questi suggeriscono di chiamarlo Zaccaria, come il padre, ma lei si oppone e mossa dallo Spirito Santo afferma risolutamente che si chiamerà Giovanni.
Comunicando con Zaccaria mediante segni, i vicini e parenti ottengono anche da lui la risposta scritta che il bambino dovrà chiamarsi Giovanni. Muto e sordo, Zaccaria non può fare a meno di esprimere la volontà di Dio. Quando lo Spirito parla sa come farsi sentire. Così affermerà Gesù, quando i farisei rimprovereranno la folla esultante al suo ingresso a Gerusalemme: "se questi taceranno, grideranno le pietre" (Lc 19,40).
Compiuta la volontà di Dio sul bambino la lingua di Zaccaria si scioglie in un canto di lode. Giovanni susciterà meraviglia e la sua fama si spargerà per le regioni circostanti fin dall'infanzia, anticipando quella che otterrà con l'inizio del suo ministero profetico, quando folle di peccatori verranno a lui in cerca di conversione. Ci si sarebbe aspettato di vedere Giovanni sacerdote come suo padre. Ma i piani di Dio per lui erano altri. Egli sarebbe diventato un profeta. Il più grande dei profeti.
Dio ci ama nella nostra specificità e ha un piano di salvezza e di santità particolari per ognuno di noi. Chiediamogli la grazia per imparare ad essere la migliore versione di noi stessi, piuttosto che la brutta copia di qualche santo.
Preghiera
O Dio, che ci chiami per nome, rivelaci la tua volontà ed effondi su di noi il tuo Spirito, affinché possiamo portarla a compimento a lode del tuo Nome. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona