Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

sabato 2 dicembre 2023

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 23

Lettura

Salmi 23

1 Di Davide. Salmo.

Del Signore è la terra e quanto contiene,
l'universo e i suoi abitanti.
2 È lui che l'ha fondata sui mari,
e sui fiumi l'ha stabilita.
3 Chi salirà il monte del Signore,
chi starà nel suo luogo santo?
4 Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non pronunzia menzogna,
chi non giura a danno del suo prossimo.
5 Otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
6 Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
7 Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
8 Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e potente,
il Signore potente in battaglia.
9 Sollevate, porte, i vostri frontali,
alzatevi, porte antiche,
ed entri il re della gloria.
10 Chi è questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Commento

Il Salmo 23 si apre con un inno al creatore dell'universo e dell'umanità (vv. 1-2). Potremmo immaginare che un corteo processionale dei fedeli si metta in marcia con questo canto, esaltazione della signoria suprema di Dio sul creato - tema, quest'ultimo, che ricorre più volte nei Salmi (Sal 49,12; 88,12; 95,5). I fondali marini (v. 2) rappresentano nella cosmologia orientale le colonne che sorreggono la terra (cfr. Sal 17,16; 23,2).

Il salmo presenta poi una "liturgia d'ingresso" (vv. 3-6) caratterizzata da una domanda-risposta - data da un sacerdote o un addetto - sulle condizioni morali richieste per poter accedere al culto nel tempio di Gerusalemme.

I sacerdoti indicano tre condizioni morali per l'ingresso al Tempio: mani e cuore puri (cioè azione e coscienza senza colpe), non pronunziare menzogna (forse con riferimento anche all'idolatria, considerato che l'idolo è "falsità") e, infine, onestà nelle relazioni sociali ("non giurare a danno del prossimo").

La benedizione del Signore (ebr. beraka) è messa in stretta relazione con la giustizia (ebr. sedaqa) da parte di Dio, da intendersi come clemenza, misericordia, compassione (la Bibbia greca dei Settanta usa il termine eleemosyne).

Viene dunque descritto l'incontro con Dio. Le porte del Tempio sono chiamate a spalancarsi per accogliere il re della gloria. Forse si vuole alludere all'arca dell'alleanza portata in processione. Alla fine si ha una epifania divina del "Signore degli eserciti" (v. 10). La veste del Signore come guerriero vittorioso che combatte alla testa di Israele (cfr. 1 Sam 4,8) è un concezione che la Bibbia ha in comune con tutto il mondo antico-orientale.

Plinio il Giovane, in una lettera all'imperatore Traiano ricorda che questo salmo era la preghiera della liturgia cristiana del mattino. Tra le molteplici interpretazioni messianiche additate dalla tradizione patristica emerge quella che nell'ingresso trionfale del re della gloria al di là delle "porte antiche" (letteralmente "eterne") del Tempio vede annunziata la gloriosa ascensione di Cristo al cielo, alla destra del Padre.

- Rev. Dr. Luca Vona