di Chiara Lamberti, Loci Communes, 10 ottobre 2024
La vertenza legale in cui la chiesa evangelica Breccia di Roma è impegnata da più di anni raggiunge la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Lo scorso 30 settembre è stato infatti depositato il ricorso alla CEDU di Strasburgo.
Riepiloghiamo brevemente i fatti. Un locale in centro a Roma viene acquistato nel 2016; dopo lavori di ristrutturazione viene aperto al culto evangelico e ad attività formative e culturali. Viene chiesta e ottenuta la riclassificazione dell’immobile da negozio a locale per l’esercizio del culto. Ogni locale di culto in Italia è esente dall’IMU. Quindi la riclassificazione aveva come obbiettivo l’esenzione dal pagamento delle imposte sull’immobile. L’Agenzia delle entrate, dopo un sopralluogo sommario, contesta l’avvenuta riclassificazione dicendo che il locale manca delle “caratteristiche oggettive” di un luogo di culto, forse avendo in mente una chiesa cattolica o un imponente tempio di un’altra religione.
Il fatto è che il culto evangelico, forte delle sue convinzioni bibliche e da almeno 500 anni di storia, non avviene in luoghi aventi “caratteristiche oggettive”. Si adatta a luoghi diversi. Il ragionamento dell’Agenzia era viziato da un miscuglio di ignoranza e ottusità. Infatti, sia la Commissione tributaria provinciale sia quella regionale hanno dato ragione alla chiesa evangelica nei due gradi di giudizio.
L’Agenzia delle entrate è allora ricorsa alla Corte di Cassazione che, invece di confermare ben due giudizi precedenti, ha ribaltato le cose. Questa volta, l’argomento principale non è stato quello risibile delle “caratteristiche oggettive”, ma la mancanza di “modifiche strutturali” nella trasformazione avvenuta tra quello che era un negozio e quello che è diventato un luogo di culto. Anche in questo caso, si tratta di un argomento contestabile perché la chiesa, per celebrare il culto e svolgere le attività formative e culturali, non aveva bisogno di modificare in modo strutturale il locale (e poi, cosa significa l’espressione generica “modifica strutturale”?). Di fatto la Cassazione ha riclassificato il locale in negozio, rendendolo di nuovo soggetto all’IMU (compresi gli arretrati di 5 anni).
Per difendere il diritto alla libertà di culto e al pari trattamento tra le confessioni religiose, la chiesa è allora ricorsa alla CEDU. Infatti, nella giurisdizione italiana, la Cassazione è l’ultimo e definitivo grado di giudizio. Ora, il caso sarà davanti alla Corte europea.
Non è detto che la Corte lo accolga e che, nel caso accada ciò, decida contro l’Italia e a favore della chiesa. In ogni caso, il tentativo andava fatto. Tramite l’assistenza legale della Alliance for Defending Freedom (ADF), un’agenzia specializzata in casi di libertà religiosa in Europa e nel mondo, il ricorso è stato presentato. Vedremo cosa accadrà.
Una piccola chiesa evangelica è entrata dentro un meccanismo legale e istituzionale complicato e ingiusto per difendere la libertà di adorare Dio in spirito e verità nei modi consoni all’insegnamento biblico, senza essere trattata in modo diverso dalle altre comunità di fede. Questa è la posta in gioco, non solo per Breccia di Roma, ma per tutte le comunità di fede (comprese quelle evangeliche) che vogliono essere libere di praticare il culto senza sottostare a criteri definiti dalla religione di maggioranza o a sistemi giuridici con evidenti deficit di pluralismo religioso.