Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

venerdì 5 luglio 2024

Atanasio l'Athonita e l'ideale monastico comunitario

Nel 1001 muore nel suo monastero per il crollo di una cupola della chiesa Atanasio l'Athonita, monaco e iniziatore della vita cenobitica sul monte Athos.
Nato a Trebisonda, nell'odierna Turchia, il giovane Abramo, rimasto presto orfano, studiò a Costantinopoli, fino a diventare maestro alla corte dell'imperatore. L'incontro con l'igumeno di un monastero della Bitinia lo portò a discernere la propria vocazione monastica. Abramo ricevette quindi il nome monastico di Atanasio, e si trasferì sul monte Athos.
Verso il 961 egli cominciò la costruzione della Grande Lavra, in cui raggruppò i monaci che lo avevano raggiunto, dando loro una regola di vita comune ispirata a quella di Teodoro Studita. Sulla Santa Montagna, dominio della vita eremitica e dell'esicasmo, veniva così introdotto il cenobitismo, provocando una conversione collettiva all'ideale comunitario e il sorgere di molti monasteri.
Atanasio fu uomo di grande compassione verso i piccoli e i sofferenti; gli agiografi sottolineano come egli non rinunciasse mai ai suoi turni di servizio degli infermi, nonostante i grandi impegni che comportava il suo ruolo di igumeno della Lavra. Allo stesso tempo, egli è ricordato per la pazienza con cui si dedicava ai numerosissimi figli spirituali che dipendevano da lui.
Atanasio è assieme a Pietro l'Athonita la figura più importante legata alla nascita e allo sviluppo della vita monastica nella penisola calcidica dell'Athos, ed è per questo uno dei santi più amati dai monaci ortodossi.

Tracce di lettura

Atanasio riteneva opportuno recarsi ogni giorno, dopo l'ultima lettura della sera, in una cappella laterale della chiesa, dedicata ai Quaranta martiri, perché i fratelli potessero venire a riferirgli le loro tentazioni, quelle subite nel corso della veglia, come quelle occorse loro nel sonno. L'uomo di Dio li rinforzava con la fede, colmandoli di fiducia e di pazienza, e trattando ciascuno con la medicina adatta ai problemi manifestatigli, come se ciascuno gli avesse mostrato, mediante l'apertura del cuore, la propria malattia spirituale. Li rimandava tutti gioiosi, rallegrati e incoraggiati nella loro lotta contro i demoni. Era per lui un dovere inderogabile quello di recarsi ogni giorno nella cappella dei Quaranta martiri per consolare e incoraggiare i fratelli nella loro lotta spirituale
(Vita di sant'Atanasio l'Athonita 26).

- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose