Lettura
Salmi 3
1 Salmo di Davide quando fuggiva il figlio Assalonne.
2 Signore, quanti sono i miei oppressori!
Molti contro di me insorgono.
3 Molti di me vanno dicendo:
«Neppure Dio lo salva!».
4 Ma tu, Signore, sei mia difesa,
tu sei mia gloria e sollevi il mio capo.
5 Al Signore innalzo la mia voce
e mi risponde dal suo monte santo.
6 Io mi corico e mi addormento,
mi sveglio perché il Signore mi sostiene.
7 Non temo la moltitudine di genti
che contro di me si accampano.
8 Sorgi, Signore,
salvami, Dio mio.
Hai colpito sulla guancia i miei nemici,
hai spezzato i denti ai peccatori.
9 Del Signore è la salvezza:
sul tuo popolo la tua benedizione.
Commento
Il titolo del Salmo lo attribuisce a Davide e indica la circostanza storica in cui fu composto: la fuga da Gerusalemme durante la rivolta del figlio Assalonne (2 Sam 15-19). La parola ebraica utilizzata per la composizione nel titolo è mizmor e indica probabilmente un salmo cantato dai Leviti nel Tempio, con l'accompagnamento di strumenti musicali.
Il Salmo è una preghiera del mattino. Le prime ore si affacciano su una giornata tormentata, popolata da oppressori, segnata dalla lotta.
Il fatto che Dio non si manifesti in difesa del suo servo diventa - come sarà per Cristo sul Calvario - motivo di scherno sulle labbra degli avversari; ma neanche questo intacca la fiducia certa dell'orante.
Al termine del versetto 3 è riportata nel testo ebraico la parola selah (che la traduzione greca dei Settanta traduce con diapsalma). Non è chiaro il suo significato; probabilmente sta a indicare una pausa nel canto, ma anche una pausa meditativa. Figura 71 volte in 39 salmi.
Il salmista riconosce in Dio la sua difesa, letteralmente il suo scudo (ebr. magen), immagine frequente non solo nel salterio, ma anche altrove nelle Scritture ebraiche (cfr. Gn 15,1; Dt 33,29; Sal 18,3; 28,7) per indicare il suo potere protettivo.
Il monte santo (v. 5) da cui risponde il Signore è Gerusalemme, sede del Tempio, nel quale Dio ha stabilito la sua dimora. Per il cristiano Gesù crocifisso, sul Monte Calvario, è la risposta di Dio alla sofferenza umana, con la quale egli si rende solidale e che redime mediante il suo sacrificio.
Oltre lo sdegno e la paura c'è la fiducia serena anche nella notte: "Io mi corico e mi addormento, mi sveglio perché il Signore mi sostiene" (v. 6). Nel riposo e nel risveglio non c'è più la paura della minaccia incombente, ma la quiete serena di chi sa che il Signore è lì a vegliarlo e a proteggerlo.
La salvezza di Dio è invocata come sole che sorge disperdendo le tenebre. L'espressione è riportata altrove nelle Scritture come grido di battaglia (Num 10,35; Sal 7,7; 9,20; 10,12; 68,1). Nel risveglio dal sonno la tradizione patristica e liturgica cristiana vedrà prefigurata la vittoria finale della risurrezione.
La supplica del salmista conosce l'implorazione accorata, ma anche l'imprecazione sanguigna (v. 8), nello stile della preghiera diretta e sincera che troviamo nella tradizione ebraica e secondo il colorito linguaggio orientale.
Il salmo si conclude con una professione di fede nella potenza e volontà salvifica di Jahwèh e con una benedizione invocata su tutto il popolo di Dio. L'estensione alla collettività dei favori divini sperimentati dal singolo è un fenomeno frequente nei Salmi e indica quanto stretto sia il legame che unisce l'individuo alla comunità.
- Rev. Dr. Luca Vona