Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 7 giugno 2022

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 2

Lettura

Salmi 2

1 Perché le genti congiurano,
perché invano cospirano i popoli?
2 Insorgono i re della terra
e i principi congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo Messia:
3 «Spezziamo le loro catene,
gettiamo via i loro legami».
4 Se ne ride chi abita i cieli,
li schernisce dall'alto il Signore.
5 Egli parla loro con ira,
li spaventa nel suo sdegno:
6 «Io l'ho costituito mio sovrano
sul Sion mio santo monte».
7 Annunzierò il decreto del Signore.
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
8 Chiedi a me, ti darò in possesso le genti
e in dominio i confini della terra.
9 Le spezzerai con scettro di ferro,
come vasi di argilla le frantumerai».
10 E ora, sovrani, siate saggi
istruitevi, giudici della terra;
11 servite Dio con timore
e con tremore esultate;
12 che non si sdegni e voi perdiate la via.
Improvvisa divampa la sua ira.
Beato chi in lui si rifugia.

Commento

Mentre il salmo 1 presenta le due vie di fronte alle quali è chiamato a scegliere l'individuo il salmo 2 applica lo stesso concetto alle nazioni. Il Salmo 2 era probabilmente un componimento poetico per l'intronizzazione del re d'Israele ma successivamente è stato letto come un canto messianico, tanto dalla tradizione ebraica quanto da quella cristiana.

Il salmo si divide in quattro parti: la ribellione dei popoli contro Dio (vv. 1-3); lo scherno e l'ira da parte di Dio, unico sovrano (vv. 4-6); l'autorità conferita, per decreto divino, al re d'Israele come rappresentante di Dio sulla terra vv. 7-9); l'ultimatum ai ribelli perché desistano dai loro propositi e non incorrano nell'ira di Dio (vv. 10-12).

Il Salmo ha sullo sfondo una ribellione. Storicamente erano i vassalli che tentavano di scuotersi di dosso il giogo del re. L'immagine diviene qui, simbolicamente, la rappresentazione dei nemici che si oppongono al progetto divino, che ha il suo fondamento nel re d'Israele e nel messia che nascerà dalla discendenza di Davide, il cui scettro infrangerà ogni resistenza del male.

Il termine Messia significa in ebraico "unto" (così la traduzione greca Christós). I re della dinastia davidica , come tutti i re d'Israele (Gdc 9,8; 1 Sam 9,16; 16,12-13) e i sommi sacerdoti (Es 29,7; Lv 8,12; Nm 3,3) venivano infatti consacrati mediante l'unzione. Il legame di filiazione adottiva tra il re e Dio fa sì che la rivolta contro il re diventi una rivolta contro Dio, del quale il re è rappresentante visibile sulla terra. L'"unto del Signore" è un titolo riservato specialmente al Messia futuro (Dn 9,25-26). Il libro degli Atti degli apostoli cita i primi due versetti di questo salmo applicandoli alla congiura di Erode e Pilato contro Gesù (At 4,25-26).

Il riso e lo scherno del Signore verso i ribelli (v. 4) sono una rappresentazione antropomorfica della sua sovranità su tutti i popoli, di frotne alla quale si infrangono i propositi di ribellione. La definizione di Sion come monte santo (v. 6) indica l'elezione da parte di Dio di Gerusalemme come sua dimora, da cui provengono benedizioni (sal 128,5; 134,3) e salvezza (Sal 14,7; 53,7).

Il "decreto" (ebr hoq, v. 7) richiamato dal salmo indica la formula protocollare letta durante il rito di unzione del re, intronizzarto dal sommo sacerdote e presentato al popolo (2 Re 11,1). "Figlio" (ebr. ben) è il terzo nome che viene dato dal salmo 2 al re, dopo "messia" (ebr. mashiach, v. 2) e sovrano (ebr. melek, v. 6). Tutti gli antichi popoli orientali consideravano il re figlio di Dio. In Israele il re è considerato figlio adottivo di Dio e questa filiazione è radicata nella promessa divina fatta a Davide per suo figlio Salomone tramite il profeta Natan: "'Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio.'" (2 Sam 7,14).

Il Nuovo testamento riprende il significato messianico di questo salmo riferendolo a Cristo (cfr. At 4,25-27; 13,33; Eb 1,5). Nella rilettura cristiana, la frase "'Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato'" acquista il significato letterale di generazione divina applicato a Gesù. La proclamazione è richiamata dal Nuovo testamento dalle parole dell'arcangelo Gabriele (Lc 1,32), reiterata dalla voce del Padre nel battesimo al Giordano (Lc 3,22) e applicata al Cristo risorto, che siede alla destra del Padre (At 13,33; Rm 1,4; Eb 1,3.5).

La "monarchia universale" richiamata dal salmo (v. 8) è una concezione caratteristica dei popoli orientali, la quale fu alla base della loro politica espansionistica. Israele conobbe, pur nel suo piccolo, una politica "imperialistica" al tempo di Davide, il quale riuscì a soggigare i popoli circonvicini. 

Le "genti" (ebr. gojim) sono nella Bibbia tutti i popoli che si trovano fuori dall'alleanza sinaitica; essi sono ritenuti nemici di Israele non solo sul piano politico ma, per la loro idolatria, anche su quello religioso. Nella sua lettura messianica il salmo assume così una portata universalistica. I "confini della terra" vengono a rappresentare l'eredità assegnata dal Padre a Cristo (Ap 21,24).

L'immagine dei vasi spezzati con verga di ferro (che ricorre anche in Ap 2,26-28) richiama forse l'usanza, attestata nell'antico Oriente, di scrivere il nome dei nemici su vasi di argilla e frantumare tali vasi per simboleggiare il loro annientamento. 

L'invito alla saggezza (v. 10) è rivolto ai sovrani dei popoli vicini ad Israele, chiamati a sottomettersi a Dio per non incorrere nella sua ira (v. 11). Il salmo si conclude proclamando la beatitudine per quanti cercano rifugio e protezione in Dio, che richiama la beatitudine dell'uommo giusto proclamata all'inizio del salmo precedente. Alla luce di queste parole i legami di Dio vanno intepretati non come soggezione in schiavitù ma come legami d'amore (Os 11,4).

- Rev. Dr. Luca Vona

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