Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 28 giugno 2022

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 5

Lettura

Salmi 5

1 Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide.

2 Porgi l'orecchio, Signore, alle mie parole:
intendi il mio lamento.
3 Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio,
perché ti prego, Signore.
4 Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t'invoco e sto in attesa.
5 Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
6 gli stolti non sostengono il tuo sguardo.
Tu detesti chi fa il male,
7 fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
8 Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.
9 Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
10 Non c'è sincerità sulla loro bocca,
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
11 Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
12 Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
13 Signore, tu benedici il giusto:
come scudo lo copre la tua benevolenza.

Commento

Il Salmo 5 è la preghiera di un individuo che, accusato ingiustamente, presenta al Signore la sua causa e attende da lui giustizia e protezione. Ma l'interesse personale nel salmo è molto attenuato, mentre è messo in risalto il diverso comportamento di Dio verso gli empi e verso i giusti. La lamentazione individuale diviene occasione per una riflessione sapienziale.

All'inizio di una nuova giornata che si affaccia su un mondo pieno di ingiustizie e di tensioni il povero del Signore innalza la voce del suo grido e speranzoso sta in attesa. Il termine ebraico hagig, con il quale il salmista esprime il suo lamento denota il bisbiglìo di colui che prega sommessamente e devotamente, una supplica fatta più di lacrime e di sospiri che di parole; il termine greco krauge, utilizzato nella Bibbia dei Settanta, indica invece una supplica simile al grido.

Il titolo di "re" attribuito a Dio ricorre in numerosi salmi (Sal 44,5; 47,7; 68,25; 74,12; 84,4; 145,1). L'invocazione esprime la fede d'Israele nella divina regalità del Signore che dal suo trono di gloria - l'Arca custodita nella parte più sacra del tempio di Gerusalemme - esercita la giustizia nei confronti di quanti fanno ricorso a lui.

Il mattino (v. 4), cioè l'ora del sacrificio mattutino nel tempio, è il momento più propizio della preghiera e dell'esaudimento da parte di Dio (cfr. 2 Re 3,20). Letto in prospettiva liturgica il salmo esprime l'attesa dell'orante per il divino responso che veniva comunicato tramite il sacerdote (1 Sam 1,9.17; Nm 23,1-6).

L'ordine tematico del salmo prevede la lode di Dio prima della petizione, secondo una tradizione ebraica che si riflette anche nella preghiera del Signore (il "Padre nostro") insegnata da Gesù ai discepoli.

Sull'orizzonte di malvagità descritto nei primi versi del Salmo si erge la presenza di Dio, che non gode del male e non accetta come ospite nel suo tempio il corrotto (v. 5). Il termine ebraico gher, tradotto con la parola "ospite" indicava anche lo straniero, che privo del diritto di cittadinanza, gode, insieme all'orfano e alla vedova, della particolare protezione divina (cfr. Sal 146,9).

La fiducia del salmista nella forza della preghiera deriva dalla certezza che Dio è dalla parte del bene e detesta il male. Per questo, oltre che alla grande misericordia del Signore egli si appella alla sua giustizia perché gli spiani davanti il cammino e lo guidi di fronte ai suoi avversari (v. 9).

L'orante descrive le cattiverie che derivano dalle parole malvagie (v. 10), riconducendole alle quattro parti del corpo da cui scaturiscono: la bocca, il cuore, la gola, la lingua. Viene invocato l'intervento di Dio, affinché disperda i nemici, ovvero ne sovverta i piani e li confonda.

Confidando in Dio il salmista trova il coraggio di affrontare la giornata, che sarà di festa per tutti coloro che amano il nome del Signore (v. 12) e che lo sentono vicino come il grande scudo che protegge tutta la persona (ebr. zinnah). La benevolenza di Dio (v. 13) è espressa con la parola ebraica razon, letteralmente la sua "tenerezza".

- Rev. Dr. Luca Vona