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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
venerdì 17 gennaio 2025
Antonio il Grande e il combattimento spirituale nel deserto
Fermati 1 minuto. Lasciare andar via
giovedì 16 gennaio 2025
Georg Burkhardt, detto Spalatino. Umanista e riformatore in Sassonia
Lucas Cranach, Ritratto di Georg Spalatino (1509), Lipsia, Museum der Bildenden Künste |
Fermati 1 minuto. Non il timore degli schiavi ma la maturità dei figlio di Dio
Lettura
Marco 1,40-45
40 Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!». 41 Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!». 42 Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. 43 E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: 44 «Guarda di non dir niente a nessuno, ma va', presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro». 45 Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Commento
Fino a questo momento Gesù aveva manifestato solo in privato il suo atteggiamento critico nei confronti della legge; ora invece si mette apertamente contro di essa, toccando il lebbroso per sanarlo. Questa "rottura" è possibile perché con lui si inaugura il regno di Dio e la schiavitù della legge è sostituita dal nuovo patto tra Dio e l'uomo nella grazia.
Inginocchiandosi, il lebbroso mostra la sua umiltà verso Cristo, e proclama la certezza di poter essere guarito, mostrando una fiducia salda, che gli farà ottenere proprio ciò in cui spera. La compassione di Gesù, letteralmente la sua "commozione" (gr. splenchnizomai) si trova solo nei sinottici e indica la sua umanità, immagine perfetta della misericordia divina.
Gesù nel guarire il lebbroso non ha bisogno di rivolgere una preghiera di supplica a Dio ma parla con autorità: «Lo voglio, guarisci!»; ciò testimonia la sua investitura messianica e il suo agire in sinergia con il Padre. Il verbo utilizzato per "guarire" è il greco katharizo, il cui significato proprio è quello di "purificare". L'azione di Cristo non solo guarisce il corpo, ma rigenera lo spirito.
Una volta guarito il lebbroso Gesù "lo rimandò" (v. 43), perché il tocco della sua mano risanatrice ci restituisce la libertà dei figli di Dio. Dirà Paolo, nella lettera ai Romani: "voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi" (Rm 8,15). La vera religione non è dipendenza psicologica, alienazione, ma maturazione della nostra persona, che si apre a una dimensione di gratitudine verso Dio e generosità verso il prossimo.
Il comando di Gesù di non dir niente a nessuno è volto ad evitare che la folla e i curiosi siano attratti unicamente dalle sue guarigioni. Ma nonostante questo divieto il lebbroso sanato comincia a "proclamare e divulgare il fatto" (v. 45); è difficile nascondere un evento così clamoroso. D'altra parte anche recandosi al tempio per un sacrificio di ringraziamento il lebbroso sanato avrebbe generato grande stupore, poiché in tutta la Bibbia troviamo solo due casi in cui Dio guarisce un lebbroso (Nm 12,10-15; 2 Re 5,1-14).
Dopo aver compiuto miracoli e predicato, Gesù torna alla ricerca di luoghi deserti, per dedicarsi alla preghiera. È questo il duplice movimento del Figlio, inviato dal Padre, che si affaccia sul mondo, e al Padre ritorna, per celebrarne la gloria.
Preghiera
Purifica le nostre anime e i nostri corpi Signore, affinché possiamo essere sacrificio a te gradito, proclamando nel mondo la tua lode. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
mercoledì 15 gennaio 2025
Serafino di Sarov. Farsi cosa tra le cose, per ricapitolare l'intera creazione in Dio
Fermati 1 minuto. I due movimenti del cuore del cristiano
Lettura
Marco 1,29-39
29 E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. 30 La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31 Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. 32 Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33 Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34 Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. 35 Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. 36 Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce 37 e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38 Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39 E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Commento
Quello compiuto per la suocera di Pietro è il primo miracolo di guarigione di Gesù, che limitandosi a toccare a sollevare la donna prendendola per mano sottolinea la differenza tra il suo modo di agire e i gesti magici dei guaritori.
Appena liberata dalla febbre la suocera di Pietro si mette a servire Gesù e i suoi discepoli. Quando il Signore sana le nostre infermità scopriamo in noi un rinnovato spirito di diaconìa, la volontà di metterci al servizio dei fratelli e delle sorelle.
Le folle - "tutta la città" - si accalcano davanti alla porta della casa in cui Gesù si trova, dopo il tramonto del sole, ovvero al termine del riposo sabbatico (v. 32). Gesù guarisce numerosi malati e libera diversi posseduti. Che si tratti di veri e propri casi di possessione diabolica lo si inferisce dal fatto che Gesù ordina ai demòni di tacere (v. 34), cosa che non avrebbe fatto nei confronti di una malattia. Pur riconoscendo la verità che Gesù è il Cristo i demoni la rifiutano.
Dopo aver beneficato le tante persone accorse a lui Gesù sente il bisogno di una sosta per il suo spirito (v. 35); il ritirarsi in preghiera è uno dei momenti caratteristici della sua vita. Non esistendo deserti nei pressi di Cafarnao, qui la parola eremos è da intendere semplicemente come luogo solitario. Gesù, vero Dio, adorato e glorificato dagli angeli fin dall'eternità, è anche vero uomo e come tale prega il Padre, dedicando a questo servizio la primizia delle ore del giorno. Il suo impegnativo ministero di predicazione e guarigione non gli impedisce di trovare il tempo e il luogo adatto per la preghiera. Egli prega come ci ha insegnato, non ritto nelle piazze come gli ipocriti (Mt 6,5), ma in luogo appartato, nel segreto.
Nell'affermare la volontà di estendere il proprio ministero ai villaggi circostanti Gesù utilizza il verbo greco exerchomai che è forse da riferirsi in questo passo del Vangelo di Marco non tanto all'uscire di casa, ma al venire dal Padre come suo messaggero. L'urgenza di predicare la buona notizia e la necessità di una intensa vita contemplativa sono il movimento diastolico e sistolico del cuore del cristiano, l'inspirazione e l'espirazione della sua anima, secondo il modello di colui che è venuto dal Padre e ritorna al Padre, dopo aver raccolto una messe abbondante.
Preghiera
Signore Gesù Cristo, che sei venuto a sanare ogni genere di malattie e a liberarci da potere del maligno, concedici di contemplare la tua gloria e di annunciarla con sollecitudine. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
martedì 14 gennaio 2025
George Fox, fondatore del movimento quacchero
La Chiesa luterana fa oggi memoria di George Fox (1624-1691), fondatore della Società degli Amici, meglio conosciuta come movimento quacchero. Nato a Drayton-in-the-Clay, in Inghilterra, Fox crebbe in un contesto puritano che influenzò profondamente la sua spiritualità. Insoddisfatto delle istituzioni religiose del suo tempo, iniziò un viaggio spirituale alla ricerca di una fede autentica e personale. Durante questo percorso, ebbe una serie di esperienze mistiche che lo portarono a credere nella "Luce Interiore", una presenza divina che risiede in ogni persona e guida verso la verità. Questa convinzione spinse Fox a rifiutare le gerarchie ecclesiastiche, i sacramenti istituzionali e le forme rituali, sottolineando invece una relazione diretta con Dio.
Fox viaggiò instancabilmente per predicare il messaggio quacchero, spesso affrontando persecuzioni, arresti e imprigionamenti per il suo rifiuto di conformarsi alle norme religiose e civili. Sfidò le autorità con la sua insistenza sulla libertà di coscienza e l'uguaglianza spirituale di tutte le persone, incluse donne e classi emarginate. Le sue idee furono rivoluzionarie per il tempo e contribuirono a gettare le basi per un movimento che enfatizzava la pace, la giustizia sociale e il rispetto per ogni individuo. George Fox lasciò un'eredità spirituale duratura, che continua a ispirare il movimento quacchero in tutto il mondo.
Tracce di lettura
Ho visto che c'era una luce in tutti, e ho percepito che questa era la vera luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo; e che con questa luce gli uomini possono vedere le loro vie cattive e i loro atti malvagi, e possono venire a conoscere Dio, la cui luce li mostra tutte le cose come realmente sono.
Vidi che c'era un oceano di oscurità e morte, ma un infinito oceano di luce e amore, che scorreva sopra l'oceano di oscurità. In esso vidi l'infinito amore di Dio." (George Fox, Diario)
Fermati 1 minuto. Che è mai questo?
Lettura
Marco 1,21-28
21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23 Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24 «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». 25 E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». 26 E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
Commento
Cafarnao non viene mai nominata nell'Antico Testamento, ma ricorre in tutti e quattro i Vangeli canonici. Era una prospera cittadina di pescatori, a nord-ovest del Mare di Galilea e Gesù ne fece una sorta di quartier generale dopo il suo allontanamento da Nazaret. In questo episodio del Vangelo di Luca, Gesù si reca alla sinagoga della cittadina per insegnare.
Mentre i sacrifici si potevano offrire solo al tempio di Gerusalemme, nelle sinagoghe ci si riuniva (e ancora oggi gli ebrei praticanti si riuniscono) ogni sabato per pregare e leggere le Scritture. Le sinagoghe nacquero durante l'esilio babilonese dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor, ma si diffusero in Israele anche dopo la cattività, come luogo di adorazione e di istruzione.
Durante il culto sabbatico chiunque tra i presenti poteva prendere la parola. L'accento dell'evangelista è posto non solo sulla natura dell'insegnamento di Gesù - "una dottrina nuova" - ma sui suoi effetti, sulla capacità di "colpire" le coscienze; questo il senso del verbo greco ekplessomai, da plege, "colpo", in cui si riassume, in questo contesto, un'esperienza forte, che lascia il segno. La forza autoritativa dell'insegnamento di Gesù è in diretto contrasto con quella degli scribi; questi, infatti, pur esperti delle Scritture, basavano la loro autorità su quella di altri maestri, mentre l'insegnamento di Gesù è diretto, genuino, capace di interpellare la coscienza dei suoi ascoltatori.
Come cristiani abbiamo alle nostre spalle un tesoro di oltre duemila anni di riflessione teologica, dagli scritti dei Padri della Chiesa alle speculazioni della Scolastica medievale, dai commentari dei riformatori alle più recenti conquiste della filologia e dell'archeologica biblica. Tutto questo ci aiuta ad accostarci alla Parola, accorcia le distanze tra il nostro tempo e il suo, aiutandoci a comprenderne il senso e il contesto; ma tutto ciò preso di per sé non è sufficiente se non si realizza, mediante la Parola, un incontro personale con Cristo. Anche il diavolo dimostrava di conoscere bene le Scritture mentre tentava Gesù nel deserto, e si rivolgeva a lui chiamandolo Figlio di Dio. Ma un conto è riconoscere Gesù, altra cosa è accogliere Gesù. Questo può realizzarsi per noi solo se sappiamo cercare lo Spirito oltre la lettera.
L'episodio dell'indemoniato nella sinagoga di Cafarnao e altri esorcismi compiuti da Gesù dimostrano che Satana e i suoi demoni si oppongono a lui durante tutto il suo ministero, culminato con la croce. Gesù trionfa sempre sugli inutili sforzi del maligno, dimostrando la sua vittoria ultima con la risurrezione. I demoni sono perfettamente consapevoli che loro e Gesù appartengono a due regni completamente differenti (v. 24).
L'autorità di Cristo è confermata tanto dalla forza della sua predicazione quanto dai miracoli che l'accompagnano. Questo stretto legame tra le due attività, particolarmente evidente nel Vangelo di Marco, rappresenta l'intimo disegno del suo piano di salvezza, che consiste nella vittoria su Satana e nella liberazione delle anime dal male.
Lo spirito che tormenta l'indemoniato di Cafarnao - definito "impuro" per la sua natura contraria a Dio -dimostra di sapere da dove viene Gesù e lo riconosce come "santo di Dio". Questo dovrebbe essere sufficiente per tenerci al riparo da ogni concezione "gnostica" del cristianesimo: anche il maligno sa chi è Cristo, ma non sarà il semplice riconoscerlo come tale a donarci la salvezza: «se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,3).
Il modo in cui Gesù libera l'indemoniato genera stupore nei presenti: nessun "incantesimo", nessuna lunga preghiera; sono per lui sufficienti poche parole, semplici e dirette: «Taci! Esci da quell'uomo». Questa liberazione non si realizza in modo pacifico: lo spirito impuro si allontana dall'uomo "straziandolo e gridando forte" (v. 26). La liberazione dai "demoni" che ci tengono legati alle nostre paure può avvenire per noi in maniera sofferta, ma la Parola di Dio ci salva e ci restituisce a Cristo se sappiamo accoglierla con fede.
Preghiera
Liberaci, Signore, dall'oppressione e da ogni laccio del maligno, affinché restituiti alla libertà dei figli di Dio possiamo gioire per il tuo annuncio di salvezza. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
lunedì 13 gennaio 2025
Fermati 1 minuto. La circolarità del tempo si è spezzata
Lettura
Marco 1,14-20
14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: 15 «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». 16 Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 17 Gesù disse loro: «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini». 18 E subito, lasciate le reti, lo seguirono. 19 Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. 20 Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
Commento
"Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo" (Mc 1,15). Questa l'essenza del messaggio di Gesù. Il riferimento è al compiersi della promessa messianica contenuta nell'Antico Testamento.
Con Gesù termina l'epoca della Legge e comincia quella della grazia, ottenuta mediante la fede. Un nuovo patto è suggellato da Dio con l'umanità. Questo è il "vangelo": la buona notizia, che Dio comunica all'uomo attraverso l'opera salvifica di Cristo.
La vicinanza del regno dei cieli è la vicinanza di Cristo stesso, il quale eserciterà la sovranità di Dio, stabilendo la pace e la giustizia sulla terra e in cielo. Con l'avvento di Gesù, la sua predicazione, morte e risurrezione, siamo entrati nell'era escatologica, nei tempi ultimi; una nuova prospettiva si è aperta all'umanità, rivelando una nuova mèta, verso la quale siamo tutti proiettati. La circolarità del tempo si è spezzata, quella della storia umana e quella delle nostre singole esistenze, che ora trovano nell'annuncio del regno uno scorcio liberante e pieno di senso.
Gli strumenti che Gesù sceglie per stabilire il suo regno sono umili e considerati di poco conto dal mondo: avrebbe potuto costituire una scuola di teologia; avrebbe potuto radunare un esercito per liberare Israele di suoi dominatori. Invece sceglie uomini comuni, per stabilire il regno mediante la predicazione.
Gesù sceglie i suoi discepoli non tra i dotti del sinedrio, ma tra i pescatori sulle rive del lago di Tiberiade (che gli ebrei chiamavano "mare di Galilea"). Al momento della loro chiamata questi uomini lasciano tutto: la famiglia, il lavoro, i compagni; comincia per loro una vita radicalmente nuova. Eppure non resteranno "a mani vuote"; Gesù promette loro: "Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna" (Mt 19,29).
Vi è una certa continuità tra quello che i discepoli sono prima della loro chiamata e la loro funzione al servizio di Gesù: erano pescatori di pesci, ora saranno pescatori di uomini. La sequela di Cristo non mortifica la nostra natura, le nostre doti, quel che contraddistingue la nostra personalità. Piuttosto valorizza tutti questi aspetti portandoli a piena maturazione.
Ecco la "compiutezza" del regno, l'armonia della sua costruzione, che ha Cristo stesso come "pietra d'angolo" e nel quale siamo "edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito." (Ef 2,20-22). La conversione cui ci richiama Gesù diventa occasione per volgere lo sguardo all'interno di noi stessi, dove possiamo trovare la presenza santificante della grazia, capace di restaurare e portare a pienezza la nostra umanità.
Preghiera
Rendici attenti, Signore, alla tua voce che ci chiama dalle profondità del nostro cuore; affinché possiamo obbedirti, partecipando all'instaurazione del tuo regno di pace. Amen.
- Rev Dr. Luca Vona
domenica 12 gennaio 2025
Resteremo stupefatti da quel che ha da dirci
sabato 11 gennaio 2025
Lambert Beauduin. La liturgia come luogo di ecumenismo
Tracce di lettura
venerdì 10 gennaio 2025
Gregorio di Nissa. La bellezza di Dio ne implica il desiderio
Fermati 1 minuto. Oggi Gesù passa in mezzo a noi
giovedì 9 gennaio 2025
Giovanni di Scete. Non abbandonare mai il ricordo di Dio
Jan Łaski. La vera chiesa non è definita da mura o edifici
La chiesa luterana ricorda oggi Jan Łaski, noto anche come Johannes a Lasco, riformatore protestante polacco di grande rilievo nel XVI secolo. Nato in una famiglia nobile vicino a Łask, in Polonia, Jan ricevette una formazione umanistica e teologica. Influenzato dal Rinascimento e dall'incontro con Erasmo da Rotterdam, abbracciò una visione critica del cattolicesimo tradizionale, avvicinandosi gradualmente al movimento della Riforma.
Dopo aver lasciato la Polonia a causa di pressioni religiose, Łaski operò principalmente in Europa occidentale, dove divenne una figura chiave nel protestantesimo riformato. Lavorò in stretta collaborazione con leader come Ulrico Zwingli e Giovanni Calvino, contribuendo alla diffusione delle idee riformate in Paesi Bassi, Inghilterra e Germania. A Londra, guidò una comunità di rifugiati protestanti stranieri, promuovendo una visione di tolleranza religiosa e organizzazione ecclesiastica semplice e biblica.
Łaski era un sostenitore dell'autorità delle Scritture e di una Chiesa priva di gerarchie complesse, incentrata sulla comunità e sulla predicazione. La sua opera maggiore, Forma ac Ratio, rappresenta una guida per l’organizzazione della Chiesa, basata su principi evangelici e su una liturgia essenziale.
Ritornato in Polonia negli ultimi anni della sua vita, Łaski cercò di promuovere la Riforma nella sua patria, ma incontrò resistenze significative da parte della Controriforma cattolica. Nonostante ciò, il suo pensiero influenzò le successive generazioni di riformatori e contribuì al dialogo tra diverse correnti del protestantesimo europeo.
Jan Łaski è ricordato come un ponte tra l'umanesimo cristiano, la Riforma e le aspirazioni di rinnovamento spirituale nella Polonia del XVI secolo e oltre.
Citazioni
"La vera Chiesa di Cristo non è definita da mura o edifici, ma dalla comunità dei fedeli uniti nella purezza della dottrina e nella santità della vita." (Forma ac ratio tota ecclesiastici ministerii)
"Le tradizioni umane non devono oscurare la luce delle Scritture; piuttosto, la Parola di Dio deve essere la nostra guida suprema in tutte le questioni di fede." (Epistola ad Polonos)
"La vera unità cristiana si fonda sulla verità del Vangelo, non su compromessi che
mercoledì 8 gennaio 2025
Giorgio di Choziba. La compassione, frutto dell'umiltà
Fermati 1 minuto. Alla ricerca di una parola di verità
Lettura
Marco 6,34-44
34 Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. 35 Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; 36 congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare». 37 Ma egli rispose: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38 Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci». 39 Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull'erba verde. 40 E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. 41 Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti. 42 Tutti mangiarono e si sfamarono, 43 e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. 44 Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Commento
L'immagine del gregge senza pastore è ricorrente nell'Antico Testamento per indicare il popolo che vaga senza meta, privo di una guida spirituale ed esposto ai pericoli del mondo. (Nm 27,17; 1 Re 22,17; Ez 34,5).
Confusi dalla molteplicità di confessioni e istituzioni ecclesiastiche, divise e spesso in lotta tra loro, i credenti hanno bisogno, come le moltitudini che seguivano Gesù, di cibo solido e sostanzioso, che possono trovare ritornando all'essenziale, alla sua parola di verità.
Le folle di questo episodio evangelico, dimentiche di nutrirsi per seguire e ascoltare Gesù, attestano magistralmente che «non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). La quantità di duecento denari di pane per sfamare i cinquemila uomini (non vengono qui conteggiati le donne e i bambini) corrispondeva a duecento giornate di lavoro.
La folla in luogo solitario (v. 35) richiama il popolo di Israele radunato nel deserto; ma in questo racconto l'erba verde, un dettaglio che si trova solo nel Vangelo di Marco, indica la stagione primaverile, caratterizzata in Palestina, a differenza dell'estate e dell'inverno, dalla presenza delle piogge. L'immagine viene ad assumere, così, un colore messianico. La presenza di Cristo trasforma un luogo desolato in un prato rigoglioso, irrorato dallo Spirito di Dio.
Tutti i presenti vengono completamente saziati (v. 42) e avanzano dodici ceste di pani e di pesci (v. 43): non solo "chi cerca il Signore non manca di nulla" (Sal 33,10), ma la sua grazia è sovrabbondante, oltre ogni aspettativa. Chiedendo ai discepoli di dare essi stessi da mangiare alla folla Gesù li investe di responsabilità, chiamandoli a partecipare al suo ministero. La prima reazione dei discepoli è di pensare che Gesù gli stia chiedendo di sfamare la folla comprando del cibo con i pochi denari che hanno; affermano, dunque, l'impossibilità di adempiere a un tale compito. Ma Gesù non sta chiedendo loro di agire senza di lui. Li invita a donare generosamente il poco cibo che hanno portato con sé, e con la sua benedizione quelle risorse, per quanto povere, diventano una ricchezza per una moltitudine di persone.
Quando l'uomo pensa di dover soddisfare le proprie necessità o quelle del prossimo unicamente con le proprie forze, non potrà che sperimentare un senso di impotenza. Ma Cristo ci chiama a confidare in lui, e ci invita a sollevare gli occhi al cielo, verso il Padre di ogni misericordia.
I gesti con cui Gesù benedice i pani e i pesci ricordano quelli compiuti durante l'ultima cena, ma essendo abituali ad ogni pasto dell'ebreo devoto, non hanno necessariamente un significato eucaristico. Tuttavia è importante notare che facendo partecipare i suoi discepoli a questo miracolo è Gesù stesso a pronunciare la benedizione. È lui l'autore dal quale procede ogni grazia. Siamo chiamati ad agire come se tutto dipendesse da noi, ma nella ferma convizione che tutto proviene da Dio.
Preghiera
Benedici, Signore, la nostra povertà, affinché mediante la tua grazia possa diventare dono sovrabbondante e dare lode a te, che sei l'autore di ogni bene. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
martedì 7 gennaio 2025
Fermati 1 minuto. Una luce che si leva da lontano
lunedì 6 gennaio 2025
Epifania del Signore. Un re senza corona
Lettura
Matteo 2,1-12
1 Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all'epoca del re Erode. Dei magi d'Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: 2 «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo». 3 Udito questo, il re Erode fu turbato, e tutta Gerusalemme con lui. 4 Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informò da loro dove il Cristo doveva nascere. 5 Essi gli dissero: «In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta: 6 "E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda; perché da te uscirà un principe, che pascerà il mio popolo Israele"». 7 Allora Erode, chiamati di nascosto i magi, s'informò esattamente da loro del tempo in cui la stella era apparsa; 8 e, mandandoli a Betlemme, disse loro: «Andate e chiedete informazioni precise sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, affinché anch'io vada ad adorarlo». 9 Essi dunque, udito il re, partirono; e la stella, che avevano vista in Oriente, andava davanti a loro finché, giunta al luogo dov'era il bambino, vi si fermò sopra. 10 Quando videro la stella, si rallegrarono di grandissima gioia. 11 Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, sua madre; prostratisi, lo adorarono; e, aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra. 12 Poi, avvertiti in sogno di non ripassare da Erode, tornarono al loro paese per un'altra via.
Commento
Nominata per la prima volta nella Bibbia a proposito della morte di Rachele (Gn 35,19), con il nome di Efrata (la fruttifera), Betlemme di Giudea viene così citata per distinguerla da una omonima località della Galilea. Betlemme è il luogo della continuità messianica: paese natale di Davide, paese natale di Gesù. La profezia menzionata in questo brano del Vangelo di Matteo si richiama al libro di Michea (Mi 5,2) ed era associata dagli scribi alla nascita del Messia a Betlemme. Il re Erode menzionato in questo passo evangelico è Erode il Grande. Nato nel 73 a.C., governò la Palestina dal 37 a.C. fino alla morte (4 a.C.).
Erode chiama a sé i sommi sacerdoti e gli scribi. I primi erano i membri più influenti delle famiglie sacerdotali di Gerusalemme; i secondi gli interpreti accreditati della Legge. La sua dissimulazione con i Magi dimostra che la più grande malvagità spesso si ammanta di pietà religiosa. Egli, pur consultandosi con i sapienti di Israele non comprende la particolare regalità di Gesù, un re sena corona, il cui regno non è di questo mondo (Gv 18,36), ma al quale è stato donato dal Padre ogni potere nei cieli e sulla terra. Erode vuole conoscere il luogo in cui è nato il bambino, non per adorarlo ma per ucciderlo, perché lo vede come una minaccia al suo trono.
I magi, membri della casta sacerdotale persiana, giungono dall'Oriente scrutando il cielo e comprendono ciò che Israele non ha compreso pur possedendo le Scritture. Prefigurano così i pagani, che a differenza degli ebrei, riconoscono da subito Gesù come quella "luce per illuminare le genti", cantata da Simeone (Lc 2,32). Il loro numero non è menzionato, la nozione tradizionale che fossero tre deriva dai tre tipi di doni portati. Si è supposto che fossero re in base ad alcuni passi profetici dell'Antico Testamento (Is 60,6; Sal 72,10.15), ma non c'è alcuna informazione esplicita al riguardo.
Cercando il re dei giudei i magi rendono innanzitutto omaggio alla regalità di Gesù. Gli antichi ritenevano che al nascere di un nuovo re sorgesse una nuova stella. La luminosità insolita della stella che annuncia la nascita di Gesù testimonia l'origine regale del bambino. Sebbene alcuni critici moderni suggeriscano nel fenomeno celeste un evento astronomico, questa ipotesi è da escludere poiché la stella vista dai magi li guida muovendosi fino alla cittadina in cui si trova il bambino Gesù e lì si arresta. Possiamo pensare a una realtà soprannaturale, come la nube luminosa che guidò gli israeliti nel deserto.
Gesù è venuto tra i suoi ma non è stato riconosciuto (Gv 1,11). I Magi non trovano una moltitudine adorante intorno al re dei Giudei, ma sono costretti a chiedere, porta a porta, dove egli si trovi. Spesso proprio coloro che dovrebbero condurre a Gesù sono a lui forestieri, mentre passano avanti coloro che sono lontani, guidati dalla luce della grazia, quella luce che illumina ogni uomo (Gv 1,9).
Betlemme, letteralmente "la casa del pane", accoglie la vera manna, il pane vivo disceso dal cielo (Gv 6,51), donato per la vita del mondo. La manifestazione di Cristo alle genti, l'Epifania, ci invita a leggere gli eventi della nostra vita e a scrutare le Scritture alla ricerca di Dio, che spiazza le nostre aspettative e i nostri timori, rivelandosi attraverso le sembianze umili di un bambino.
Preghiera
O Dio, che attraverso la guida di una stella hai manifestato il tuo unico figlio alle genti, concedici misericordioso di conoscerti mediante la fede, affinché dopo questa vita possiamo godere della tua divinità. Per il tuo stesso Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen. (The Book of Common Prayer)
- Rev. Dr. Luca Vona