Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

mercoledì 5 luglio 2023

Athanasio l'Athonita e l'ideale monastico comunitario

Nel 1001 muore nel suo monastero per il crollo di una cupola della chiesa Atanasio l'Athonita, monaco e iniziatore della vita cenobitica sul monte Athos.
Nato a Trebisonda, nell'odierna Turchia, il giovane Abramo, rimasto presto orfano, studiò a Costantinopoli, fino a diventare maestro alla corte dell'imperatore. L'incontro con l'igumeno di un monastero della Bitinia lo portò a discernere la propria vocazione monastica. Abramo ricevette quindi il nome monastico di Atanasio, e si trasferì sul monte Athos.
Verso il 961 egli cominciò la costruzione della Grande Lavra, in cui raggruppò i monaci che lo avevano raggiunto, dando loro una regola di vita comune ispirata a quella di Teodoro Studita. Sulla Santa Montagna, dominio della vita eremitica e dell'esicasmo, veniva così introdotto il cenobitismo, provocando una conversione collettiva all'ideale comunitario e il sorgere di molti monasteri.
Atanasio fu uomo di grande compassione verso i piccoli e i sofferenti; gli agiografi sottolineano come egli non rinunciasse mai ai suoi turni di servizio degli infermi, nonostante i grandi impegni che comportava il suo ruolo di igumeno della Lavra. Allo stesso tempo, egli è ricordato per la pazienza con cui si dedicava ai numerosissimi figli spirituali che dipendevano da lui.
Atanasio è assieme a Pietro l'Athonita la figura più importante legata alla nascita e allo sviluppo della vita monastica nella penisola calcidica dell'Athos, ed è per questo uno dei santi più amati dai monaci ortodossi.

Atanasio l'Athonita (930-1001)

Tracce di lettura

Atanasio riteneva opportuno recarsi ogni giorno, dopo l'ultima lettura della sera, in una cappella laterale della chiesa, dedicata ai Quaranta martiri, perché i fratelli potessero venire a riferirgli le loro tentazioni, quelle subite nel corso della veglia, come quelle occorse loro nel sonno. L'uomo di Dio li rinforzava con la fede, colmandoli di fiducia e di pazienza, e trattando ciascuno con la medicina adatta ai problemi manifestatigli, come se ciascuno gli avesse mostrato, mediante l'apertura del cuore, la propria malattia spirituale. Li rimandava tutti gioiosi, rallegrati e incoraggiati nella loro lotta contro i demoni. Era per lui un dovere inderogabile quello di recarsi ogni giorno nella cappella dei Quaranta martiri per consolare e incoraggiare i fratelli nella loro lotta spirituale
(Vita di sant'Atanasio l'Athonita 26).

- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose