Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

domenica 23 luglio 2023

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 18

Lettura

Salmi 18

1 Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

2 I cieli narrano la gloria di Dio,
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
3 Il giorno al giorno ne affida il messaggio
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
4 Non è linguaggio e non sono parole,
di cui non si oda il suono.
5 Per tutta la terra si diffonde la loro voce
e ai confini del mondo la loro parola.
6 Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
7 Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l'altro estremo:
nulla si sottrae al suo calore.
8 La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è verace,
rende saggio il semplice.
9 Gli ordini del Signore sono giusti,
fanno gioire il cuore;
i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi.
10 Il timore del Signore è puro, dura sempre;
i giudizi del Signore sono tutti fedeli e giusti,
11 più preziosi dell'oro, di molto oro fino,
più dolci del miele e di un favo stillante.
12 Anche il tuo servo in essi è istruito,
per chi li osserva è grande il profitto.
13 Le inavvertenze chi le discerne?
Assolvimi dalle colpe che non vedo.
14 Anche dall'orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro dal grande peccato.
15 Ti siano gradite le parole della mia bocca,
davanti a te i pensieri del mio cuore.
Signore, mia rupe e mio redentore.

Commento

Il Salmo 18 è retto da due temi paralleli: da un lato vi è il canto al creatore dell'universo (vv. 2-7), dall'altro segue un inno alla Legge divina (vv. 8-15). L'unità tra le due componenti è attuata attraverso il simbolismo solare: Dio si rivela a tutti illuminando il mondo con il fulgore del sole e illumina il fedele con lo sfolgorare della sua parola ("i comandi del Signore sono limpidi,
danno luce agli occhi", v. 9).

La proclamazione della gloria di Dio da parte del creato è ininterrotta, il giorno e la notte si alternano e si passano il testimone di questo annuncio (v. 3). Il percorso del sole, dipinto poeticamente come un guerriero che attraversa il cielo dopo avere trascorso la notte nel talamo nuziale, è contemplato come una forma di rivelazione "naturale". Il termine ebraico shemesh, sole, è femminile. La declinazione al maschile in questo salmo, potrebbe rappresentare una reminiscenza del culto egizio al dio Aton e della letteratura sacra cananea; ma l'autore sacro elimina ogni traccia di divinizzazione del sole, che considera semplicemente come creatura di Dio.

Il Salmista scorge la testimonianza del Signore nelle meraviglie del creato e nelle leggi armoniose che lo governano; da ciò trae motivi di adorazione e di umiltà. C'è nell'universo una parola silenziosa che si diffonde dappertutto, un "vangelo" di luce che prepara alla rivelazione esplicita dell'Antica e del Nuova alleanza. Così afferma anche l'autore della Sapienza: "Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nell'ignoranza di Dio, e dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere" (Sap 13,1). Il concetto è richiamato dall'apostolo Paolo: "Dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità" (Rm 1,19-20).

La creazione, che ha il suo fondamento nella Parola divina, raggiunge il suo culmine nell'incarnazione, in cui Cristo si fa, con la sua intera vita, rivelazione e lode della gloria del Padre. Gli apostoli riceveranno il compito di annunciarne il messaggio fino ai confini del mondo, fino alla fine dei tempi.

Il salmo passa dall'inno alla creazione, alla lode della legge del Signore. Questa non si presenta come un insieme di adempimenti ai quali forzatamente si aderisce, ma come un rapporto vitale con l'autore stesso della Legge, che attraverso di essa istruisce e illumina la coscienza del credente con la sua parola eterna di verità (vv. 8-9). Così intesa, l'osservanza dei precetti non è un peso che opprime, ma un'espserienza gioiosa e dolce, che fa crescere nella sapienza e nella giustizia di Dio.

In conclusione del salmo l'autore sposta l'attenzione sui propri limiti e innalza una richiesta di perdono. Il verso finale esprime e suggella un atteggiamento di umile e fiducioso abbandono nel Signore, "rupe e redentore" (v. 15).

L'offerta al Signore delle parole della propria bocca e dei pensieri del proprio cuore (v. 15) esprime una connotazione liturgica, secondo un culto spirituale, dove questi prendono il posto delle vittime sacrificali.

- Rev. Dr. Luca Vona