Lo scorso 22 novembre, invitato dal cardinale Gianfranco Ravasi, il teologo valdese Paolo Ricca ha partecipato a una Lectio Petri, insieme al teologo ortodosso laico, Dimitrios Keramidas e al cattolico Dario Vitali.
Di Elena Ribet, NEV.it Notizie evangeliche, 24 Novembre 2022
Un fatto storico. Un pastore valdese ha avuto libertà di parola a san Pietro, per la prima volta nella storia della Basilica. È il teologo Paolo Ricca, invitato dal cardinale Gianfranco Ravasi in occasione di una Lectio Petri. Con Ricca, anche il teologo ortodosso laico, Dimitrios Keramidas e il cattolico Dario Vitali. La teologa Cettina Militello ha moderato l’incontro, che si è tenuto lo scorso 22 novembre.
Paolo Ricca ha parlato dell’interpretazione del versetto biblico: “su questa pietra edificherò la mia chiesa”. Il “Tu es Petrus”, afferma il teologo, è insieme al “Tu es Christus” del versetto 16.Tu es Petrus è l’eco del Tu es Christus che Pietro ha appena pronunciato nei confronti di Gesù. Queste due dichiarazioni, sostiene Paolo Ricca, sono inseparabili.
“Il Tu es Christus è la madre del Tu es Petrus. Pietro si chiamava in realtà Simone. Gesù gli cambia nome (come Giacobbe, a cui Dio cambia nome in Israele). Gesù dice: ‘ora ti chiamerai Pietro, perché sei roccia e su questa roccia voglio costruire la mia chiesa’. Roccia? Pietro? – si chiede Ricca – Ma conoscete Pietro? Era tutto, fuorché una roccia. Generoso, sì. Impulsivo, ma uno che dovrà piangere su sé stesso amaramente, perché proprio lui rinnegherà per tre volte il suo maestro che amava tanto. Roccia? Sì, roccia, con le sue contraddizioni, come noi, con le nostre contraddizioni siamo stati chiamati a un compito più grande di noi, come quello di Pietro. Gesù trasforma in una roccia questo giovane, che non era una roccia. E perché? Perché è il primo fra tutti, di fatti Matteo lo chiama protos, in greco. Il primo in che senso?”
In che senso, dunque, Pietro è il primo? Risponde Ricca: “è il primo che dice Tu es Christus. Nessuno lo aveva detto. Nessuno se ne era accorto, nessuno forse aveva il coraggio di dirlo. È questo il primato, se vogliamo chiamarlo così”. E conclude dicendo:
“Pietro è il primo, ma non è l’unico. Gesù risorto chiamerà Paolo, il quale fonderà molte chiese sullo stesso fondamento di Pietro, cioè sul Tu es Christus. E io mi chiedo se Gesù non voglia fare anche di noi dei tanti piccoli ‘Pietro’. Gesù ha bisogno di molti ‘Pietro’, non basta uno. E forse questa sera vuole fare anche di noi dei piccoli ‘Pietro’, delle piccole rocce domestiche, sulle quali lui, Gesù, vuole costruire la sua chiesa.
La chiesa cristiana non è nata nelle basiliche, è nata nelle case, la prima forma della chiesa cristiana è la chiesa domestica. E allora questa potrebbe essere la Lectio Petri. Un insegnamento. Gesù ha bisogno di molti piccoli ‘Pietro’ per la sua chiesa in una Europa largamente secolarizzata, e anche in questa città”.
Queste le parole del teologo, che ha parlato “Di fronte all’altare che porta le reliquie di Pietro, che con una certa prepotenza architettonica ci ricorda il primato” ha detto Militello introducendo Ricca. Il quale ha esordito con un solenne ringraziamento, le cui parole sono state: “Cari fratelli e sorelle, non posso iniziare questo intervento se non ringraziando dal profondo del cuore la fondazione Fratres Omnes per l’invito a partecipare a questa Lectio Petri. È sicuramente la prima volta nella storia millenaria di questa Basilica che un pastore della chiesa valdese, quale io sono, parla qui, gli viene data la parola, in libertà e fraternità. Non era mai successo nella storia. È un fatto assolutamente nuovo, una di quelle cose nuove, di cui parla il profeta Isaia, che Dio crea nella storia del suo popolo. Una di quelle primizie dello Spirito di cui parla l’apostolo Paolo. E quello che non vediamo qui oggi. E che cos’è questa cosa nuova? È la chiesa ecumenica che avanza e oggi prende corpo, anche qui, proprio qui in questa Basilica molto significativa da tutti i punti di vista per tutta la cristianità. Proprio qui la chiesa ecumenica, cioè la chiesa di tutti i cristiani, prende corpo. Diventa visibile. È una cosa straordinaria, una cosa per la quale possiamo solo ringraziare Dio che non si stanca di creare cose nuove, anche e proprio nel nostro tempo. È proprio la chiesa dei fratres omnes anzi tutto cristiani. Lo siamo sempre stati, fratres omnes, ma solo nel nostro tempo ce ne stiamo accorgendo, lentamente, e alcuni non se ne sono ancora accorti”.