COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA DOMENICA DI PASQUA
Colletta
Dio Onnipotente, che attraverso il tuo Figlio unigenito Gesù Cristo hai vinto la morte, e hai aperto per noi la porta della vita eterna, ti chiediamo umilmente, così come la tua grazia speciale ci preserva, infondi nelle nostre menti buoni desideri, affinché mediante il tuo aiuto continuo possiamo portarli a buon effetto. Per lo stesso Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te, e con lo Spirito Santo, sempre, unico Dio, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Letture
Col 3,1-3; Gv 20,1-9
Commento
Dopo la sepoltura di Gesù l'attenzione del Vangelo di Giovanni si sposta sul giorno che segue il sabato, quello che successivamente i cristiani eleggeranno come il giorno in cui fare memoria della risurrezione del Signore. Maria di Magdala si reca al mattino presto alla tomba, e fa una scoperta emozionante: la pietra che la chiudeva è ribaltata e sono rimasti solo i lini che avvolgevano il cadavere e il sudario che ne copriva il volto. Subito ne dà comunicazione a Pietro e al discepolo amato da Gesù, lo stesso evangelista Giovanni.
Maria di Magdala, una donna, colei alla quale molto è stato perdonato e per questo ha molto amato, è la prima annunciatrice del mistero della tomba vuota. Amata da Gesù con una particolare predilezione, la Maddalena diviene apostola degli apostoli. Lei che si reca alla tomba per cospargere di profumi il corpo del Signore, proprio come aveva fatto durante l'ultima cena, dimostrando che il suo amore va oltre la stessa morte.
Mentre Pietro e il discepolo che Gesù amava corrono verso la tomba il secondo arriva per primo. "L'amore di Cristo ci spinge" affermerà l'apostolo Paolo nella sua Seconda Lettera ai Corinti. Ma il discepolo che corre più veloce si ferma davanti alla tomba vuota, forse per la paura di una contaminazione rituale - i più grandi sentimenti non sempre sono accompagnati da una grande risoluzione. Pietro, invece, di cui i Vangeli rappresentano a più riprese il carattere impulsivo, non è preso da una simile esitazione. Due forme diverse di amore: Il secondo discepolo si affretta nella corsa, ma poi si arresta davanti alla tomba, dentro cui entrerà solo dopo aver superato le razionalizzazioni legalistiche. Pietro si affatica nella corsa, ma il suo sentimento impulsivo gli fa superare ogni timore di violare le "leggi prestabilite".
Si ha una certa tensione tra fede e incomprensione nel racconto che riguarda i due apostoli. Entrato nel sepolcro dopo di Pietro, il discepolo che Gesù amava "vide e credette": è posta una relazione diretta e consequenziale tra i due verbi. Tuttavia, riferisce il testo, i due discepoli "non avevano ancora compreso la Scrittura". Nelle successive apparizioni del Risorto, egli aprirà gli occhi dei discepoli alla piena comprensione del mistero racchiuso nell'Antico Testamento: solo l'esperienza diretta dell'incontro con Cristo rende capaci di accogliere un evento così oltre la portata della nostra ragione, come la vittoria sulla morte, ciò che più spaventa l'uomo e che attende implacabilmente ogni creatura. La tomba vuota e il lenzuolo ordinatamente ripiegato sono indizi sufficienti a Giovanni per credere. All'amore bastano piccoli segni per captare ciò che gli altri non colgono.
Gesù, il Messia promesso, ha voluto che la sua morte fosse pubblica, alla luce del sole, che si oscura davanti a lui; ma la sua risurrezione è riservata ai più intimi amici. Accostiamoci a lui, nella consapevolezza che oggi Gesù Cristo ha vinto la morte, il peccato, la tristezza; e ci ha aperto le porte della vita nuova, colma della pace e della gioia che lo Spirito Santo ci dona per grazia e che non ci sarà mai tolta. Risorgendo, Cristo svela il destino ultimo dell'uomo, la sua vocazione, la sua intima natura. Lasciandoci guidare dall'amore entreremo nel mistero dell'immensità divina.
- Rev. Dr. Luca Vona