Il 2 dicembre del 1381, all'età di 88 anni, si spegne Jan van Ruusbroec, canonico regolare della chiesa di Santa Gudula a Bruxelles e poi monaco a Groenendael. Nativo del villaggio di Ruusbroec, nei pressi di Bruxelles, Jan acquisì una notevole cultura pur senza frequentare le università del suo tempo. Egli era del resto poco attratto dalle speculazioni scolastiche, e alle discussioni astratte su Dio e sull'anima umana preferiva l'indagine dell'esperienza spirituale e della psicologia della vita interiore. La sua assiduità con le Scritture e con i Padri, unita a un saldo equilibrio umano, gli evitarono nei suoi scritti mistici ogni deviazione dalla via del vangelo. Ordinato presbitero nel 1317, Jan fu per ventisei anni canonico a Bruxelles, dove diede un forte impulso alla vita spirituale dei suoi parrocchiani componendo per loro diverse opere spirituali di assoluto valore, tra cui il suo capolavoro, Le nozze spirituali. Quando la situazione in città si fece pesante, sia per l'imperversare di pseudopredicatori fanatici, sia per il crescente imborghesimento del clero, Jan si ritirò assieme a cinque compagni a Groenendael, nella campagna belga, per condividere una vita di povertà e di preghiera. Qui egli esercitò un intenso ministero di paternità spirituale, e compose altre opere pregevoli. La sua esperienza di vita ritirata, tesa all'incontro con Dio nella preghiera e all'accoglienza della continua novità portata dal rapporto d'amore che il credente intrattiene con Dio, sarà una delle principali fonti d'ispirazione della devotio moderna.
Tracce di lettura
Una voce grida: «Guardate, ecco lo sposo che viene: uscitegli incontro». Per colui che intende mettersi a guardare in questo modo soprannaturale attraverso intime occupazioni, tre cose sono necessarie. Anzitutto la luce della grazia di Dio, ma secondo un modo più elevato di quello che si può percepire nella vita attiva esteriore, sprovvista di intimo zelo. Quindi, lo spogliamento da ogni immagine estranea e da ogni agitazione del cuore, per poter essere liberi dalle creature, senza immagini suscitate da esse, senza prestare loro attenzione e senza essere occupati da esse. Infine, il libero volgersi della volontà, mediante il raccoglimento di ogni nostra potenza, del corpo e dello spirito, dopo che la volontà si è sbarazzata di qualsivoglia attaccamento disordinato per fluire ormai unita a Dio e al pensiero, affinché la creatura dotata di ragione possa acquisire in modo sovrannaturale la sublime unità di Dio, ed essere stabilita in essa. Ecco perché Dio ha creato il cielo, la terra e ogni cosa, e in vista di tutto ciò si è fatto uomo, ci ha istruiti con la sua parola e la sua vita, essendo lui stesso, del resto, la via che conduce a una simile unità. Non solo, egli morì, prigioniero dell'amore, è salito in cielo e ha dischiuso anche a noi questa stessa unità, nella quale ci è possibile conseguire la beatitudine senza fine. (J. Ruusbroec, Nozze spirituali 2,11)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Jan van Ruusbroec (1293-1381) |