Lettura
Salmi 13
1 Al maestro del coro. Di Davide.
Lo stolto pensa: «Non c'è Dio».
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
nessuno più agisce bene.
2 Il Signore dal cielo si china sugli uomini
per vedere se esista un saggio:
se c'è uno che cerchi Dio.
3 Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti;
più nessuno fa il bene, neppure uno.
4 Non comprendono nulla tutti i malvagi,
che divorano il mio popolo come il pane?
5 Non invocano Dio: tremeranno di spavento,
perché Dio è con la stirpe del giusto.
6 Volete confondere le speranze del misero,
ma il Signore è il suo rifugio.
7 Venga da Sion la salvezza d'Israele!
Quando il Signore ricondurrà il suo popolo,
esulterà Giacobbe e gioirà Israele.
Commento
Il salmista rappresenta il desolato quadro di una corruzione generale, causata dal rifiuto di Dio. Secondo un motivo frequente nei Salmi la figura dello "stolto" (ebr. nabal) è contrapposta a quella del "saggio" da lui perseguitato. Stoltezza e saggezza non hanno nei salmi un significato intellettuale, come nelle lingue moderne, ma si riferiscono alla dimensione religiosa ed esistenziale. Stoltezza e giustizia assumono così un significato estremamente pratico.
Secondo le parole del salmo il bene nasce dalla ricerca di Dio e dalla relazione che si stabilisce con lui. Se cade questo rapporto manca ogni presupposto per agire rettamente. L'affermazione "non c'è Dio", riferita al pensiero degli empi, non indica una forma di ateismo teorico (l'inesistenza di Dio sul piano metafisico è del tutto inconcepibile nel mondo orientale antico), ma l'idea dell'indifferenza di Dio nella storia degli uomini (cfr. Ger 5,12).
A questa erronea convinzione è contrapposta l'affermazione che il Signore "si china sugli uomini" (v. 2); secondo una traduzione più letterale egli "protende lo sguardo".
La constatazione da parte di Dio che "tutti hanno deviato" (v. 3) è ripresa dall'apostolo Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 3,9-12) per enfatizzare l'universalità del peccato ("Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato"; Rm 3,9).
La "stirpe del giusto" (v. 5), nell'ottica universalista cristiana può essere considerata quella di ogni uomo che pratica la giustizia.
La chiosa del salmo esprime la convinzione che il Signore rimane al fianco del giusto e che il misero rimasto fedele trova in Dio il suo rifugio (vv. 6-7). L'affermazione che il Signore "ricondurrà il suo popolo" è probabilmente un riferimento al tempo dell'esilio e alla speranza del ritorno in patria del popolo di Israele (designato con il nome del suo capostipite).
Nella letteratura apocalittica ebraica e cristiana (cfr. Ez 40-48; Is 54; 60; 66; Gv 21-22; Gal 4,24-26; Eb 2,12-24) Sion, intesa come "Gerusalemme celeste", diventa immagine del luogo in cui Dio rivela la sua presenza, la sua protezione e la sua gloria.
- Rev. Dr. Luca Vona