Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 20 settembre 2022

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 10

Lettura

Salmi 10

1 Al maestro del coro. Di Davide.
Nel Signore mi sono rifugiato, come potete dirmi:
«Fuggi come un passero verso il monte»?
2 Ecco, gli empi tendono l'arco,
aggiustano la freccia sulla corda
per colpire nel buio i retti di cuore.
3 Quando sono scosse le fondamenta,
il giusto che cosa può fare?
4 Ma il Signore nel tempio santo,
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi sono aperti sul mondo,
le sue pupille scrutano ogni uomo.
5 Il Signore scruta giusti ed empi,
egli odia chi ama la violenza.
6 Farà piovere sugli empi
brace, fuoco e zolfo,
vento bruciante toccherà loro in sorte;
7 Giusto è il Signore, ama le cose giuste;
gli uomini retti vedranno il suo volto.

Commento

Il Salmo 11 è un salmo di fiducia. Di fronte al pericolo imminente l'autore non fugge verso le montagne (nascondiglio tradizionale), come consigliato dagli amici, ma cerca rifugio in Dio, nel suo santo tempio (v. 4). Nella storia biblica si trovano diversi casi di giusti perseguitati che trovano scampo nella fuga "ai monti" del deserto del Sud (cfr. 1 Mc 1,28).

Il salmista si è rifugiato nel Signore (v. 1), nonostante sia indifeso come un passero, tra gli uccelli uno dei più piccoli, di cui tuttavia Dio non manca di prendersi cura; così affermerà Gesù: "Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia" (Mt 10,29).

Il "tendere l'arco" degli empi richiama l'immagine del cacciatore appostato in attesa della preda da colpire, presente anche in altri salmi (cfr. Sal 7,13-14; 10,29-30).

Al pessimismo dei suoi consiglieri il salmista oppone la sua fede in Dio. Egli è certo che nella casa del Signore - il tempio di Gerusalemme, immagine della sua sede nei cieli (cfr. Eb 8,5) - nessuno potrà fargli alcun male. L'abbandono a Dio gli dà quella sicurezza che gli altri non hanno, perché restano paralizzati e condizionati dalle umane paure.

L'autore si domanda cosa possa fare il giusto "quando sono scosse le fondamenta" (v. 3); queste non sono da intendere come i pilastri che reggono il mondo, bensì come i princìpi-cardine della convivenza sociale, fondati sul bene e la giustizia (un pensiero analogo si trova nel Salmo 82,5).

Egli sa che il Signore vede dentro i cuori (v. 5); discerne i giusti e gli empi, riservando loro ciò che meritano: i primi saranno ammessi al suo cospetto (v. 7), mentre i secondi avranno in sorte la punizione (v. 5). Il fuoco e lo zolfo richiamano la punizione di Sodoma e Gomorra (cfr. Gen 19,24), che hanno peccato contro il dovere dell'ospitalità verso i messaggeri del Signore. 

Il testo originale si riferisce alla sorte degli empi come alla loro "parte di calice". Cristo, il giusto per eccellenza, ha bevuto questo calice fino in fondo nella sua passione, così che il peccatore può trovare rifugio nella sua misericordia. In sintonia con l'ultimo versetto del salmo ("gli uomini retti vedranno il suo volto") sta l'evangelica beatitudine proclamata da Gesù sulla montagna per i puri di cuore, i quali "vedranno Dio" (Mt 5,8). Ma la rettitudine di cuore è un dono della grazia, che ci fa scalare le vette della santità.

- Rev. Dr. Luca Vona