Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 8 agosto 2022

Domenico di Guzman. "Parlava sempre con Dio e di Dio"

Oggi i calendari occidentali ricordano Domenico di Guzman, fondatore dell'Ordine dei Predicatori.
Nato attorno al 1170 a Caleruega, in Castiglia, Domenico abbracciò molto presto la vita dei canonici regolari della cattedrale di Osma. Accompagnando il suo vescovo in una missione diplomatica egli sentì nascere il desiderio di dare la propria vita per testimoniare il vangelo alle popolazioni pagane risiedenti ai confini orientali della cristianità. In obbedienza al papa di Roma, che negò a lui e al suo vescovo la missione desiderata, si dedicò invece alla missione in mezzo agli albigesi nella Francia del Sud. Domenico ebbe ben chiare sotto gli occhi le deviazioni dei movimenti ereticali e l'ignoranza del popolo cristiano, ma fu anche consapevole della scarsa evangelicità dei tentativi operati dai missionari per riportare gli eretici alla comunione con la chiesa. Scelse allora uno stile povero e itinerante per le sue missioni. Giunto a Tolosa, con l'appoggio del vescovo locale diede vita, sul modello della comunità apostolica, a una comunità, cui diede il nome di praedicatio, che costituirà il nucleo dell'Ordine domenicano. Lo scopo dei Predicatori, nel progetto di Domenico, è di dedicarsi in piccoli gruppi, poveri e itineranti, al bene delle anime (la propria e le altrui) mediante la preghiera, lo studio, l'annuncio della Parola e la mitezza. Uomo sereno e compassionevole, Domenico unì una straordinaria capacità di azione a una preghiera intensa, mosso dal solo intento di «parlare con Dio e di Dio», come diranno i suoi biografi. Prima di morire, egli scrisse le Costituzioni, che contengono il vero spirito della forma di vita dell'Ordine domenicano, molto più della Regola di Agostino adottata per ottemperare alle disposizioni della chiesa.
Domenico morì il 6 agosto 1221, e fu sepolto a Bologna nella chiesa dove officiavano i suoi fratelli, in obbedienza al suo ultimo desiderio: «Dio non voglia che io sia sotterrato altrove che sotto i piedi dei miei fratelli».

Tracce di lettura

Domenico aveva una volontà ferma e sempre lineare, eccetto quando si lasciava prendere dalla compassione e dalla misericordia. E poiché un cuore lieto rende ilare il viso, l'equilibrio sereno del suo intimo si manifestava al di fuori nella bontà e nella gaiezza del volto. Per questo egli si attirava facilmente l'amore di tutti.
Ovunque si trovasse, con tutti usava parole di edificazione, dando a tutti abbondanza di esempi capaci di piegare l'anima degli uditori all'amore di Cristo. Ovunque si manifestava come un uomo evangelico, nelle parole come nelle opere. Durante il giorno, nessuno più di lui si mostrava socievole con i frati o con i compagni di viaggio. Viceversa, di notte, nessuno era più assiduo di lui nel vegliare in preghiera. Alla sera prorompeva in pianto, ma al mattino era raggiante di gioia. Piangeva spesso e abbondantemente; le lacrime erano il suo pane giorno e notte. Egli accoglieva tutti gli uomini nell'ampio seno della sua carità, e perché tutti amava, da tutti era amato.
(Giordano di Sassonia, Libello sugli inizi dell'Ordine dei predicatori 103-107)

- Dal martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose