Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

giovedì 11 agosto 2022

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 9

Lettura

Salmi 9,1-21

1 Al maestro del coro. In sordina. Salmo. Di Davide.
2 Loderò il Signore con tutto il cuore
e annunzierò tutte le tue meraviglie.
3 Gioisco in te ed esulto,
canto inni al tuo nome, o Altissimo.
4 Mentre i miei nemici retrocedono,
davanti a te inciampano e periscono,
5 perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa;
siedi in trono giudice giusto.
6 Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio,
il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre.
7 Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico,
è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte.
8 Ma il Signore sta assiso in eterno;
erige per il giudizio il suo trono:
9 giudicherà il mondo con giustizia,
con rettitudine deciderà le cause dei popoli.
10 Il Signore sarà un riparo per l'oppresso,
in tempo di angoscia un rifugio sicuro.
11 Confidino in te quanti conoscono il tuo nome,
perché non abbandoni chi ti cerca, Signore.
12 Cantate inni al Signore, che abita in Sion,
narrate tra i popoli le sue opere.
13 Vindice del sangue, egli ricorda,
non dimentica il grido degli afflitti.
14 Abbi pietà di me, Signore,
vedi la mia miseria, opera dei miei nemici,
tu che mi strappi dalle soglie della morte,
15 perché possa annunziare le tue lodi,
esultare per la tua salvezza
alle porte della città di Sion.
16 Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata,
nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede.
17 Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia;
l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani.
18 Tornino gli empi negli inferi,
tutti i popoli che dimenticano Dio.
19 Perché il povero non sarà dimenticato,
la speranza degli afflitti non resterà delusa.
20 Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo:
davanti a te siano giudicate le genti.
21 Riempile di spavento, Signore,
sappiano le genti che sono mortali.

Commento

Il Salmo 9 è una preghiera in cui si intrecciano motivi di lode e di supplica. Nel testo ebraico (masoretico) il salmo è costituito da due entità separate, mentre nella versione greca dei Settanta forma un unico blocco: di qui l'unità in più nella numerazione dei salmi successivi rispetto alla numerazione nella Bibbia dei Settanta (indicata tra parentesi).

Il salmo si presenta come un poema acrostico (ogni sezione comincia con una successiva lettera dell'alfabeto ebraico), nel quale vengono sviluppati i temi della salvezza e della giustizia divina.

La lode iniziale (vv. 2-3) diventa ringraziamento a Dio che si è manifestato con la sua potenza e la sua giustizia, punendo severamente i nemici e venendo in soccorso degli oppressi (vv. 4-13). Le nazioni (v. 6) sono i popoli che non riconoscono il Signore e la sua sovranità universale (richiamata al v. 3 con il termine ebraico eljon, "Altissimo"), e sono quindi destinati a subire il giudizio che ne cancellerà il nome, espressione con cui si intende il loro completo annientamento (cfr. 96,10.13; 98,9). L'immagine dei popoli ostili abbraccia tutti i potenti, gli arroganti, i superbi, coloro che pongono la loro fiducia nella propria forza e nella propria ricchezza. A questi si contrappongono quanti conoscono il nome del Signore (v. 11), e confidano in lui; i "perdenti" della storia, che sono destinati alla vittoria finale. Segue dunque l'esortazione a far conoscere il Signore alle genti narrando le sue opere (v. 12).

Dio è definito "vendicatore del sangue" (ebr. goel haddam) dei suoi servi (v. 13), definizione ricorrente nell'Antico testamento (cfr. Nm 35,19.21; Dt 32,43; 2 Re 9,7). Il Signore non dimentica la vita - che gli è preziosa - di quanti lo invocano. (cfr. Gn 9,5; Ez 33,6). Gli "afflitti" che innalzano il loro grido a Dio sono indicati con il termine ebraico anawim, che può anche essere tradotto con "poveri", "oppressi", "bisognosi", in generale tutti coloro che vivono in una condizione di sofferenza avendo coscienza di non poter risolverla da soli e che chiedono perciò aiuto al Signore, che solo può soccorrerli e liberarli.

Il povero chiede di essere salvato per poter essere condotto dalle soglie della morte (v. 14) alle porte di Sion (v. 15), sede del tempio in cui dimora il Signore, e possa così essere restituito al cuto di lode.

Immagine ricorrente nel salmo è la rovina che gli empi si preparano con le loro stesse mani (è il concetto della "nemesi immanente; cfr. Sal 7,16-17; 57,7): inciampano retrocedendo davanti a Dio (v. 4), sprofondano nella fossa che hanno scavato per il giusto (v. 16), restano impigliati e cadono nella rete che hanno teso (vv. 16-17).

Segue una professione di speranza, nella certezza che l'afflitto non resterà deluso (v. 19) e l'invocazione a Dio, chiamato a "sorgere" (cfr. Sal 3,8; 7,7; 10,33) per amministrare la giustizia. Dopo l'autoriconoscimento della propria debolezza il salmista esorta le nazioni a prendere coscienza della loro impotenza e precarietà di fronte al manifestarsi del giudizio di Dio.

Nella preghiera del povero nel Salmo 9 troviamo anche la voce della Chiesa perseguitata, sulla quale Dio non permetterà il prevalere dei malvagi, come Cristo ha promesso ai suoi discepoli: «Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!».

- Rev. Dr. Luca Vona