I cattolici d'occidente celebrano oggi la memoria di Bruno, fondatore dell'Ordine certosino.
Nel 1101 muore nel romitorio di Serra, in Calabria, Bruno, fondatore della Certosa. Nato a Colonia intorno al 1030, egli aveva dapprima compiuto gli studi nella celebre scuola cattedrale di Reims, fino a diventarne in giovanissima età scholasticus, cioè maestro di teologia.
Dopo aver posto mano alla stesura di un commento sui Salmi e averne intrapreso un altro sulle epistole paoline, Bruno visse anni difficili al servizio del vescovo Manasse, notoriamente simoniaco. Maturato un certo disgusto per la mondanità della chiesa di quel tempo, Bruno rifiutò, alla deposizione di Manasse, l'elezione ad arcivescovo di Reims, e iniziò a pensare a una forma di vita conforme al suo desiderio di ricerca del Signore nella solitudine e nel silenzio.
Dopo un tempo trascorso vicino a Molesme, decise infine di ritirarsi nei pressi di Grenoble, sul massiccio della Chartreuse, da cui prenderà il nome l'Ordine certosino, dando così inizio a una forma di vita fortemente eremitica.Chiamato da papa Urbano II, suo antico discepolo, Bruno dovette lasciare i propri compagni per recarsi a Roma al suo servizio. Ma di fronte ai dissidi tra il pontefice e l'impero, egli prese la decisione di ritirarsi definitivamente in Calabria, dando vita all'eremo di Serra.
Animo vigilante, uomo di desideri e di amore ardente per il Signore, egli poté così dedicarsi all'ascolto della parola di Dio e all'attesa del suo Regno nella preghiera. È la preghiera, secondo Bruno, che porta l'uomo a consolidare la propria umanità nella lotta che silenziosamente ha luogo nel cuore, giorno dopo giorno.
Tracce di lettura
Quanta utilità e gioia divina, poi, la solitudine e il silenzio dell'eremo apportino a coloro che li amano, lo sanno solo coloro che ne hanno fatto l'esperienza. Qui, infatti, agli uomini forti è consentito ritornare in se stessi e abitare con se stessi quanto a loro piace, coltivare assiduamente i germogli delle virtù e cibarsi con beatitudine dei frutti del paradiso. Qui si acquista quell'occhio dal cui sereno sguardo d'amore è colpito lo Sposo e attraverso il quale, se senza macchia e puro, si vede Dio. Qui si celebra una tranquillità solerte e si gusta il riposo mediante un quieto agire. Qui Dio dispensa ai suoi atleti, per la fatica della lotta, la ricompensa desiderata, cioè quella pace che il mondo non conosce, e la gioia nello Spirito santo. (Bruno, Lettera a Rodolfo il Verde 6)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose