Lettura
Matteo 8,23-27
23 Gesù salì sulla barca e i suoi discepoli lo seguirono. 24 Ed ecco si sollevò in mare una così gran burrasca, che la barca era coperta dalle onde; ma Gesù dormiva. 25 E i suoi discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono dicendo: «Signore, salvaci, siamo perduti!» 26 Ed egli disse loro: «Perché avete paura, o gente di poca fede?» Allora, alzatosi, sgridò i venti e il mare, e si fece gran bonaccia. 27 E quegli uomini si meravigliarono e dicevano: «Che uomo è mai questo che anche i venti e il mare gli ubbidiscono?»
Commento
Prima di una potente manifestazione della divinità di Cristo i discepoli assistono a una toccante espressione della sua umanità, mentre Gesù, affaticato dal suo ministero, giace addormentato.
Nel passo parallelo del Vangelo di Marco l'iniziativa di salire sulla barca è presa dai discepoli (Mc 4,36) qui invece è Gesù che sale per primo e i discepoli lo seguono. Il vero discepolo è chiamato a seguire Cristo nei pericoli e nelle difficoltà.
Il vento improvviso è una caratteristica del lago di Tiberiade, che giace a 208 metri sotto il livello del mare. Essendo la fossa giordanica uno dei luoghi più caldi della Palestina, talvolta masse d’aria vi si precipitano sconvolgendo il lago in pochi istanti.
Gesù avrebbe potuto impedire lo scatenarsi della tempesta, ma l'evento rappresenta un'occasione per manifestare la sua gloria e per confermare i discepoli nella fede.
L'episodio della tempesta sedata può essere letto anche sotto l'aspetto ecclesiale: la comunità dei discepoli è in difficoltà nelle tempeste della storia se la fede è poca e debole (gr. oligopistoi, "uomini di poca fede"; v. 26). Solo con la fiducia in Cristo, Signore dell'universo, si può ottenere la salvezza. La risposta di Gesù all'appello dei discepoli attesta che chi invoca il nome del Signore sarà salvato (cfr. Gl 2,32; At 2,21; Rm 10,13).
L'atto di Gesù che calma la tempesta richiama alla mente Dio che controlla l'impeto delle acque (Sal 65,8; 89,10; 93,3-4; 107,29). C'è un parallelismo tra l'episodio della tempesta sedata e quello dell'attraversamento del Mar Rosso narrato nel libro dell'Esodo (Es 14) durante il quale gli ebrei innalzano il loro grido di aiuto a Dio e una volta liberati hanno fede in Mosè. Nell'episodio evangelico però Gesù agisce come Signore e non come mediatore.
Mentre le acque obbedirono a Mosè mediante il suo bastone, a Giosuè mediante l'Arca dell'alleanza e a Eliseo mediante il suo mantello, Gesù comanda loro soltanto con la sua parola. Nulla può ottenerci la salvezza in modo più efficace della parola di Dio, che calma le tempeste del dubbio e della paura.
Il silenzio, il "sonno" di Dio che spesso costatiamo nelle avversità che colpiscono il mondo, la Chiesa e le singole persone è spesso motivo di scandalo, che porta taluni a dubitare dell'esistenza di Dio, altri del suo amore per noi. Eppure è spesso proprio l'uomo a scatenare le burrasche, a portare il male nel mondo, per poi condannare quel Dio che volutamente ignora. L'oscuramento della nostra anima diviene così la causa che scatena le tempeste della violenza e che suscita la paura in coloro che subiscono la sopraffazione. Ma il Signore ci invita a non avere paura di quelli che uccidono il corpo ma non hanno potere di uccidere l'anima (Mt 10,28).
Noi non conosciamo le vie del vento (Gv 3,8) e non possiamo controllarlo; ma colui che sprigiona il vento dai suoi depositi (Sal 135,7) e lo raccoglie nel suo pugno (Pr 30,4) può darci fiducia e conforto nei giorni più tempestosi. Resteremo ammirati dalla capacità della parola di Dio di portare pace nei nostri cuori.
Preghiera
Dèstati, Signore, e salvaci dai pericoli che ci minacciano; affinché confermati nella fede possiamo innalzare la nostra lode alla tua gloria. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona