Lettura
Salmi 6
1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Sull'ottava.
Salmo. Di Davide.
2 Signore, non punirmi nel tuo sdegno,
non castigarmi nel tuo furore.
3 Pietà di me, Signore: vengo meno;
risanami, Signore: tremano le mie ossa.
4 L'anima mia è tutta sconvolta,
ma tu, Signore, fino a quando...?
5 Volgiti, Signore, a liberarmi,
salvami per la tua misericordia.
6 Nessuno tra i morti ti ricorda.
Chi negli inferi canta le tue lodi?
7 Sono stremato dai lunghi lamenti,
ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,
irroro di lacrime il mio letto.
8 I miei occhi si consumano nel dolore,
invecchio fra tanti miei oppressori.
9 Via da me voi tutti che fate il male,
il Signore ascolta la voce del mio pianto.
10 Il Signore ascolta la mia supplica,
il Signore accoglie la mia preghiera.
11 Arrossiscano e tremino i miei nemici,
confusi, indietreggino all'istante.
Commento
Il Salmo 6 è la preghiera di un malato, in cui è descritta la sofferenza fisica, accompagnata da quella interiore: le ossa tremanti per la febbre, il pianto, le veglie notturne a causa dell'insonnia, gli occhi che bruciano, la vecchiaia e l'incubo della morte. Il gemito accorato del povero infermo esprime e impersona ogni angoscia d'uomo.
Il salmista ravvisa nella sua malattia il manifestarsi della riprensione da parte di Dio (v. 2), secondo una concezione di giustizia retributiva, ma anche educativa, che troviamo in molti passi dell'Antico testamento; nel libro di Giobbe tale visione è sostenuta dagli amici del protagonista e da questi contraddetta. Anche Gesù affermerà che la malattia non è necessariamente conseguenza del peccato (cfr. Gv 9,1-2).
L'espressione "Fino a quando?" ricorre più volte nei Salmi (cfr. 13,2; 90,13) e nella Bibbia in genere (cfr. Is 6,11; Ap 6,10). Essa rende molto bene l'impazienza dell'uomo che geme sotto il peso della prova e non scorge davanti ai suoi occhi la fine delle sue sofferenze.
La preghiera del peccatore pentito implora il "ritorno" di Dio (v. 5): quando l'uomo si allontana dal Signore questi, a sua volta "se ne va" da lui.
Il mondo dei morti (ebr. Sheol) viene rappresentato nella prosepttiva veterotestamentaria, non ancora aperta sull'orizzonte ultraterreno della vita eterna, quale luogo tenebroso e di silenzio, estraneo al mondo divino; in esso non è possibile lodare il Signore come nel tempio, durante la vita terrena.
Le parole del salmista possono essere fatte proprie anche dall'anima sconvolta dalla tentazione, che chiede a Dio di essere messa in salvo dalla morte rappresentata dal peccato.
Il grido di liberazione è anche quello di Israele oppresso dai suoi nemici e della chiesa avversata dal maligno e dal mondo, che attende la liberazione alla fine dei tempi.
Il salmo racchiude infine il gemito di Cristo nella sua passione, che innalza al Padre la voce del suo pianto e nella resurrezione ci dà testimonianza che il Signore accoglie la sua e la nostra preghiera.
Le parole conclusive (vv. 9-10) esprimono con un grido di vittoria la certezza dell'esaudimento da parte di Dio.
- Rev. Dr. Luca Vona