Sono numerose più che non si creda, anche in mezzo all'umile popolo cristiano, le anime che, sotto l'impulso dello Spirito Santo, praticano un'orazione vitale, che diventa per loro un'abitudine facile quanto le loro abitudini comuni. Ne fanno frequenti atti che sono la gioia più bella dei loro giorni; e questi atti, così semplicemente ripetuti, le innalzano, a loro insaputa, fino ad uno stato interiore, in cui non perdono più il sentimento intimo della presenza di Dio. Vivono con lui, in lui. Un mistero divino, il ricordo di una lettura, di una predica, la vista della natura e l'opera di Dio in loro, che so io?, le occuperanno dappertutto nel lavoro, nel riposo, perfino nelle conversazioni.
E questo stato sembra loro così naturale, che non sospettano neppure che sia contemplazione; le lascia così libere, le rende tanto sorridenti che nessuno può supporre la loro occupazione intima. Se voi diceste loro che sono contemplative, non lo crederebbero affatto e sarebbero molto meravigliate del vostro apprezzamento.
Ogni cristiano può dunque arrivare ad essere contemplativo; non c'è bisogno di alcun dono speciale di natura né di alcun favore eccezionale di grazia; nessuno stato fisico o spirituale vi si oppone, quando c'è una volontà seria di avvicinarsi a Dio e di unirsi a lui. Non occorre nemmeno usare mezzi difficili poiché le anime più semplici, nelle circostanze più ordinarie, vi arrivano attraverso vie comunissime. E questa contemplazione basta a condurre alle vette dell'unità. Sii certo che con questo mezzo tu puoi salire tutta la scala delle ascensioni fino alla più grande perfezione.
- Augustin Guillerand, certosino, La pianta di Dio, nn. 1188-1189, pp. 800-801