Colletta
Ti
supplichiamo, Signore Onnipotente, di guardare al desiderio dei tuoi umili
servi, e di stendere la tua destra, per difenderci da ogni nemico. Per Gesù
Cristo, nostro Signore. Amen
Letture:
Ef 5,1-14; Lc 11,14-28
Il mutismo costituiva nell’antichità giudaica una condizione
particolarmente infelice, perché colui che ne era affetto non poteva né
innalzare a Dio le sue lodi, né invocare il suo nome per chiedere aiuto. Il
protagonista di questa pagina del vangelo di Luca diviene l’immagine di una
separazione radicale da Dio, di uno smarrimento nelle tenebre del mondo e di
uno stato di profonda solitudine. A volte, in effetti, la sofferenza è capace
di prostrare l’uomo al punto da rendergli impossibile persino il conforto della
preghiera, di un dialogo con Dio, nella forma della supplica, dell’invocazione
o fosse anche della protesta.
Gesù dimostra di essere capace di venirci incontro
e di vincere anche questo genere di demoni.
Vi è una battaglia in corso, tra il Regno di Dio da
una parte e Satana e i suoi angeli dall’altra. Non è consentito assumere
posizioni di neutralità.
Non schierarsi con Cristo significa soccombere al
demonio e condividerne la sorte disastrosa. Gesù è infatti l’”uomo forte”,
capace di scacciare i demoni con il dito di Dio, di custodire la sua casa e
disarmare il nemico antico. Chi non semina con Cristo, chi non sa prendere
posizione dinnanzi all’annuncio del Vangelo, disperde la semina di Dio, cammina
nelle tenebre e mette a rischio la propria vita.
Di fronte alla donna che benedice il grembo che lo
ha portato e i seni che lo hanno nutrito, Gesù relativizza i legami famigliari,
invitandoci a una più profonda solidarietà umana, chiamando a criterio di
discernimento delle relazioni la parola di Dio: “Mia madre e i miei fratelli
sono quelli che odono la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21),
rispose ai suoi parenti che lo cercavano.
La famiglia, cellula costitutiva così importante della
società, è in fondo spesso idolatrata e strumentalizzata, da gruppi politici di
diverso colore ma anche in ambito religioso, venendo a costituire di volta in
volta, un diritto da rivendicare, una sorta di clan da proteggere, ma
rappresentando spesso una semplice appendice dell’individualismo borghese. La
civiltà cristiana potrà essere ricostruita non semplicemente ponendo la
famiglia come baluardo, ma innanzitutto ponendo come fondamento il messaggio
evangelico.
“Beati coloro che odono la parola di Dio e
l’osservano” (Lc 11,28). La parola di Dio è dunque il modello da seguire; ma la
parola di Dio non è lettera morta; è il Figlio del Dio vivente, Gesù Cristo.
Se Gesù non fosse il Verbo incarnato potremmo
trovare in lui un maestro, un guaritore, un riformatore, un rivoluzionario. Ma
egli non volle essere nulla di tutto ciò. Fuggì sempre da queste gabbie, frutto
dei malintesi che le folle, da un certo punto in poi cominciarono a
manifestare. Nel vangelo di Marco chiede spesso alle persone che guarisce dalle
malattie e libera dai demoni, di mantenere la cosa segreta. Questo per
proteggersi dalle incompresioni riguardo la sua missione e la sua stessa
natura.
Gesù può essere un vero modello di vita proprio
perché è il Verbo di Dio incarnato, la manifestazione visibile e tangibile
dell’Altissimo. La sua umanità è il velo attraverso il quale l’Assoluto, per
definizione separato da tutto, ab-solutus,
ci si rede prossimo e conoscibile. Quel Dio di fronte al quale Mosé ed Elia
dovettero coprirsi il volto, si rivela all’umanità nel momento in cui si
riveste della natura umana di Cristo.
L’esortazione di Paolo a essere imitatori di
Cristo, può essere adempiuta considerando l’umanità di Gesù, la sua vita
terrena narrata nei vageli, e la sua presenza sacramentale, come una mappa da
tenere costantemente sotto il nostro sguardo.
Al di là degli elenchi di vizi e di virtù
riportati da Paolo nella Lettera agli Efesini e in altri suoi scritti, non
molto diversi da quelli che possiamo trovare nella letteratura greca ed ebraica
dello stesso periodo, la vera novità del messaggio cristiano consiste in questa
prossimità di Dio all’uomo. Nel cristianesimo la riflessione su Dio e
l’esperienza di Dio non sono incentrate su un libro, ma sul Risorto, che
cammina con noi fino alla fine dei tempi, guidandoci nella piena comprensione
delle Scritture, come fece con i due discepoli sulla via di Emmaus (Lc
24,13-35).
Rev. Luca Vona
Missione Anglicana Tradizionalista Carlo I Stuart