Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

Confessione di fede Cristiana Universalista | Giustizia divina e vita dopo la morte

La legge della giustizia è una credenza fondamentale di tutte le grandi tradizioni spirituali del mondo. Nelle religioni e filosofie orientali è nota come "karma". Nelle scritture ebraiche, Dio ha promesso che coloro che seguono i comandamenti di Dio sperimenteranno benedizioni e che i giudizio colpirà coloro che fanno il male (Dt 30,15-20; Sal 1,1-6, Prov 3,33). Le azioni peccaminose sono ripagate in proporzione diretta alla violazione della legge morale (Es 21,23-25; Lv 24,17-20). Gesù ha offerto un'illustrazione simile della proporzionalità e dell'equilibrio della giustizia retributiva, avvertendo che coloro che impugnano la spada moriranno di spada (Mt 26,52). Per contro, ha promesso grandi benefici a coloro che dedicano la propria vita alla chiamata di Dio (Mt 19,29).

Ovviamente, le persone non ottengono sempre ciò che meritano, nel bene o nel male, in questa vita. Pertanto, le tradizioni spirituali insegnano che la vita dei singoli esseri umani continua in qualche modo dopo la morte e che nella vita a venire la giustizia si manifesterà più pienamente (Gal 6,7-9).

La proporzionalità assicura anche che eventuali giudizi debbano essere temporanei e limitati, poiché anche il peccato che ha causato tali giudizi è limitato. La parola greca utilizzata nel Nuovo Testamento per esprimere questo giudizio limitato è aionios, che indica la durata di un'età o un periodo di tempo determinati, con un inizio e una fine. È la parola greca da cui deriviamo la parola italiana eone, ed era usata al tempo di Gesù per riferirsi a un periodo che andava dalla lunghezza della vita di un uomo a mille anni. Non esiste un "inferno eterno", nonostante ciò che molti cristiani sono stati indotti a credere sulla base di traduzioni errate della Bibbia.

Un'altra cosa che la Bibbia chiarisce è che lo scopo del giudizio divino è riformativo, non vendicativo, per aiutare le persone a imparare dai propri errori e avvicinarsi alla perfezione. La parola greca utilizzata nel Nuovo Testamento è kolasis, che significa un benefico castigo, come un giardiniere pota una vite per rimuovere la vegetazione morta e farla crescere più fruttuosamente.

Mentre crediamo nella realtà di causa ed effetto, nella legge della giustizia, crediamo che se questa fosse l'unica dinamica coinvolta nella vita, non sarebbe una notizia particolarmente buona e la fede cristiana non apporterebbe alcuna novità. Invece, crediamo che alla fine riceveremo tutti il ​​perdono (da Dio, dagli altri e da noi stessi), e che questo "metterà in corto circuito" il karma superando la legge della giustizia. Questa verità è espressa nel Salmo 130,3-4, come segue: "Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore".

Il perdono può costituire davvero un'evento radicale, come quando Gesù disse al crocifisso accanto a lui: «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,43). Quando Gesù camminava in mezzo a noi, dichiarava abitualmente che le persone erano perdonate, anche prima che si pentissero. La gente a quel tempo si opponeva a una tale stravagante effusione di amore e grazia, e molti lo fanno ancora. Ma questa è la via di Dio. Gesù ha parlato di amore e perdono radicali. Coerentemente con ciò, Gesù pregò per coloro che lo crocifissero, dicendo: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). La buona notizia è che, "come dista l'oriente dall'occidente, così [Dio] allontana da noi le nostre colpe" (Salmi 103:12).

Quindi crediamo che l'esperienza del giudizio divino sia la naturale conseguenza del nostro comportamento. Ma questa non è l'ultima parola. Senza il perdono, la grazia, la misericordia e l'amore la sofferenza continua, ma con queste forze che cambiano la vita noi e gli altri "veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria" (2 Cor 3,18). Questa è davvero una buona notizia!