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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
venerdì 28 febbraio 2025
Martin Bucer. Il riformatore di Strasburgo
Fermati 1 minuto. Un'alleanza benedetta da Dio
mercoledì 26 febbraio 2025
Fermati 1 minuto. Uniti e operosi sotto lo stesso nome
martedì 25 febbraio 2025
Roberto d'Arbissel e i fratelli e le sorelle di Fontevraud
Fermati 1 minuto. Abbassarsi per ascendere
lunedì 24 febbraio 2025
Il re Etelberto e la diffusione del cristianesimo tra gli Angli orientali
Fermati 1 minuto. Come attraverso l'acqua e il fuoco
domenica 23 febbraio 2025
Perseverare lungo l'inverno
O SECONDA DOMENICA PRIMA DELLA QUARESIMA
sabato 22 febbraio 2025
Margherita da Cortona e la ricerca del volto di Cristo
Il 22 febbraio del 1297 conclude i suoi giorni terreni Margherita da Cortona, terziaria francescana. Nata nel 1247 a Laviano, sul lago Trasimeno, Margherita rimase presto orfana di madre. A disagio con la propria matrigna, essa fuggì, appena sedicenne, nel castello del conte Arsenio di Montepulciano, con il quale visse per dieci anni. Quando l'uomo che amava incontrò precocemente la morte durante una partita di caccia, Margherita fu respinta sia dalla propria famiglia sia da quella di Arsenio. Abbandonata da tutti e con un figlio da allevare, nato dalla relazione con il nobile toscano, la giovane fu accolta da due nobildonne di Cortona, che la indirizzarono ai frati minori, presso i quali trascorrerà gran parte della sua vita. Aiutata dai francescani, Margherita segnò a sua volta profondamente la loro spiritualità con una vita di grande austerità e di totale dedizione agli ultimi. Donna di grande carità e mistica della passione di Cristo, da cui attingeva la forza per amare, Margherita fu all'origine di innumerevoli iniziative a favore di poveri e ammalati, nei quali non si stancò mai di cercare il volto del suo Signore. Essa si spense all'età di cinquant'anni in una piccola cella nella rocca sovrastante Cortona, delusa dalle decisioni dei capitoli francescani che ormai si allontanavano dal rigore degli inizi, ma ritenuta da tutti un modello di vita evangelica.
Tracce di lettura
Il Signore le disse in visione: «Cosa domandi di me, Margherita, martire mia?». «Signore mio, perché mi chiami martire, quando io non ho patito per amor tuo nulla di aspro?». Il Signore le rispose: «Il tuo martirio è il timore che hai di perdermi e di offendere me, tuo Creatore; ma io ti dico che sei la nuova luce data a questo mondo e illuminata da me». A queste parole l'umile Margherita esclamò: «Signore, scenda su di me la tua misericordia, perché non sia tenebra in questo mondo, ma fa' che io risplenda della tua luce, tu che sei la mia luce». E il Signore a lei: «Non è forse vero, figlia mia, che tu per amor mio ti sei privata di ogni gioia della terra? E che per amore mio sei pronta ad affrontare ogni sofferenza? Non racchiudi forse nel tuo cuore, per amore mio, tutti i poveri del mondo?». (fra' Giunta Bevignati, Leggenda di Margherita da Cortona 10,16)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Margherita da Cortona (1247-1297) |
Fermati 1 minuto. Solo la fede ci apre alla comprensione
venerdì 21 febbraio 2025
Pier Damiani. Dotto eremita e riformatore della Chiesa
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Pier Damiani (1007-1072) |
giovedì 20 febbraio 2025
Fermati 1 minuto. La verità, lontano dalle chiacchiere della gente
mercoledì 19 febbraio 2025
Fermati 1 minuto. Il dono della luce
Lettura
Marco 8,22-26
22 Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. 23 Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». 24 Quegli, alzando gli occhi, disse: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». 25 Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. 26 E lo rimandò a casa dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
Commento
La guarigione graduale del cieco probabilmente ha lo stesso scopo di suscitare la fede della guarigione del sordomuto, narrata da Marco poco prima nel suo Vangelo. Alcuni esegeti hanno visto in queste guargioni un'immagine della progressiva illuminazione dei discepoli nei confronti della missione salvifica di Gesù.
I farisei che chiedono un "segno" per mettere Gesù alla prova sono lasciati nella loro cecità: la guarigione avviene infatti "fuori del villaggio" (v. 23). La lontananza dal centro abitato mostra anche che certi miracoli si realizzano solo in un rapporto intimo con Dio, lontano dai rumori e dagli abbagli del mondo, nella solitudine abitata dalla sua presenza.
Questa volta la guarigione non avviene tramite la parola, ma mediante un sobrio rituale che comprende l'imposizione delle mani. Gesù si rende presente a quest'uomo che non può vederlo, entrando in contatto con lui per mezzo del senso del tatto. Il Signore conosce le vie attraverso le quali raggiungerci, anche quando l'oscurità ci separa da lui.
L'uomo riacquista progressivamente la vista in due fasi. Inizialmente vede delle figure umane in modo confuso e incerto (v. 24). Il fatto che il cieco affermi di vedere uomini "come degli alberi che camminano" attesta che egli non sia stato privo della vista dalla nascita. Riconosce qualcosa di ciò che poteva vedere prima della sua infermità. Così anche l'anima riacquista coscienza del suo stato antecedente la caduta in maniera non sempre subitanea, ma inizialmente solo con una vaga reminescenza.
Gesù deve agire di nuovo per sanare il cieco completamente (v. 25). Il Signore nel ridonarci la vista vuole che ci vediamo in maniera perfetta, che giungiamo alla comprensione piena di ciò che la fede ci mostra. Il suo intervento ci permette di aprire gli occhi alla contemplazione della sua gloria ma anche di vedere negli uomini non degli "alberi", esseri quasi inanimati, ma creature a sua immagine.
A volte l'intervento della grazia nelle nostre vite non è una luce che irrompe all'improvviso, ma come l'acqua che lentamente penetra in una stanza chiusa da sotto la porta.
Preghiera
Alla tua luce vediamo la luce, Signore; aiutaci a penetrare i tuoi santi misteri, per crescere nella contemplazione della tua gloria e riconoscerti nell'uomo plasmato a tua immagine e somiglianza. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
martedì 18 febbraio 2025
Fermati 1 minuto. L'unico pane che basta a saziarci
Il Beato Angelico. Dipingere la bellezza del vangelo
lunedì 17 febbraio 2025
Janani Luwum e i martiri dell'Uganda. Il coraggio della parola
I sette fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria
Fermati 1 minuto. Gesù, segno tangibile dell'amore divino
domenica 16 febbraio 2025
Non una passeggiata ma una corsa
venerdì 14 febbraio 2025
Cirillo e Metodio. Tutte le lingue lodino il Signore
Fermati 1 minuto. Una Chiesa missionaria e con un bagaglio leggero
Lettura
Luca 10,1-9
1 Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2 Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3 Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7 Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l'operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa. 8 Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, 9 curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio.
Commento
L'invito di Gesù a pregare affinché Dio mandi operai nella sua messe (v. 2) sta a indicare che Dio solo è qualificato a conferire questo mandato, proprio come nella sua veste regale e messianica Gesù lo conferisce ai settantadue inviati. In alcuni manoscritti il numero dei discepoli è di settanta, forse a indicare i settanta anziani nominati da Mosè.
L'immagine degli agnelli in mezzo ai lupi si riferisce all'ostilità e ai pericoli che i discepoli troveranno durante la loro missione. Viaggiando in coppia potranno sostenersi l'un l'altro. Data l'urgenza del compito e l'impegno richiesto ai missionari, l'invito è di evitare di perdersi dietro i beni materiali e le formalità dei saluti "lungo la strada" (v. 4). Nella cultura del tempo il saluto di una persona prevedeva un elaborato cerimoniale, con molte formalità, come la condivisione di un pasto o una lunga sosta. Il discepolo deve evitare l'attaccamento alle cose e agli intrattenimenti terreni, dando sempre la priorità all'attività di missionaria.
Le parole di Gesù sono pervase di un senso escatologico, attestando la scarsità del tempo a disposizione. Coloro che portano l'annuncio di salvezza viaggiano con passo spedito. I discepoli dovranno entrare nelle case (v. 5) e non predicare nelle sinagoghe. Il messaggio che portano non è rinchiuso negli steccati della religiosità formalizzata e sedentaria del giudaismo farisaico. La Chiesa di Cristo, come attestano anche gli Atti degli apostoli (cfr. At 20,42; 5,20) muove i suoi primi passi come assemblea profetica e domestica. Il vangelo entra nella vita quotidiana e familiare di coloro che lo ricevono, i "figli della pace" (v. 6).
Il comando ai discepoli di mangiare quello che sarà loro messo davanti indica che è abrogata ogni distinzione tra cibi puri e impuri. Condividere il pasto è nel mondo antico un'espressione di intima amicizia. Cibandosi di quel che gli sarà offerto il vero discepolo "si fa tutto a tutti" proprio come testimonierà successivamente l'apostolo Paolo: "mi sono fatto greco con i greci, giudeo con i giudei, mi sono adattato a tutte le situazioni, per salvare ad ogni costo qualcuno" (1 Cor 9,19-22).
Senza il timore di scontrarsi con le forze contrarie del mondo, il messaggio evangelico è capace di adattarsi, "mettendosi a tavola" con l'uomo di ogni luogo e di ogni tempo.
Preghiera
Ti preghiamo Signore, di suscitare nella tua Chiesa operai volenterosi, per portare la benedizione del tuo messaggio di salvezza ad ogni uomo. Amen.
- Rev Dr. Luca Vona
giovedì 13 febbraio 2025
Giordano di Sassonia, propagatore degli ideali evangelici
I domenicani ricordano oggi Giordano di Sassonia, biografo di Domenico di Guzman e suo successore alla guida dell'Ordine dei predicatori.
Giordano era nato a Burgberg, in Sassonia, attorno al 1185, e si era trasferito a Parigi per studiare teologia in questa città. A seguito dell'incontro con Domenico, la sua vita cambiò profondamente. Un anno più tardi, Giordano entrò nell'Ordine domenicano insieme a Enrico di Colonia, suo carissimo amico.
Alla morte di Domenico, Giordano di Sassonia assunse la guida dell'Ordine, consolidando e diffondendo ovunque l'attività dei Predicatori. Nel corso del suo ministero il numero dei conventi e dei frati venne decuplicato, si giunse a formulare le Costituzioni e a fornire un assetto stabile alla vita domenicana, in anni di grande fermento e instabilità spirituale.
Giordano, uomo di profonda serenità e grande propagatore degli ideali evangelici che avevano guidato la vita e l'azione di Domenico, ebbe tra l'altro il merito di fornirci nel suo Libro sulle origini dei frati predicatori una delle rare vite di fondatori equilibrate e prive degli eccessi agiografici tipici dell'epoca medioevale.
Egli morì naufrago, mentre tornava dalla Terra Santa, da una delle sue frequenti visite alle province dell'Ordine, il 13 febbraio del 1237.
Tracce di lettura
Carissima, il desiderio degli antichi padri invitò il tuo Sposo, Cristo Figlio di Dio, a venire a soffrire, ed egli venne. Invitato dai tuoi desideri alle tue gioie, come potrà non venire? Innalza tutti i tuoi desideri verso il cielo.
Se vuoi imparare una lingua spirituale, vivi con il desiderio dei paesi del cielo, in modo che se avrai occasione di leggere un libro dal contenuto spirituale o ascoltare un predicatore, tu li possa comprendere. Il senso delle cose spirituali non può essere compreso da chi non è mai stato nelle regioni dello spirito. (Giordano di Sassonia, Lettere)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Giordano di Sassonia, affresco del Beato Angelico |