Il 5 settembre 1961 passa da questo mondo al Padre, all'età di 86 anni sorella Maria, fondatrice della comunità dell'Eremo di Campello. Nata nel 1875 a Torino, Valeria Paola Pignetti fu una donna di salute malferma, dotata di grande forza interiore e di dolcezza; fin da giovane mostrò una propensione alla solitudine contemplativa e all'apertura verso gli altri.
Entrata nel 1901 nell'istituto delle Francescane Missionarie di Maria, per diciotto anni accolse con obbedienza i servizi sempre più impegnativi che le venivano affidati. Terminata la prima guerra mondiale durante la quale aveva assistito i feriti, lasciò con il permesso dei superiori l'istituto, in cerca di «un più largo respiro».
Dopo tre anni, essa diede vita nei pressi di Campello sul Clitumno in Umbria, a una delle esperienze più limpide di vita evangelica del xx secolo, dapprima nel Rifugio San Francesco, e dal 1926 nell'Eremo francescano, sopra le fonti del Clitumno. Restaurato questo antico eremo, sorella Maria vi visse fino alla morte, assieme ad alcune compagne, con un programma fatto soltanto di preghiera, lavoro e accoglienza degli ospiti, in una tensione via via crescente alla comunione con ogni creatura.
Sorella Maria ebbe rapporti epistolari con Gandhi, Albert Schweitzer, Friedrich Heiler, Primo Mazzolari, Evelyn Underhill, Giovanni Vannucci e molti altri. A motivo della sua amicizia con Ernesto Buonaiuti, e poiché presto erano entrate a far parte della sua comunità alcune sorelle non appartenenti alla chiesa cattolica, essa fu a lungo osteggiata dall'autorità ecclesiastica, e dovette rinunciare per quasi trent'anni alla celebrazione della messa nell'Eremo di Campello.
Quando si profilò la fine dell'interdetto, Maria, secondo le sue stesse parole, era ormai oltre, prossima a quella comunione cosmica cui aveva a lungo anelato, e che poté raggiungere nel 1961, al termine di una vita di grandi sofferenze, ma all'insegna di una grande pace interiore.
Tracce di lettura
Cara Amata, occorre che io ti spieghi per quanto posso la mia attitudine verso i fratelli; affinché io ti sia chiara, in questo, come voglio essere chiara in tutto. Ogni credenza o professione religiosa d'ogni fratello m'ispira rispetto e interessamento, non in se stessa, ma perché è del fratello, ed è come una risultante del suo temperamento, delle sue esperienze, del suo ambiente, del suo tempo.
Del tenermi lontana o vicina ai fratelli di diversa credenza, non mi sono mai preoccupata. A me preoccupa solo il debito di amore che ho verso ogni fratello.
(Sorella Maria, Lettere a Amy Turton)
Per me la chiesa è la società dei credenti. Ogni credente sincero fa parte dell'anima della chiesa; è il concerto cattolico per eccellenza. Dunque non solo con un fratello cristiano, ma con un fratello israelita o pagano, io mi sento in comunione spirituale, se egli crede e spera e ama. Con quelli poi tra i fratelli che cercano Cristo con sincerità e desiderio, io sento che «siamo un solo pane in Lui» e credo che tanto più siamo cristiani, quanto più siamo uniti; anzi è una condizione indispensabile. Ne vengono di conseguenza il rispetto scambievole, il «prevenirci con l'onore» e tutte le altre cose.
(Sorella Maria, Lettere)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose