Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 14 settembre 2021

Fermati 1 minuto. Guardate a lui e sarete salvi

Lettura

Giovanni 3,13-17

13 Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. 14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15 perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Meditazione

Colui che schioderà Cristo dalla Croce, Nicodemo, riceve anticipatamente da Gesù, in un intimo colloquio notturno, la rivelzzione che è il cuore del Vangelo: Dio ha mandato il suo Figlio nel mondo non perché il mondo venga giudicato, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Nicodemo aveva riconosciuto in Gesù un profeta, ma ora gli viene fatto comprendere che nessun profeta è al pari di Gesù, il Figlio di Dio disceso dal cielo. Mosé ascese sul monte Sinai, ma Cristo è asceso a Padre, per questo è capace di rivelare i misteri di Dio e la sua volontà. Nelle parole di Gesù abbiamo una descrizione della sua duplice natura e del mistero dell'incarnazione: la natura divina, discesa nella carne e quella umana assunta dalla sua divinità.

Il libro dei Numeri (Nm 21,4-9) narra che Mosè, su ordine di Dio, mise un serpente di rame sopra un asta per guarire gli israeliti dal morso dei serpenti, che erano stati inviati come castigo per le mormorazioni del popolo durante l'esodo nel deserto. Servendosi del verbo greco hypsoo, "sollevare", che implica la glorificazione, Giovanni richiama l'esaltazione di Gesù nella gloria della sua morte e resurrezione.

Vi è un parallelo tra le parole dette da Dio a Mosè, relativamentee al serpente di rame, "Chiunque, dopo eserestato morso, lo guarderà resterà in vita" (Nm 21,8) e le parole di Gesù "bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (vv. 14-15). Guardre a Cristo con fede conduce alla salvezza. 

Questo è il primo di diciassette riferimenti alla vita eterna presenti nel Vangelo di Giovanni. L'eternità della vita donata da Cristo non è un riferimento meramente quantitativo ma soprattutto qualitativo, indicando la contemplazione di Dio e la piena santificazione; una realtà che chi crede in Cristo comincia a sperimentare già prima della morte.

Credere nel nome di Gesù (v. 16) implica non solo una adesione intellettuale ma un fiducioso abbandono a Cristo per essere rigenerati da lui. Gesù rivela che l'amore di Dio per il mondo non include solo Israele ma tutti gli esseri umani. Quello di Dio non è un amore in senso puramente sentimentalistico, ma un amore che si fa dono di quanto egli ha di più prezioso, il suo Figlio unigenito.

Il cristiano adora la croce non di per sé, perché adorare la croce senza il redentore sarebbe insensato. Noi siamo chiamati ad adorare colui che ha trasformato uno strumento di supplizio nell'albero della vita, rendendo Dio presente nell'umanità ferita, umiliata, disprezzata, fattasi carico del peccato. Allora la croce, stoletezza per i sapienti di questo mondo, può essere compresa come sapienza e potenza di Dio (1 Cor 1,18).

Preghiera

Attiraci a te, o Cristo, affinché liberi dai rivolgimenti di questo mondo possiamo restare saldi nella tua parola di salvezza. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona