Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

domenica 28 luglio 2019

Giustificazione e Santificazione

COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA SESTA DOMENICA DOPO LA TRINITA'

Colletta

O Dio, che hai preparato per coloro che ti amano, delle cose così buone che oltrepassano l'umana comprensione; versa nei nostri cuori un tale amore per te, che amandoti al di sopra di ogni altra cosa, possiamo ottenere ciò che ci hai promesso, che oltrepassa ciò che possiamo desiderare. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

Letture

Rm 6,3-11; Mt 5,20-26

Commento

Nella chiesa primitiva si svilupparono due etimologie della Pasqua cristiana: la prima considerava la Pasqua un “passaggio”, rievocazione del passaggio del Mar Rosso da parte degli ebrei che fuggivano dall’Egitto; la seconda idea era invece collegata al termine “passio”, ovvero alla passione di Cristo, e si richiamava direttamente al brano della lettera di San Paolo che ci propone la liturgia di oggi.

L’Apostolo spiega che il battesimo ci ha unito alla morte di Cristo, facendoci morire al peccato. A questo evento fu applicata l'idea del “passaggio”, prefigurata dagli evevnti dell'Antico Testamento, nello specifico del passaggio dalla schiavitù del peccato alla libertà della grazia. 

La giustificazione, però, non è la tappa finale, vi è infatti una chiamata del cristiano alla santificazione; proprio come l’epilogo del Vangelo non è rappresentato dalla morte di Cristo, ma dalla risurrezione: "poiché se siamo stati uniti a Cristo in una morte simile alla sua, saremo anche partecipi della sua risurrezione" (Rm 6,5). 

Paolo impiega un verbo al passato per il battesimo e, dunque, per la giustificazione, ma al futuro per la risurrezione. La santificazione è la mèta, ma in certo qual modo anche la Via che siamo chiamati a percorrere. Infatti, poco prima, afferma: "Noi dunque siamo stati sepolti con lui... affinché, come Cristo è resuscitato dai morti per la gloria del Padre, così anche noi camminiamo in novità di vita” (Rm 6,4).

Il cristianesimo non è una semplice appartenenza a un popolo o a una istituzione religiosa. È un "camminare", un percorrere "la Via", come viene definito nel libro degli Atti degli Apostoli. È insita in esso la possibilità di una crescita, in Dio e nella sua grazia.

La risurrezione inizia ora, come esperienza di rinnovamento e santificazione. È il frutto che la grazia fa germinare dal nostro morire al peccato in Cristo. È un esodo, un cammino di liberazione dalla schiavitù: "il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui, perché il corpo del peccato possa essere annullato, affinché noi non serviamo più al peccato" (Rm 6,6). L’idea del cammino evoca la progressione che caratterizza la nostra liberazione dal peccato e dalla morte e la nostra crescita in quella libertà che è la santità.

Il punto di partenza è la giustificazione, perché uniti alla morte di Cristo ci vengono rimessi i peccati. Ma la libertà rappresentata dalla santificazione è un approdo, una conquista, che richiede una certa disciplina: la giustificazione ci è stata data a caro prezzo, Gesù ha pagato con la propria morte, e poiché nessun discepolo è più grande del proprio maestro, solo nella misura in cui prenderemo sul serio il nostro discepolato condivideremo con lui anche l'esperienza della risurrezione.

Il battesimo non è semplicemente una esperienza circoscritta in un dato momento della nostra vita, ma è l'inserimento in un cammino di crescita in santità e giustizia. Gesù lo dice chiaramente: "se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli” (Mt 5,20). 

Se non vogliamo cadere nella mediocrità occorre una apertura alla grazia e una risposta alla sua azione, che diventa disciplina attenta nel nostro agire. Il Signore ci guida, affinché portiamo a compimento l'opera che ha iniziato in noi.

- Rev. Dr. Luca Vona