Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

domenica 31 dicembre 2017

Non sei più servo ma erede di Dio



Commento alla liturgia della I domenica dopo il Natale


Colletta

Dio Onnipotente, che ci hai donato il tuo unico Figlio, affinché prendesse su di sé la nostra natura e nascesse in questo tempo dal grembo di una vergine; concedici di essere rigenerati e fatti tuoi figli per adozione e grazia; affinché possiamo essere quotidianamente rinnovati dallo Spirito Santo. Per Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te e con lo stesso Spirito, per tutti i secoli dei secoli. Amen.


Letture:

Gal 4,1-7; Mt 1,18-25

Il tema dell'adozione per grazia - richiamato nella colletta della liturgia del giorno e dalla Lettera di San Paolo ai Galati - ci costringe a rivedere radicalmente la nostra immagine di Dio. La rivelazione del Dio trinitario e della dinamica che ne anima la vita, interna ed esterna, ci è data innanzitutto nel mistero dell’Incarnazione. Dio ci viene rivelato come Padre, dunque non come un'ente chiuso in se stesso, sterile e autoreferenziale, ma capace di generare in eterno un'altro da sé, il Figlio, e di effondere su di esso il proprio amore. Il Figlio restituisce al Padre questo amore, che è lo Spirito Santo, in una dinamica che è come quella di una fontana perpetua, capace di autoalimentare il proprio flusso, senza fine né principio.
Ma il mistero dell'adozione a figli, mediante l'Incarnazione del Verbo, ci offre una ulteriore rivelazione. La capacità del Dio trinitario di effondere la propria vita anche al di fuori di sé. Assumendo e condividendo fino in fondo la nostra natura umana, infatti, il Figlio ci rende una cosa sola con sé. Il processo discendente e di "spoliazione" che ha inizio con l'Incarnazione del Verbo e giungerà alla rincunia di Dio a se stesso nella Passione e morte di Cristo, ha un parallelo nella progressiva ascesa della natura umana, nel momento in cui Dio decide di assumerla su di sé, di innalzarla rivestendosi di essa, di rigenerarla pienamente, attraverso la sua dolorosa Passione e la gloriosa Resurrezione.
La nascita di Gesù, l’Incarnazione dell'eterno Figio di Dio, è il passo decisivo con cui Dio ci offre, gratuitamente, la possibilità di essere inseriti nella sua vita trinitaria. È il segno della fedeltà di Dio alla sua creatura, che ci consente di recuperare non solo il Paradiso perduto, ma di condividere la stessa vita divina, di ottenere ciò che i nostri progenitori desideravano e che il menzognero tentatore gli prospettava come un qualcosa che Dio non ci avrebbe concesso: "Dio sa che nel giorno in cui ne mangerete gli occhi vostri si apriranno e sarete come Dio"... Ne mangiarono entrambi “allora si apersero gli occhi di ambedue e si accorsero di essere nudi”. Il frutto della disobbedienza ci ha allontanati da Dio, aprendoci gli occhi verso la miserevole nudità di chi ha perso tutto, perché ha perso l’immagine e la somiglianza con il suo Creatore. Ma ben diverso è il frutto della giustificazione, e ben diverso il destarsi dal sonno, l’aprire gli occhi di Giuseppe, al quale l’angelo rivela il mistero dell’Emmanuele, il “Dio-con-noi”.
La salvezza operata in Cristo, ha non solo restaurato in noi l'immagine originaria, ma ci ha fatti eredi di Dio, rendendoci una sola cosa con il Figlio; sicché quando il Padre ci guarda, non vede noi, non vede me, non vede te... ma vede in noi il Figlio suo e ci ama come il suo Figlio prediletto. E quando noi preghiamo rivolgendoci al Padre, noi preghiamo con la stessa voce del Figlio di Dio, mediante lo Spirito Santo, che egli ha effuso abbondantemente su di noi.
Tutto ciò avviene nel mistero dei Sacramenti che il Signore, attraverso la Chiesa ci ha donato. E innanzitutto con i due grandi sacramenti attestati dal Vangelo e istituiti da Nostro Signore: il battesimo e l'eucaristia. Quando siamo battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, sperimentiamo il dono gratuito di Dio, che non è semplicemente una terra promessa per diventare nazione, e neppure il giardino dell'Eden con tutti i suoi frutti, ma è l'ingresso nella vita trinitaria, la piena comunione con Dio, che ci offre il dono più grande: se stesso. E questo mistero si compie pienamente nella comunione eucaristica, mediante la quale la nostra carne, il nostro sangue, diventano una sola cosa con la carne e il sangue di Cristo, affinché tutta la nostra persona, corpo e anima, possa ricevere l'immagine del Figlio. Ora Dio può vederci realmente con gli occhi di un Padre. Ora può vederci come noi guarderemmo nostro figlio. Io sono padre e so cosa significa il modo in cui guardi e ami tuo figlio e, per contro, il modo in cui lui ti guarda e ti ama, il modo in cui si affida a te. Certo sono una creatura segnata dalla debolezza e dalla fragilità della natura umana, sono un padre imperfetto. Mentre Dio ci ama in un modo così perfetto che possiamo cercare di immaginarlo solo partendo dalla nostra esperienza umana di padri, madri e figli ed elevandola a una incalcolabile potenza e perfezione. Come cristiani, abbiamo compreso a fondo il senso di questo mistero? Lo abbiamo compreso almeno un po'? Perché è questo il centro di tutta la nostra fede. Siamo in grado di vedere e concepire Dio come un Padre? Siamo in grado di saperci e di sentirci amati come il migliore dei padri amerebbe suo figlio? Lo Spirito Santo, ci insegni questo mistero e ci doni la sua pace, la pace di chi non è più schiavo e orfano in terra straniera, ma è stato chiamato a regnare con Cristo, nel quale il Padre ci dice: “tu sei mio figlio, oggi io ti ho generato” e "tutto quello che è mio è tuo". Amen.

Rev. Luca Vona
Missione Anglicana Tradizionalista Carlo I Stuart


Chiesa Anglicana Tradizionalista Carlo I Stuart
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Rev. Luca Vona
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domenica 24 dicembre 2017

Ridestiamoci dal sonno

COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA QUARTA DOMENICA DI AVVENTO

Colletta

Dio Onnipotente, donaci la grazia di allontanare da noi le opere delle tenebre e rivestirci dell’armatura della luce, ora nel tempo di questa vita mortale, in cui il tuo figlio Gesù Cristo è venuto a visitarci in grande umiltà; affinché nell’ultimo giorno, quando ritornerà nella sua gloriosa maestà, per giudicare i vivi e i morti, possiamo risorgere alla vita immortale, per lui che vive e regna, con te e con lo Spirito santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Ti supplichiamo Signore, solleva la tua potenza e vieni in nostro soccorso; affinché mentre corriamo, affaticati e ostacolati, tra il peccato e la debolezza, sul percorso che ci hai posto dinanzi, la tua grazia e la tua misericordia, possano soccorrerci prontamente. Per Gesù Cristo, nostro Signore, al quale, con te e con lo Spirito Santo, va ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Letture

Fil 4,4-7; Gv 1,19-28

Commento

«Egli è colui che viene dopo di me e che mi ha preceduto» (Gv 1,27). In queste parole di Giovanni Battista è racchiusa la ragione della nostra speranza. Dio ci precede nel donarci la sua salvezza. 

La colletta della quarta settimana di Avvento richiama la seconda lettera di San Paolo a Timoteo, scritta dalla prigionia, nella consapevolezza della morte imminente: "Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno" (2 Tim 4,7-8). Ma come ci ricorda questa preghiera liturgica la corsa può risultare estremamente faticosa, e può essere non priva di inciampi, a volte di rovinose cadute, a causa del peccato e della nostra debolezza. Il Signore ci viene incontro, con la sua grazia e la sua misericordia.

Fin dal primo atto di allontanamento dal Creatore vediamo nel libro della Genesi un Dio che cerca la sua creatura, chiamandola per il giardino: «Dove sei?» (Gen 3,9). Anche dopo l'allontanamento dell'uomo dall'Eden, Dio parla ai patriarchi, come a Giacobbe, nel sogno della scala mediante la quale gli angeli salgono e scendono dal cielo. Qui Dio gli promette «Io sono con te e ti proteggerò dovunque andrai... non ti abbandonerò» (Gen 28,15).

L'Avvento e il tempo di Natale sono il momento in cui maggiormente siamo chiamati a riconoscere la presenza di Dio tra noi. La lettera di Paolo ai Filippesi descrive il mirabile scambio di nature che si realizza nel mistero dell'incarnazione. Una dinamica circolare ascendente e discendente, proprio come quella degli angeli sulla scala di Giacobbe. Per questo la letteratura cristiana antica, in Oriente, parla di theosis kenosis, divinizzazione e spoliazione: divinizzazione dell'uomo, mediante la spoliazione di Dio. L'apostolo Paolo lo afferma con parole eloquenti: "Cristo Gesù... essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l'essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell'esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2,6). Vi è un profondo legame tra l'incarnazione e la passione.

Dio ha spogliato se stesso, assumendo la nostra natura, la nostra miseria, affinché non vi potesse essere più alcuna regione dell'umano classificabile come terra straniera, "senza Dio". Affinché saltassero tutte le distinzioni tra "sacro" e "profano". Affinché ciascuno di noi potesse esclamare, come Giacobbe, ridestatosi dal suo sogno profetico in terra straniera: «Certamente l'Eterno è in questo luogo, e io non lo sapevo» (Gen 28,16). Ridestiamoci dal sonno, dunque, e riconosciamo il Dio che è venuto ad abitare in mezzo a noi.

- Rev. Dr. Luca Vona

lunedì 18 dicembre 2017

La remissione dei peccati nella comunione eucaristica

La Chiesa anglicana, fin dalle sue origini non ha rigettato completamente la confessione auricolare e, sebbene nel Book of Common Prayer non sia presente un vero e proprio formulario per il Rito della Riconciliazione, troviamo diverse formule per la remissione dei peccati, in particolare nel Rito della Visita degli Infermi e nelle preghiere comunitarie del mattino e della sera (Morning e Evening Prayer).
Particolare importanza è data alla confessione collettiva durante la Santa Messa. Ma ciò che importante sottolineare è il valore della comunione eucaristica, sotto le due specie del pane e del vino, nel rimettere i peccati.

Questa idea teologica è ben lungi dall'essere una "invenzione" della Riforma. E' infatti presente già nella chiesa occidentale dei primi secoli, testimoniata dalla tradizione afro-romana e da Ambrogio di Milano.

Riportiamo, dunque, qui di seguito, alcuni passi del De Sacramentis di Ambrogio, insieme ad alcuni passaggi della preghiera eucaristica del Book of Common Prayer (dall'edizione del 1928), in particolare la preghiera di invocazione e quella che precede la comunione.

Sant'Ambrogio di Milano, De Sacramentis, IV,26-28.

Ogni volta che lo riceviamo [il sacramento del corpo e del Sangue di Cristo, ndr], annunciamo la morte del Signore. Se annunciamo la morte, annunciamo la remissione dei peccati. Se, ogni volta che il sangue viene sparso, viene sparso per la remissione dei peccati, devo riceverlo sempre, perché sempre mi rimetta i peccati. Io che pecco sempre, devo sempre disporre della medicina.

Quotiescumque accipimus, mortem Domini adnuntiamus. Si mortem, adnuntiamus remissionem peccatorum. Si, quotiescumque effunditur sanguis, in remissionem peccatorum funditur, debeum illum semper accipere, ut semper michi peccata dimittat. Qui semper pecco, semper debeo habere medicinam.

Libro della preghiera Comune (The Book of Common Prayer) 1928

INVOCAZIONE

E noi ardentemente ti chiediamo, o paterna bontà, di accettare con misericordia questo nostro sacrificio di lode e ringraziamento; molto umilmente ti supplichiamo di concedere a noi e alla tua intera Chiesa, per i meriti della morte del tuo Figlio Gesù Cristo e per la fede nel suo sangue, di ottenere la remissione dei nostri peccati e tutti gli altri benefici della sua passione.

PREGHIERA PRIMA DELLA COMUNIONE
Noi non abbiamo la presunzione di avvicinarci a questa Tavola, SIGNORE misericordioso, confidando nella nostra giustizia, ma nella tua molteplice e grande misericordia. Non siamo degni neppure di raccogliere le briciole sotto il tuo Tavolo. Ma tu sei lo stesso SIGNORE, la cui proprietà è di avere sempre misericordia; concedici dunque, SIGNORE di nutrirci del Corpo e del Sangue del tuo diletto Figlio Gesù Cristo, affinché i nostri corpi segnati dal peccato possano essere purificati dal suo Corpo e le nostre anime lavate dal suo Preziosissimo Sangue, e che sempre possiamo dimorare in Lui e Lui in noi. Amen.

- Rev. Luca Vona

domenica 12 novembre 2017

Le Collette per i Defunti nel Prayer Book del 1928

Signore, raccomandiamo alle tue mani misericordiose le anime dei nostri fratelli e delle nostre sorelle defunti, i cui corpi abbiamo consegnato alla terra, e chiediamo alla tua infinita bontà di concederci la grazia di vivere con amore e timore e di morire nel tuo favore; affinché quando giungerà il giudizio che hai affidato al tuo figlio diletto possiamo risultare accettabili ai tuoi occhi e ricevere la benedizione che il tuo figlio diletto pronuncerà per coloro che ti amano e ti temono, dicendo: venite, benedetti figli del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi prima della creazione del mondo. Concedici questo, Padre misericordioso, per Gesù Cristo, nostro unico salvatore, mediatore e avvocato. Amen. [BCP 1928, Burial of the Dead]

Dio onnipotente, ti rendiamo grazie per i tuoi servi  che hai liberato dalle miserie di questo mondo, dal loro corpo mortale e da ogni tentazione. E, come crediamo che tu abbia condotto le loro anime, che raccomandiamo alle tue mani sante, nella consolazione e nel riposo; concedici, ti supplichiamo, che nel giorno del giudizio, le loro anime e le anime di tutti i tuoi eletti che hanno lasciato questa vita possano ricevere i frutti delle tue promesse ed essere rese perfette nella gloriosa resurrezione del tuo figlio Gesù Cristo, nostro Signore. Amen. [BCP 1928, Burial of the Dead]

O Dio misericordioso, Padre del nostro Signore Gesù Cristo che è la resurrezione e la vita, nel quale chiunque crede vivrà anche se muore, e in cui chiunque vive e crede in lui non morirà in eterno; che ci ha insegnato tramite il suo apostolo Paolo di non rattristarci come uomini senza speranza per coloro che dormono in lui; ti chiediamo umilmente, o Padre, di sollevarci dalla morte del peccato alla vita della giustizia, affinché quando lasceremo questa vita possiamo addormentarci in lui e nella resurrezione dell'ultimo giorno, riavuti i nostri corpi e risollevati, sia noi che tutti i fedeli defunti, nel tuo favore, possiamo ottenere la gioia eterna con tutti i tuoi Santi. Concedici questo, Signore Dio, per mezzo del nostro avvocato Gesù Cristo, con il quale, e con lo Spirito Santo, vivi e regni, unico Dio, nei secoli dei secoli. Amen. [BCP 1928, The Celebration of the Holy Communion when there is a Burial of the Dead]

lunedì 30 ottobre 2017

Messa per i fedeli Defunti secondo il Prayer Book del 1549


Missione Anglicana Tradizionalista

Carlo I Stuart

Rev. Luca Vona


Giovedi 2 Novembre 2017 ore 16 00

Oratorio di San Francesco Saverio (detto “del Caravita”)

Via del Caravita 7 Roma


Celebrazione della Santa Messa per i fedeli Defunti

Bilingue italiano / inglese

Secondo il Rito Anglicano dal Libro delle preghiere comuni del 1549


Per la prima volta nella storia, presso l’Oratorio adiacente la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Roma, fondato nel 1631 dal gesuita Piero Caravita, verrà celebrata una Messa per i fedeli defunti secondo il rituale contenuto nella prima edizione del Book of Common Prayer (Libro delle preghiere comuni) della Chiesa Anglicana. L’edizione del 1549, infatti, è l’unica che presenta una vera e propria messa di commendatio per i fedeli defunti. Tradotta in italiano dal Rev. Luca Vona, dottorando in Sacra Liturgia presso il Pontificio Istituto Liturgico del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, tale liturgia verrà proposta con uno stile sobrio, in una delle più affascinanti chiese della Capitale.

I fratelli e le sorelle cristiani, anche di altre confessioni, sono invitati a partecipare o a presentare le proprie intenzioni di preghiera.

giovedì 6 luglio 2017

Ordinazione Sacerdotale del Rev. Luca Vona

AVVISO! DAL 30 GIUGNO 2018 LA MISSIONE ANGLICANA TRADIZIONALISTA 'CARLO I STUART' NON ESISTE PIU' ED E' STATA RIFONDATA COME CHIESA EVANGELICA 'CENTO PER UNO', PRESERVANDO LA TRADIZIONE ANGLICANA DEL PRAYER BOOK E ISPIRANDOSI IN MODO PARTICOLARE ALLA SPIRITUALITA' WESLEYANA E AL MOVIMENTO DELLA CONVERGENZA.

Sede e recapiti:

Chiesa Evangelica 'Cento per uno'
Via delle Betulle 63 Roma (zona Centocelle)
Rev. Dr. Luca Vona
Mob. (+39) 3385970859
info@centoperuno.it
www.centoperuno.it



Domenica 16 luglio, alle ore 18 00

presso il Tempio "Breccia di Roma"
in via di Santa Eufemia 9 (adiacente Piazza Venezia)

è stata celebrata l'Ordinazione Sacerdotale di Luca Vona



Il Rev. Luca Vona era stato ordinato diacono il 12 febbraio 2017 e nominato responsabile della Missione "Carlo I Stuart", per lo sviluppo di una comunità anglicana tradizionalista (continuing anglican) di lingua italiana.

Il rito di ordinazione sacerdotale è stato celebrato domenica 16 luglio alle ore 18 00 da S.E. Mons. Dr. Frederick Haas, Vescovo ordinario della Diocesi anglicana autonoma di Cristo Redentore con sede a Malta e Accademico onorario dell'Ordine Teutonico. 

Luca Vona è dottorando presso il Pontificio Istituto Liturgico (Pontificio Ateneo Sant'Anselmo), in cotutela con la Katholieke Universiteit Leuven (Belgio) e l'Università "La Sapienza" di Roma.

Punti di riferimento dottrinale, liturgico e pastorale della Missione sono il Book of Common Prayer del 1928 (tradotto in lingua italiana), i 39 articoli di religione (interpretati secondo l'anglicanesimo "High-Church") e la Affermazione di St. Louis (1977), che ha confermato la volontà delle chiese appartenenti al "movimento di continuazione" di mantenersi radicate nella tradizione delle Sacre Scritture, della Tradizione indivisa della Chiesa del primo millennio e dell'anglicanesimo "classico".

Al termine del rito di ordinazione è seguito un momento conviviale con la comunità.










Missione anglicana Carlo I Stuart
via di Santa Eufemia 9 Roma





martedì 18 aprile 2017

Le antiche fonti dell'eucologia pasquale anglicana

Per tutta l'ottava di Pasqua la liturgia anglicana tradizionale propone la recita quotidiana di una splendida colletta, la cui origine è da individuare nel Sacramentario Gelasiano. La colletta compare nel Book of Common Prayer del 1928 con un testo pressoché identico a quello proposto dal primo Prayer Book (1549), pubblicato durante il regno di Edoardo VI.


Dio Onnipotente, che attraverso
il tuo unico Figlio Gesù Cristo
hai vinto la morte e aperto per noi
le porte della vita eterna:
ti chiediamo umilmente
di suscitare buone aspirazioni nelle nostre menti, 
con la tua grazia preveniente,
affinché con il tuo costante aiuto 
possiamo portarle a compimento,
per Gesù Cristo nostro Signore,
che vive e regna con te nell'unità dello Spirito Santo 
per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Almighty God, who through 
thy only-begotten Son Jesus Christ 
hast overcome death, and opened unto 
us the gate of everlasting life; We 
humbly beseech thee that, as by thy 
special grace preventing us thou 
dost put into our minds good 
desires, so by thy continual help 
we may bring the same to good effect; 
throught the same Jesus Christ our Lord, 
who liveth and reigneth with thee 
and the Holy Ghost ever, one God, 
world withouth end. Amen (BCP 1928)


La colletta, come dicevamo, comprare fin dalla prima edizione del Prayer Book (1549) e ritorna in tutte le successive riedizioni. Qui di seguito, le versioni, pressoché identiche del testo, nelle edizioni del Book of Common Prayer del 1549 e del 1661.

Almightie God, which through
thy onely begotten sonne lesus Christ,
hast ouercome death, & opened vnto
vs the gate of euerlastyng life : we
humbly beseeche thee, that as by thy
speciall grace , preuentyng vs, thou
doest put in our mindes good
desires : so by thy continuall helpe,
we may bring thesame to good effect,
thorough lesus Christ our Lord :
who liueth and reigneth.&c. (BCP 1549)

Almighty God, who through
thine onely begotten son Iesus Christ
hast overcome death, and opened vnto
vs the gate of everlasting life : we
humbly beseech thee, that as by thy
speciall grace preventing vs, thou
dost put into our minds good
desires : So by thy continuall help
we may bring the same to good effect,
through lesus Christ our Lord,
who liveth, and reigneth with thee,
and the holy Ghost, ever one God,
world without end. Amen. (BCP 1661)

Ed ecco, la fonte dal Sacramentario Gelasiano:

DEUS qui hodierna die per vnigenitum
tuum eternitatis nobis aditum
deuicta morte reserasti : vota nostra
que preueniendo aspiras, etiam adiuuando
prosequere. Per eundem. (Gel. I 46)

Sembra esservi un richiamo anche a una colletta pasquale del Sacramentario Gregoriano:

[DEUS qui solennitate paschali
mundo remedia contulisti : populum
tuum quesumus domine celesti dono
prosequere : vt & perfectam libertatem
consequi mereantur, et ad vitam
proficiat sempiternam. Per. (Greg. 68)].

Un'altra interessante colletta del periodo pasquale è quella che compare nel Book of Common Prayer solo a partire dall'edizione del 1661, per la vigilia di Pasqua, e per la quale non siamo riusciti, ad oggi, a individuare fonti pre-riformate. Eppure il legame con la tradizione cattolica medievale sembra fortemente evocato dallo spirito ascetico che la pervade, sebbene sia parimenti accentuato il richiamo ai meriti di Gesù Cristo morto, sepolto e risorto per noi:

Concedici, Signore, che con il 
battesimo nella morte del tuo
santo Figlio, nostro Salvatore Gesù
Cristo, mortificando continuamente
i nostri affetti corrotti, possiamo essere
sepolti con lui, e oltrepassando 
la tomba e le porte della morte
possiamo giungere alla gioiosa resurrezione,
per i meriti di Lui che è morto, è stato sepolto, ed è risorto per noi
Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore. Amen.

Grant Lord, that as we are
baptized into the death of thy
blessed Son, our Saviour Iesus
Christ : so by continual mortifieing
our corrupt affections, we may be
buried with him, and that through
the grave, and gate of death, we
may pass to our ioyfull resurrec
tion, for his merits, who died, and
was buried, and rose again for
vs, thy son Iesus Christ our Lord.
Amen. (BCP 1661)

- Rev. Dr Luca Vona

giovedì 26 gennaio 2017

Avvio della Missione Anglicana "Carlo I Stuart" a Roma

Cari amici, 




siamo lieti di invitarvi il giorno


domenica 12 febbraio, alle ore 10 00

presso la Chiesa del Cimitero Acattolico di Roma (via Caio Cestio 6)


per la celebrazione dell'ordinazione diaconale di Luca Vona 


e l'inaugurazione della Missione "Carlo I Stuart", per lo sviluppo di una comunità anglicana di orientamento "tradizionale" (continuing anglican) e di lingua italiana nella città di Roma.

Il rito di ordinazione sarà celebrato da Mons. Frederick Haas, Vescovo ordinario della Diocesi anglicana autonoma di Cristo Redentore con sede a Baden Baden (Germania) e Malta, Accademico onorario dell'Ordine Teutonico. 

Luca Vona, cui sarà affidata la cura della Missione italiana è dottorando presso il Pontificio Istituto Liturgico (Pontificio Ateneo Sant'Anselmo), in cotutela con la Katholieke Universiteit Leuven (Belgio) e l'Università "La Sapienza" di Roma.

Punti di riferimento dottrinale, liturgico e pastorale della Missione saranno: il Book of Common Prayer del 1928 (tradotto in lingua italiana), i 39 articoli di religione (interpretati secondo l'anglicanesimo "High-Church") e la Affirmation of St. Louis (1977), che ha confermato la volontà delle chiese appartenenti al "movimento di continuazione" di mantenersi radicate nella tradizione delle Sacre Scritture, della Tradizione indivisa della Chiesa del primo millennio e dell'anglicanesimo "classico".

L'occasione vi consentirà di visitare gli splendidi monumenti dello storico Cimitero ai piedi della Piramide Cestia, in cui riposano artisti come Keats e Shelley.

Vi aspettiamo!





sabato 14 gennaio 2017

L'intercessione per i defunti nel Book of Common Prayer del 1928

AND we also bless thy holy Name for all thy servants departed this life in thy faith and fear; beseeching thee to grant them continual growth in thy love and service, and to give us grace so to follow their good examples, that with them we may be partakers of thy heavenly kingdom. Grant this, O Father, for Jesus Christ's sake, our only Mediator and Advocate. Amen.

E noi benediciamo il tuo santo Nome anche per i tuoi servi, che hanno lasciato questa vita con fede e timore; ti chiediamo di concedergli di crescere continuamente nel tuo amore e nel tuo servizio, e di donarci la grazia di seguire i loro buoni esempi, affinché con loro possiamo partecipare al tuo regno celeste. Concedici questo, o Padre, per l'amore di Gesù Cristo, nostro unico Mediatore e Avvocato. Amen.

- Book of Common Prayer 1928, Order for the Holy Eucharist, Prayer of Intercession


Nel corso delle sue diverse edizioni il Book of Common Prayer (Libro della preghiera comune), testo liturgico di riferimento per la Chiesa Anglicana, presenta differenti sfumature nella preghiere per i defunti. La prima edizione, pubblicata nel 1549 agli esordi del regno di Edoardo VI è sicuramente la più "cattolica", mentre per contro, l'edizione che lo stesso sovrano - con forti convinzioni protestanti - promulgo nel 1552 è  quella che risente maggiormente della teologia riformata (in particolare del contributo dei teologi Pietro Martire Vermigli e Martin Bucer). 

Il Book of Common Prayer del 1928 riprende sostanzialmente quello del 1559, promulgato da Elisabetta I ed espressione matura dell'anglicanesimo inteso come"Via Media" capace di accogliere nel solco della tradizione "cattolica" le istanze di riforma promosse dal protestantesimo, stemperandole in una sintesi che è un capolavoro di "diplomazia" teologica.

La grande preghiera di intercessione della liturgia eucaristica evidenzia perfettamente la ricerca di una sintesi teologica tra magistero tradizionale e teologia riformata. Ma proprio l'edizione del 1928 del Book of Common Prayer presenta una specificità degna di nota. Nel testo citato si prega chiaramente per i defunti, in particolare per coloro che hanno lasciato questa vita con fede e timorePer costoro, il celebrante chiede a Dio, in nome anche dell'assemblea dei fedeli, di concedergli di crescere nel suo amore e nel suo servizio, parole che sembrano recuperare l'antica dottrina teologica dell'epektasis, che prevede la possibilità per le anime che hanno lasciato questo mondo, di crescere ancora nella carità. La preghiera si fonda, dunque, sulla convinzione che coloro che sono morti nella fede nel Risorto possano offrire il loro aiuto a chi ancora fa parte della Chiesa militante sulla terra, L'aspirazione è infatti che con loro possiamo partecipare al tuo regno celeste. Nelle parole conclusive della preghiera di Intercessione è d'altra parte altrettanto chiaramente espresso il riconoscimento di Gesù Cristo come unico Mediatore e Avvocato.

- Rev. Dr. Luca Vona