AND we also bless thy holy Name for all thy servants departed this life in thy faith and fear; beseeching thee to grant them continual growth in thy love and service, and to give us grace so to follow their good examples, that with them we may be partakers of thy heavenly kingdom. Grant this, O Father, for Jesus Christ's sake, our only Mediator and Advocate. Amen.
E
noi benediciamo il tuo santo Nome anche per i tuoi servi, che hanno
lasciato questa vita con fede e timore; ti chiediamo di concedergli
di crescere continuamente nel tuo amore e nel tuo servizio, e di
donarci la grazia di seguire i loro buoni esempi, affinché con loro
possiamo partecipare al tuo regno celeste. Concedici questo, o Padre,
per l'amore di Gesù Cristo, nostro unico Mediatore e Avvocato. Amen.
- Book of Common Prayer 1928, Order for the Holy Eucharist, Prayer of Intercession
Nel corso delle sue diverse edizioni il Book of Common Prayer (Libro della preghiera comune), testo liturgico di riferimento per la Chiesa Anglicana, presenta differenti sfumature nella preghiere per i defunti. La prima edizione, pubblicata nel 1549 agli esordi del regno di Edoardo VI è sicuramente la più "cattolica", mentre per contro, l'edizione che lo stesso sovrano - con forti convinzioni protestanti - promulgo nel 1552 è quella che risente maggiormente della teologia riformata (in particolare del contributo dei teologi Pietro Martire Vermigli e Martin Bucer).
Il Book of Common Prayer del 1928 riprende sostanzialmente quello del 1559, promulgato da Elisabetta I ed espressione matura dell'anglicanesimo inteso come"Via Media" capace di accogliere nel solco della tradizione "cattolica" le istanze di riforma promosse dal protestantesimo, stemperandole in una sintesi che è un capolavoro di "diplomazia" teologica.
La grande preghiera di intercessione della liturgia eucaristica evidenzia perfettamente la ricerca di una sintesi teologica tra magistero tradizionale e teologia riformata. Ma proprio l'edizione del 1928 del Book of Common Prayer presenta una specificità degna di nota. Nel testo citato si prega chiaramente per i defunti, in particolare per coloro che hanno lasciato questa vita con fede e timore. Per costoro, il celebrante chiede a Dio, in nome anche dell'assemblea dei fedeli, di concedergli di crescere nel suo amore e nel suo servizio, parole che sembrano recuperare l'antica dottrina teologica dell'epektasis, che prevede la possibilità per le anime che hanno lasciato questo mondo, di crescere ancora nella carità. La preghiera si fonda, dunque, sulla convinzione che coloro che sono morti nella fede nel Risorto possano offrire il loro aiuto a chi ancora fa parte della Chiesa militante sulla terra, L'aspirazione è infatti che con loro possiamo partecipare al tuo regno celeste. Nelle parole conclusive della preghiera di Intercessione è d'altra parte altrettanto chiaramente espresso il riconoscimento di Gesù Cristo come unico Mediatore e Avvocato.
- Rev. Dr. Luca Vona