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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
lunedì 7 aprile 2025
Afraate, padre della chiesa siriaca
Fermat 1 minuto. Risplendere, fino all'ultima ora
Lettura
12 Di nuovo Gesù parlò loro: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
13 Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14 Gesù rispose: «Anche se io rendo testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15 Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16 E anche se giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. 17 Nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera: 18 orbene, sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre, che mi ha mandato, mi dà testimonianza». 19 Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». 20 Queste parole Gesù le pronunziò nel luogo del tesoro mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora giunta la sua ora.
Commento
Uno dei simboli caratteristici della festa delle capanne, durante la quale si svolge questa disputa di Gesù con i giudei, era la luce: a sera si accendevano grandi falò e lampade, che illuminavano la notte di Gerusalemme. Nella Bibbia la luce è simbolo di vita, di gioia e di salvezza. Essa ricorda anche la colonna di fuoco che guidava gli ebrei nel deserto (Nm 9,15-23). Gesù si presenta come "la luce del mondo" (v. 12). Il profeta Isaia aveva promesso che il Servo del Signore sarebbe stato "luce delle nazioni" (Is 42,6) e Simeone proclama Gesù "luce per illuminare le genti" (Lc 2,32). Chi crede in Cristo e lo segue non camminerà nelle tenebre (1Gv 1,5-10).
Gesù è la luce che illumina tanto le nostre ore favorevoli quanto le ore buie segnate dalla sofferenza e dalle difficoltà. In qualsiasi circostanza ci troviamo abbiamo nella persona di Gesù e nella sua dottrina l'esempio da seguire. Ma chi segue Cristo diventa egli stesso "luce del mondo" (Mt 5,14), testimone di fede, speranza e amore, per dissipare le tenebre della violenza, del dubbio e della sfiducia.
Gesù afferma la sua piena comunione con Dio impiegando la formula "Io sono", che evoca la definizione che Dio stesso dà di sé nel libro dell'Esodo ("Io sono colui che sono"; Es 3,14). L'espressione è frequente nel Vangelo di Giovanni (Gv 8,24.28.58; 13,19).
Il dibattito di Gesù con i farisei, è sul tema della testimonianza. La legge richiedeva più di un testimone per accertare la verità (Dt 17,6; 19,15; Nm 35,30). Gesù attesta per se stesso, ma anche il Padre avalla le sue parole.
Giovanni segnala l'incomprensione degli interlocutori di Gesù che scambiano il Padre divino con una semplice paternità umana (v. 19). I capi dei giudei non conoscono realmente il Padre. Con la sua risposta "se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio" Gesù afferma che la conoscenza di Dio passa per la personale conoscenza del Figlio. Non si tratta di una conoscenza meramente intellettuale del vangelo, ma di sperimentare Cristo come via, verità e vita, da percorrere, contemplare e condividere con i fratelli.
Nonostante l'ostilità crescente, incapace però di arrestare l'opera di Gesù "perché non era ancora giunta la sua ora" (v. 20), cioè il momento decisivo della sua morte e glorificazione, egli prosegue la sua rivelazione. Anche noi siamo chiamati a irradiare la luce del vangelo, a bruciare con Cristo, finché sarà consumata la nostra ora in questo mondo e la nostra fiamma si unirà a lui per risplendere nell'eternità.
Preghiera
Signore Gesù Cristo, luce da luce, donaci la piena comunione con te, affinché possiamo irradiare la luce del tuo vangelo fra le tenebre del mondo e far risplendere la tua gloria. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
domenica 6 aprile 2025
Credere a Gesù e credere in Gesù
venerdì 4 aprile 2025
Fermati 1 minuto. Il suo tempo, il nostro tempo
giovedì 3 aprile 2025
Gerhard Tersteegen, contemplativo protestante
Fermati 1 minuto. Cristo, il tesoro nascosto nelle Scritture
Lettura
Giovanni 5,31-47
36 Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37 E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38 e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39 Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40 Ma voi non volete venire a me per avere la vita.
41 Io non ricevo gloria dagli uomini. 42 Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. 43 Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. 44 E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 45 Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. 46 Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. 47 Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Commento
Secondo la legge mosaica i giudici non potevano affidarsi a un unico testimone, ma era necessaria la testimonianza di due o tre persone (Dt 17,6; 19,15; Nm 35,30). L'identità messianica di Gesù è confermata in questo passo del Vangelo di Giovanni da quattro testimoni: il ministero di Giovanni il Battista (vv. 32-35); le opere compiute da Gesù; il Padre, che ha parlato nel battesimo al Giordano e che si rivolge direttamente alle coscienze (vv. 37-38); le Scritture (vv. 39-40) e in paticolare Mosè (i libri del Pentateuco).
Affermando che le Scritture gli rendono testimonianza Gesù si svela come il mistero racchiuso in esse e ci offre una chiave per interpretare il loro senso più autentico. Così riconobbe Filippo, quando affermò "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti (Gv 1,45); e lo stesso evangelista Giovanni, al termine del prologo del suo Vangelo: "La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo" (Gv 1,16-18).
Gesù è il tesoro nascosto nel campo delle Scritture, per il quale vale la pena vendere tutti i nostri beni; chi conosce lui infatti ha la vita eterna (1 Gv 5,11). Egli è però un Messia diverso da quello che si sono rappresentati i dottori di Israele, non è un liberatore politico perché non riceve gloria dagli uomini (v. 41); la sua volontà è unicamente quella di compiacere il Padre.
L'errore dei farisei è di credere che la mera conoscenza delle Scritture possa guadagnare loro la vita eterna, ma non riescono a riconoscere il Messia da esse annunciato. Anche noi possiamo essere sviati dal sentirci depositari di una sapienza millenaria. L'assenza di rettitudine di intenzione - ovvero la ricerca della gloria umana - e l'interpretazione tendenziosa delle Scritture, guidati dai preconcetti che cercano solo conferme alle proprie convinzioni, ci tengono lontani dalla Verità.
Ma se la parola di Dio penetra in profondità nelle nostre anime, se la assimiliamo meditandola frequentemente, consultandola in ogni occasione, conformandoci ad essa nelle parole e nelle azioni, allora darà testimonianza a Cristo, rendendo noi stessi testimoni di Cristo. Venire a lui - che è la Verità fattasi uomo - significa porsi all'ombra della grazia; egli infatti non è venuto per accusare, perché è la legge che accusa l'uomo di peccato.
Gesù è venuto come nostro avvocato per la nostra giustificazione, portatore di quella grazia che non annulla le Scritture antiche ma le porta a perfezione. La sua persona le rende vive, capaci di interpellarci qui ed ora, se siamo capaci di metterci in ascolto con umiltà.
Preghiera
Suscita in noi, Signore, un desiderio ardente di conoscerti; affinché meditando e custodendo la tua parola possiamo far risplendere la tua luce fra gli uomini. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona