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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
venerdì 24 febbraio 2023
Il re Etelberto e la diffusione del cristianesimo tra gli Angli orientali
Fermati 1 minuto. Non c'è digiuno senza condivisione
giovedì 23 febbraio 2023
Policarpo di Smirne. Partecipare al calice di Cristo
Fermati 1 minuto. Rinunciare a sé per trovare Dio
mercoledì 22 febbraio 2023
Fermati 1 minuto. Non bruciare invano
Margherita da Cortona e la ricerca del volto di Cristo
Il 22 febbraio del 1297 conclude i suoi giorni terreni Margherita da Cortona, terziaria francescana. Nata nel 1247 a Laviano, sul lago Trasimeno, Margherita rimase presto orfana di madre. A disagio con la propria matrigna, essa fuggì, appena sedicenne, nel castello del conte Arsenio di Montepulciano, con il quale visse per dieci anni. Quando l'uomo che amava incontrò precocemente la morte durante una partita di caccia, Margherita fu respinta sia dalla propria famiglia sia da quella di Arsenio. Abbandonata da tutti e con un figlio da allevare, nato dalla relazione con il nobile toscano, la giovane fu accolta da due nobildonne di Cortona, che la indirizzarono ai frati minori, presso i quali trascorrerà gran parte della sua vita. Aiutata dai francescani, Margherita segnò a sua volta profondamente la loro spiritualità con una vita di grande austerità e di totale dedizione agli ultimi. Donna di grande carità e mistica della passione di Cristo, da cui attingeva la forza per amare, Margherita fu all'origine di innumerevoli iniziative a favore di poveri e ammalati, nei quali non si stancò mai di cercare il volto del suo Signore. Essa si spense all'età di cinquant'anni in una piccola cella nella rocca sovrastante Cortona, delusa dalle decisioni dei capitoli francescani che ormai si allontanavano dal rigore degli inizi, ma ritenuta da tutti un modello di vita evangelica.
Tracce di lettura
Il Signore le disse in visione: «Cosa domandi di me, Margherita, martire mia?». «Signore mio, perché mi chiami martire, quando io non ho patito per amor tuo nulla di aspro?». Il Signore le rispose: «Il tuo martirio è il timore che hai di perdermi e di offendere me, tuo Creatore; ma io ti dico che sei la nuova luce data a questo mondo e illuminata da me». A queste parole l'umile Margherita esclamò: «Signore, scenda su di me la tua misericordia, perché non sia tenebra in questo mondo, ma fa' che io risplenda della tua luce, tu che sei la mia luce». E il Signore a lei: «Non è forse vero, figlia mia, che tu per amor mio ti sei privata di ogni gioia della terra? E che per amore mio sei pronta ad affrontare ogni sofferenza? Non racchiudi forse nel tuo cuore, per amore mio, tutti i poveri del mondo?». (fra' Giunta Bevignati, Leggenda di Margherita da Cortona 10,16)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Margherita da Cortona (1247-1297) |
martedì 21 febbraio 2023
Fermati 1 minuto. Abbassarsi per ascendere
lunedì 20 febbraio 2023
Fermati 1 minuto. Come attraverso l'acqua e il fuoco
domenica 19 febbraio 2023
La tregua
venerdì 17 febbraio 2023
Fermati 1 minuto. Rinunciare a sé per trovare Dio
giovedì 16 febbraio 2023
Fermati 1 minuto. La verità, lontano dalle chiacchiere della gente
martedì 14 febbraio 2023
Valentino. L'amore è una rosa da maneggiare con cura
lunedì 13 febbraio 2023
Giordano di Sassonia, propagatore degli ideali evangelici
I domenicani ricordano oggi Giordano di Sassonia, biografo di Domenico di Guzman e suo successore alla guida dell'Ordine dei predicatori.
Giordano era nato a Burgberg, in Sassonia, attorno al 1185, e si era trasferito a Parigi per studiare teologia in questa città. A seguito dell'incontro con Domenico, la sua vita cambiò profondamente. Un anno più tardi, Giordano entrò nell'Ordine domenicano insieme a Enrico di Colonia, suo carissimo amico.
Alla morte di Domenico, Giordano di Sassonia assunse la guida dell'Ordine, consolidando e diffondendo ovunque l'attività dei Predicatori. Nel corso del suo ministero il numero dei conventi e dei frati venne decuplicato, si giunse a formulare le Costituzioni e a fornire un assetto stabile alla vita domenicana, in anni di grande fermento e instabilità spirituale.
Giordano, uomo di profonda serenità e grande propagatore degli ideali evangelici che avevano guidato la vita e l'azione di Domenico, ebbe tra l'altro il merito di fornirci nel suo Libro sulle origini dei frati predicatori una delle rare vite di fondatori equilibrate e prive degli eccessi agiografici tipici dell'epoca medioevale.
Egli morì naufrago, mentre tornava dalla Terra Santa, da una delle sue frequenti visite alle province dell'Ordine, il 13 febbraio del 1237.
Tracce di lettura
Carissima, il desiderio degli antichi padri invitò il tuo Sposo, Cristo Figlio di Dio, a venire a soffrire, ed egli venne. Invitato dai tuoi desideri alle tue gioie, come potrà non venire? Innalza tutti i tuoi desideri verso il cielo.
Se vuoi imparare una lingua spirituale, vivi con il desiderio dei paesi del cielo, in modo che se avrai occasione di leggere un libro dal contenuto spirituale o ascoltare un predicatore, tu li possa comprendere. Il senso delle cose spirituali non può essere compreso da chi non è mai stato nelle regioni dello spirito. (Giordano di Sassonia, Lettere)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Giordano di Sassonia, affresco del Beato Angelico |
Fermati 1 minuto. Gesù, segno tangibile dell'amore divino
domenica 12 febbraio 2023
I tempi e i modi di un Dio mite e paziente
venerdì 10 febbraio 2023
Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia. La carità al di sopra di ogni regola
Fermati 1 minuto. Colui che fa bene ogni cosa
Lettura
Marco 7,31-37
31 Gesù partì di nuovo dalla regione di Tiro e, passando per Sidone, tornò verso il mare di Galilea attraversando il territorio della Decapoli. 32 Condussero da lui un sordo che parlava a stento; e lo pregarono che gli imponesse le mani. 33 Egli lo condusse fuori dalla folla, in disparte, gli mise le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; 34 poi, alzando gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: «Effatà!» che vuol dire: «Apriti!» 35 E gli si aprirono gli orecchi; e subito gli si sciolse la lingua e parlava bene. 36 Gesù ordinò loro di non parlarne a nessuno; ma più lo vietava loro e più lo divulgavano; 37 ed erano pieni di stupore e dicevano: «Egli ha fatto ogni cosa bene; i sordi li fa udire, e i muti li fa parlare».
Commento
La guarigione del sordomuto nella regione della Decàpoli prefigura la conversione del mondo pagano al vangelo. In essa si inverano le parole del profeta Isaia: "si apriranno gli occhi dei ciechi e saranno sturati gli orecchi dei sordi; allora lo zoppo salterà come un cervo e la lingua del muto canterà di gioia; perché delle acque sgorgheranno nel deserto e dei torrenti nei luoghi solitari" (Is 35,5-6).
L'itinerario di Gesù che da Tiro passa per Sidone a nord, per poi dirigersi a sud-est verso il mare di Galilea, descrive l'estendersi della salvezza fuori dai confini di Israele. Il sordomuto stesso, protagonista di questa pagina del Vangelo di Marco, sembra incarnare la sordità dei pagani alla rivelazione, che viene vinta dall'incontro con Cristo.
Non si può imparare a parlare se non si è in grado di sentire; parimenti è la capacità di ascoltare Dio - "Ascolta, Israele!" (Dt 6,4) - che ci mette in grado di far presente nel mondo la sua parola. Di fronte a un malato che non può compredere il linguaggio verbale Gesù agisce con gesti e segni, stabilendo un contatto diretto, fisico, con lui.
La parola aramaica effatà, che Marco traduce "apriti" è un comando rivolto da Gesù non soltanto agli orecchi e alla bocca del sordomuto, ma si rivolge a tutta la sua persona, che si apre alla comprensione e al dono della grazia.
Gesù pronuncia una parola imperativa, rivolgendosi direttamente al malato e non intercedendo presso Dio. La sua autorità proviene dalla sua natura divina. I testimoni del miracolo compiuto da Gesù si fanno annunciatori della sua missione salvifica; questo il significato del termine greco ekérisson, "proclamavano".
La fede ci rende capaci di accogliere la parola del Signore, di lodarlo con le nostre labbra e predicare il vangelo di salvezza. "Ha fatto bene ogni cosa" (v. 37) affermano le folle di Gesù; e in queste parole riechieggiano quelle della Genesi: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gn 1,31).
Cristo, il Logos, per mezzo del quale il Padre ha creato l'uomo, è colui che ne restaura l'immagine e la salute originaria. La sua grazia ci donerà quel che manca alla nostra natura, consentendoci di offrire a Dio un sacrificio perfetto e a lui gradito.
Preghiera
O Dio, colma quel di cui difettiamo per aprirci alla relazione con te e con il nostro prossimo. Canteremo le tue lodi e annunceremo la tua salvezza. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona