COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA SECONDA DOMENICA DI AVVENTO
Colletta
Dio
Onnipotente, donaci la grazia di allontanare da noi le opere delle tenebre e
rivestirci dell’armatura della luce, ora nel tempo di questa vita mortale, in
cui il tuo figlio Gesù Cristo è venuto a visitarci in grande umiltà; affinché
nell’ultimo giorno, quando ritornerà nella sua gloriosa maestà, per giudicare i
vivi e i morti, possiamo risorgere alla vita immortale, per lui che vive e
regna, con te e con lo Spirito santo, nei secoli dei secoli. Amen
Signore
santo, che hai ispirato tutte le Scritture affinché fossero scritte per la
nostra edificazione; concedici di ascoltarle, leggerle, memorizzarle,
apprenderle e interiorizzarle, affinché mediante il conforto e la pazienza
donati dalla tua santa Parola, possiamo abbracciare e mantenere la beata
speranza della vita eterna, che ci hai donato nel nostro Salvatore Gesù Cristo.
Amen.
Letture:
Rm 15,4-13; Lc 21,25-33
Nell'attesa del ritorno di Cristo, questo è il
tempo della speranza, da coltivare mediante la meditazione delle Scritture,
alla quale ci esorta anche la Colletta del giorno.
Quando parliamo delle Scritture intendiamo la
totalità dell'Antico e del Nuovo testamento. Gesù ammonisce nel Vangelo di
Matteo: "finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o
un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto" (Mt 5,18).
Paolo richiama diversi passi dell'Antico testamento, mostrandone il valore
ancora attuale; questi passi, probabilmente, erano stati utilizzati più volte
dall'Apostolo nella sua predicazione, per convincere e confortare.
La Scrittura, però, è soltanto il mezzo di cui Dio
si serve, per soccorrerci e fortificarci nel momento di tribolazione che
caratterizza gli ultimi tempi. Paolo innalza la propria mente e il proprio
cuore a Colui che può riempire i cuori di pazienza e realizzare la comunione
fraterna nella chiesa.
La meta ultima della storia è infatti la lode
unanime del Padre, in comunione col Figlio, nello Spirito Santo. Questa comune
aspirazione alla lode e gloria di Dio deve crescere negli utimi tempi, affinché
tutti i cuori siano un medesimo cuore e tutte le voci compongano un'armonia
simile a quella di molti strumenti, ciascono diverso nel suo timbro, ma tutti
accordati nell'azione comune.
Questo ideale va realizzato non solo nella
preghiera; Dio infatti, avendo accolto a sè i peccatori, senza distinzione di
Giudei e di pagani, di ricchi, e di poveri, d'ignoranti, e di dotti; di onorati
o di sprezzati dal mondo, deve essere glorificato da tutti, anche con le opere.
Come Cristo ha accolto noi per la gloria del Padre, noi dobbiamo accogliere i
nostri fratelli, e ogni uomo, in tutte le relazioni della nostra vita,
superando le offese, le antipatie, il divario di opinioni.
Dobbiamo abituarci a una convivenza pacifica nella
Chiesa di Cristo dei deboli e dei forti nella fede, di credenti che
differiscono su cose secondarie. Essa è una realtà inevitabile giacchè non si
può pretendere lo stesso grado di conoscenza e di esperienza cristiana nei
fanciulli e negli uomini fatti. Certo, l'ideale cui tutti devono tendere è
l'arrivare all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio,
all'altezza della statura perfetta di Cristo (Ef 4,13); ma a questo ideale non
si giunge d'un tratto nè per imposizione d'autorità, bensì gradatamente e
lentamente. Intanto il bambino e il giovane hanno il loro posto legittimo nella
famiglia, al pari dell'uomo maturo e dell'anziano.
In Cristo si realizzano non solo le promesse fatte
ai padri e dunque al popolo ebraico, come ricordato dai cantici di Maria (Lc
1,54-55) di Zaccaria (Lc 1,70) e di Simeone (Lc 2,29-32) che salutarono la
nascita del Messia promesso.
Consacriamo il nostro intero essere a Dio per
compiere la sua volontà nelle varie sfere dove siamo chiamati a vivere una vita
di pietà, di giustizia di pace e d'amore, irradiata dalla speranza della
gloria.
La promessa della salvezza, il dono della grazia e
della santificazione sono ora offerte anche ai pagani e, dunque, a ogni uomo.
Nella fede in Cristo ciascuno può trovare la pienezza della gioia e della pace,
ovvero la capacità di colivare relazioni interprsonali virtuose; così le parole
di Paolo: vi riempia d'ogni allegrezza e pace nel vostro credere. E l'Apostolo
aggiunge: mediante la potenza dello Spirito Santo; non il semplice sforzo
umano, ma la potenza dello Spirito di Dio può alimentare nel cristiano la
fiamma della speranza, sicchè nessuna tempesta valga a spegnerla o a
diminuirla.
Cristo viene sulle nubi, ovvero la sua
manifestazione vittoriosa si realizza per mezzo dello Spirito, consolidando il regno
del Vangelo sulla terra, e favorendo la sua propagazione fra tutti i popoli
mediante l'opera dei suoi inviati.
Ma guai a quella chiesa in cui l'individuo è
sommerso, in cui l'istituzione soffoca l'individuo nella conoscenza di Dio,
nell'amore di Cristo, nella potenza dello Spirito. La comunità può essere forte
là dove le coscienze individuali possono esprimersi e respirare nella ricerca
della propria illuminazione, dove le anime conoscono personalmente Dio in Cristo,
dove ogni singola volontà è pronta, se chiamata da Dio, a sostenere la verità
conosciuta, anche contro la società religiosa, spinta non da un vanitoso
spirito di contradizione, ma dal senso profondo di responsabilità personale
verso il suo Signore, e rispettosa delle convinizioni altrui
Il Vanglo di Luca e il passo paralleo di Matteo
24,29-35 ci avvertono che questa manifestazione di gloria sarà preceduta da uno
sconvolgimento del sole, delle stelle, del mare, della terra e dei popoli.
Molti uomini verranno meno per la paura. Questi eventi caratterizzano la nostra
esistenza umana da sempre e non devono stupirci. Il mondo è sconvolto dalle
potenze del male e del peccato, dall'egoismo, dall'oppressione, dalla violenza.
Ma il credente sa vedere nel fico i germogli della grazia, il germoglio di
Iesse, riconoscendo l'approssimarsi dell'estate e la prossimità del Regno di
Dio.
Ancora una volta, nelle parole di Gesù troviamo il
richiamo ad affidarci alla parola di Dio, ad aggrapparci ad essa come ancora di
salvezza nelle acque turbinose dell'esistenza umana e negli sconvolgimenti che
la caratterizzano. Questa la sua promessa, che alimenta la speranza del
cristiano: i cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Lc
21,33).
Rev. Luca Vona
