Il 30 gennaio 1649, sotto la
scure del boia, cadeva la testa di Carlo I Stuart, re di Inghilterra, Scozia,
Irlanda e Francia (titolo rivendicato fin dai tempi di Edoardo III).
Ritratto di Carlo I in abiti regali (particolare) Antoon Van Dyck, 1636, Castello di Windsor |
Carlo I nacque a Fife il 19
novembre 1600, secondogenito di Giacomo VI di Scozia (dal 1603 anche Giacomo I
d'Inghilterra) e Anna di Danimarca. Divenne erede al trono alla morte di suo
fratello, il principe Enrico, nel 1612. Gli successe, come secondo re Stuart di
Gran Bretagna, nel 1625.
Polemiche e controversie perseguitarono
Carlo durante il suo regno, suscitando una serie di guerre civili, prima con
gli scozzesi dal 1637, in Irlanda dal 1641 e poi in Inghilterra (1642-46 e
1648).
Fervente sostenitore del diritto
divino del sovrano, Carlo era riservato (aveva una balbuzie residua), esile, ma
era un amante delle lettere e un uomo sensibile all'arte, dai gusti raffinati. Invitò
gli artisti Van Dyck e Rubens a lavorare in Inghilterra e acquistò una grande
collezione di dipinti di Raffaello e Tiziano (raccolta poi dispersa sotto il
governo di Oliver Cromwell). Istituì anche la carica di Maestro della musica
del re, chiamato a organizzare e supervisionare l'attività dei musicisti di corte.
Carlo era profondamente
religioso. Insieme a William Laud, che nominò arcivescovo di Canterbury, si
preoccupò di riportare l'anglicanesimo alla sua "via media" tra
cattolicesimo e riforma protestante, promuovendo una visione liturgica e sacramentale
della fede, in opposizione alle tendenze calviniste. Difese fino alla morte la
struttura episcopale della Chiesa. Secondo alcuni storici, infatti, gli fu
offerta la grazia in cambio della soppressione dell'episcopato e della liturgia
anglicana secondo l'uso del Libro delle preghiere comuni (Book of Common
Prayer). Sotto il suo regno fu reintrodotto l'uso di paramenti e ornamenti
liturgici cattolici, delle candele e degli altari in pietra, anziché della
tavola per la Santa cena di uso calvinista.
Carlo si trovò sempre più in
disaccordo su questioni religiose e finanziarie con il Parlamento, in
particolare nella ricerca di fondi per una campagna da compiere contro la
Francia e la Spagna, durante la Guerra dei trent'anni. Dopo aver rotto un
fidanzamento con l'infanta spagnola, sposò una cattolica romana, Enrichetta
Maria di Francia, e questo non fece che peggiorare la sua popolarità e il
favore del Parlamento.
Sebbene avesse promesso al
Parlamento nel 1624 che non ci sarebbero stati svantaggi per i recusanti (i
puritani che si rifiutavano di partecipare ai servizi della Chiesa
d'Inghilterra) se avesse sposato una sposa cattolica romana, i francesi chiesero
di rimuovere tutte le restrizioni sui sudditi cattolici romani. Carlo aggiunse
segretamente questo impegno al trattato di matrimonio.
Due spedizioni in Francia
fallirono, la prima delle quali era stata guidata dal Duca di Buckingham, uno
dei preferiti dei reali sia da Giacomo I che da Carlo I, che aveva acquisito
influenza politica e potere militare. Ma tale era l'antipatia per il Duca di Buckingham
presso il Parlamento, che fu messo sotto accusa nel 1628, e fu assassinato da
un fanatico prima che potesse guidare la seconda spedizione in Francia.
Tra il 1928 e il 1929 emersero
forti tensioni tra il re e il Parlamento, incentrate sulle finanze, aggravate
dai costi della guerra all'estero e dai sospetti religiosi interni. Il matrimonio
di Carlo era visto con preoccupazione, in un momento in cui i complotti contro
Elisabetta I e il "complotto della polvere da sparo" durante il regno
di Giacomo I erano ancora freschi nella memoria collettiva e quando la causa
protestante stava perdendo terreno nella guerra in Europa.
Nei primi quattro anni del suo
governo, Carlo dovette affrontare l'alternativa di ottenere finanziamenti
parlamentari offrendo in cambio una serie di riforme politiche e religiose, o
di condurre una guerra senza sovvenzioni dal Parlamento.
Carlo licenziò il suo quarto
parlamento nel marzo 1629 e decise di fare a meno dell’approvazione delle nuove
tasse, che poteva legalmente imporre in autonomia.
Sebbene gli oppositori chiamarono
in seguito questo periodo "tirannia degli undici anni", la decisione
di Carlo di governare senza il parlamento rientrava tecnicamente nelle
prerogative reali.
Per quasi tutto il 1630, il re
ottenne la maggior parte delle entrate di cui aveva bisogno da misure come
imposizioni fiscali, sfruttamento delle leggi forestali e prestiti forzati.
Queste misure lo resero molto impopolare, alienando il favore di molti
sostenitori naturali della Corona.
La Scozia, che Carlo aveva
lasciato all'età di 3 anni, tornando solo per la sua incoronazione come sovrano
nel 1633, si rivelò il catalizzatore della ribellione. Il tentativo di imporre
la liturgia anglicana provocò una rivolta nel 1637 a Edimburgo che si trasformò
in guerra civile. Carlo dovette richiamare il Parlamento, ma questi gli rifiutò
i finanziamenti per una azione contro la Scozia. Gli scozzesi occuparono
Newcastle e, in base al trattato di Ripon, rimasero in occupazione di
Northumberland e Durham richiedendo un sussidio fino a quando le loro lamentele
non furono risolte.
Carlo fu infine costretto a
convocare un altro Parlamento nel novembre 1640. Questo, che divenne noto come
il Parlamento Lungo, iniziò con la prigionia di Laud e Strafford (quest'ultimo
fu giustiziato dopo sei mesi) e l'abolizione del Consiglio reale (la Camera
stellata).
La rivolta irlandese dell'ottobre
1641 sollevò le tensioni tra il re e il parlamento relative al comando
dell'esercito. Fu infatti approvato un progetto di legge che consentiva di
raccogliere le truppe solo sotto ufficiali approvati dal Parlamento.
Il 22 agosto 1642 a Nottingham,
Carlo innalzò lo stendardo reale chiedendo il sostegno dei sudditi fedeli. La
guerra civile ebbe inizio. Le due forze in campo risultarono in prima battuta
paritarie. Tuttavia, la Marina si schierò con il Parlamento (il che rese
difficile per gli aiuti continentali raggiungere i realisti) e Carlo non aveva
le risorse per assumere un sostanzioso aiuto mercenario.
Il Parlamento aveva stretto
un'alleanza armata con i presbiteriani scozzesi. Sotto forti generali come Sir
Thomas Fairfax e Oliver Cromwell, il Parlamento vinse a Marston Moor (1644) e
Naseby (1645).
Il re non si diede per vinto e
tentò alleanze con i diversi partiti, optando infine per l'offerta di sostegno
militare che gli giunse dai realisti scozzesi. Questo accordo segreto portò a
una seconda invasione dell'Inghilterra da parte degli scozzesi. Ma l'esercito
di Cromwell si mostrò sufficientemente forte per reprimere l'insurrezione.
Alla fine della seconda guerra
civile nel 1648 Cromwell istituì un tribunale per sottoporre a giudizio il re. Il
20 gennaio, Carlo fu accusato di alto tradimento ma rifiutò di difendersi e di
chiedere la grazia, affermando che non riconosceva la legalità dell'Alta Corte:
era stata stabilita da un Comune epurato dal dissenso, e senza la Camera dei
Lord - né i Comuni avevano mai agito, nella storia d'Inghilterra, come un
giudice.
Il re fu condannato a morte il 27
gennaio e tre giorni dopo, venne decapitato fuori dalla Banqueting House di
Whitehall, Londra.
Il re fu sepolto il 9 febbraio a
Windsor, piuttosto che all'Abbazia di Westminster, per evitare disordini
pubblici.
Dopo undici anni di governo
parlamentare (noto come Interregno), il figlio di Carlo, Carlo II, fu
proclamato re nel 1660.
Carlo I, agì nella ferma
convinzione di difendere la stabilità costituzionale e sociale e il diritto del
popolo di godere dei benefici di tale stabilità.
Da molti fu considerato un
martire per il suo popolo e per la difesa della religione anglicana e, fino ad
oggi, i suoi sostenitori hanno deposto ghirlande in ricordo dell'anniversario
della sua morte sulla sua statua, che si affaccia su Whitehall, verso il luogo
della sua esecuzione. La Chiesa d’Inghilterra ne celebra la memoria il 30
gennaio, giorno della sua morte.
"Passo da una corona corruttibile a una incorruttibile, dove non può esserci alcun tumulto" - Le ultime parole di Carlo I Stuart
- Rev. Dr. Luca Vona
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