CLICCA SULLA BARRA QUI SOTTO PER SFOGLIARE IL MENU

CLICCA QUI SOTTO PER SFOGLIARE IL MENU

Menu

Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 31 maggio 2022

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 1

Lettura

Salmi 1

1 Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,
non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti;
2 ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte.
3 Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,
che darà frutto a suo tempo
e le sue foglie non cadranno mai;
riusciranno tutte le sue opere.
4 Non così, non così gli empi:
ma come pula che il vento disperde;
5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,
né i peccatori nell'assemblea dei giusti.
6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
ma la via degli empi andrà in rovina.

Commento

Il primo salmo pone e risolve il problema fondamentale dell'uomo: dov'è la felicità? La risposta dell'autore ispirato è categorica: beato è l'uomo che fa il bene e che conforma la sua volontà a quella di Dio. Chi invece è così stolto da cercare altrove il suo bene - questa è l'empietà - e ama indugiare nella via dei peccatori, dissiperà la vera gioia e la propria stessa vita.

Si tratta di un salmo spaienziale, senza titolo, che funge da prologo all'intero salterio. Vi domina l'immagine del giusto, che medita la legge del Signore (v. 2) e la vive, rendendo così stabili e feconde le proprie opere (v. 3).

Alla condotta del giusto si contrappone il destino finale dell'empio (vv. 4-5) che disobbedendo a Dio si è incamminato su una via che lo porterà alla rovina. Il giusto viene caratterizzato prima con procedimento negativo: egli se ne sta lonano dalla condotta degli empi (v. 1); poi in modo positivo: non interrompe mai il suo contatto con la legge del Signore (v. 2). L'esortazione a tenersi lontani dal cammino degli empi ricorre nel libro dei Proverbi: "Figlio mio, se i peccatori ti vogliono traviare, non acconsentire! Non andare per la loro strada, tieni lontano il piede dai loro sentieri!" (Pr 1,10.15). Gli "stolti" (v. 1) - il termine può essere tradotto anche con "beffardi" - sono nella letteratura sapienziale coloro che disprezzano Dio e per i suoi fedeli (Pr 1,22; 3,34).

La meditazione della legge del Signore (v. 2) è un preciso impegno degli Israeliti come riportato nel libro di Giosuè: "Non si allontani dalla tua bocca il libro di questa legge, ma mèditalo giorno e notte, perché tu cerchi di agire secondo quanto vi è scritto" (Gs 1,8). Lo studio e l'interiorizzazione delle Scritture, mormorate sottovoce, rappresenta il primo atto di culto dell'israelita.

L'antitesi stabilita dal Salmo è tra l'immagine di un albero le cui radici si alimentano a un ruscello, le cui foglie non avvizziscono e i cui frutti sono rigogliosi e quella dell'arida pula del grano, dispersa dal vento (cfr. Is 17,13; Gb 21,18; Sal 35,5). Nella Bibbia è frequente il ricorso al simbolismo vegetale: "Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del libano" (Sal 92,13). Nell'arido terreno di Israele l'albero è simbolo della benedizione divina. Gesù paragona il malavagio a un albero che non produce frutto (Mt 7,15-20). La pula è nel mondo agricolo priva di valore e di utilità, e destinata ad essere scartata dal raccolto. La pula dispersa dal vento ricorre nel salterio come immagine di maledizione contro gli empi (Sal 35,5; Sal 83,14).

L'immagine dell'albero florido è presente nel libro di Geremia: "Benedetto l'uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l'acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti" (Ger 17,7-8). La fonte d'acqua è simbolo della parola di Dio. Gesù, verbo incarnato, paragona se stesso a una sorgente d'acqua viva che zampilla per la vita eterna (Gv 13,14).

Il termine ebraico ashre, tradotto con "beato", è caratteristico della letteratura sapienziale e ricorre in numerosi altri salmi: viene dichiarato beato l'uomo (o la nazione) il cui Dio è il Signore (Sal 33,12); ammaestrato dalla sua legge (Sal 94,12); che lo teme e gli è fedele (Sal 112,1; 119,1-2; 128,1); che spera e si rifugia in lui (Sal 2,12; 34,9; 40,5; 84,13; 146,5); chi abita la sua casa e gli rende lode (Sal 65,5; 84,5; 89,15); colui a cui Dio concede il perdono (Sal 32,1-2); chi ottiene la sua benedizione e una prole numerosa (Sal 127,5); chi pratica la giustizia (Sal 106,3). Il libro dei Proverbi proclama "beato l'uomo che ha trovato la sapienza" (Pr 3,13) e il libro di Giobbe afferma la felicità dell'uomo che è corretto da Dio (Gb 5,17).

Anche i vangeli proclamano la beatitudine di coloro che si tengono saldi alla parola del Signore. Così si rivolge Elisabetta a Maria durante la visitazione: "'Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore'" (Lc 1,45); e Gesù stesso afferma: "'Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!'" (Lc 11,88). Gesù proclamerà sul Monte le beatitudini, correlandole non alla ricchezza materiale, ma a un'intima relazione con Dio e con il prossimo. 

Il Salmo richiama il giudizio di Dio, che non è da intendersi, in questo contesto, in senso apocalittico, ma secondo quello sapienziale, che riguarda la ricaduta positiva o negativa che l'opposta condotta morale dell'uomo ha sulla sua vita.

Nell'ultimo versetto è data una visione sintetica delle due vie: quella dei giusti è sotto il segno della divina benevolenza, quella degli empi sotto il segno della rovina. Il Signore veglia, letteralmente "conosce" la via dei giusti. Il verbo "conoscere" - utilizzato nella Bibbia anche per rappresentare il rapporto coniugale tra l'uomo e la donna (cfr. Gn 4,1) - indica il pieno amore e apprezzamento da parte di Dio.

- Rev. Dr. Luca Vona