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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 29 novembre 2021

Fermati 1 minuto. Al centro della carità

Lettura

Matteo 8,5-11

5 Entrato in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: 6 «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente». 7 Gesù gli rispose: «Io verrò e lo curerò». 8 Ma il centurione riprese: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. 9 Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va', ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa».
10 All'udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: «In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. 11 Ora vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli»

Commento

Il messaggio universalista del Vangelo di Matteo mostra che la misericordia di Cristo è senza barriere, perché egli non guarda all'estrazione sociale, alla lingua o alla nazione, ma soltanto al cuore dell'uomo e alla sua fede.

Ai tempi di Gesù, Cafarnao era una cittadina posta sulla riva nord-occidentale del lago di Gennesaret, prosperosa e di una certa importanza, trovandosi vicina alla grande strada percorsa dalle carovane provenienti dalla Siria.

Il centurione era un soldato di grado dell'esercito romano, a comando di una centuria (cento uomini), non necessariamente romano, al servizio di Erode Antipa. L'origine pagana del protagonista di questo racconto evangelico è attestata dal suo proclamarsi non degno che Gesù entri sotto il suo tetto: secondo la tradizione giudaica se un ebreo entrava in casa di un pagano era da considerarsi cerimonialmente impuro. Il centurione vuole evitare a Gesù questo inconveniente, ma è anche un esempio di umiltà: egli infatti non dice a Gesù "Il mio servo non è degno che tu entri sotto il mio tetto" ma "io non son degno".

Abituato al comando e consapevole dell'autorità di un ordine, al centurione basta la semplice parola di Cristo. La sua fede - che lo rende figlio di Abramo, padre dei credenti - diventa esemplare e Gesù ne riconosce la grandezza, al di sopra di quella degli israeliti.

Se il mondo separa uomo e uomo come i raggi di una ruota, l'amore è il centro in cui converge la carità che annulla ogni distinzione: qui si incontrano il centurione, il suo servo e la parola salvifica di Cristo.

Preghiera

L'incontro con te, Signore, sia fonte di salvezza per noi e per coloro che si raccomandano alle nostre preghiere; affinché mediante l'umiltà e la fede possiamo sedere alla mensa in cui viene dispensata la tua grazia. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona