CLICCA SULLA BARRA QUI SOTTO PER SFOGLIARE IL MENU

CLICCA QUI SOTTO PER SFOGLIARE IL MENU

Menu

Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 7 gennaio 2020

Raimondo di Penyafort. Cent'anni a servizio del Vangelo

Raimondo di Penyafort (Santa Margarida i els Monjos, 1175 – Barcellona, 6 gennaio 1275) è stato il terzo Maestro generale dei Domenicani, dopo Domenico di Guzman e Giordano di Sassonia. Ma le cariche – quando le accetta – addosso a lui durano sempre poco, e quasi sembrano interruzioni forzate e temporanee di un modello di vita al quale tornerà sempre, nella sua lunga esistenza: preghiera, studio e nient’altro.
Figlio di signori catalani, ha cominciato gli studi a Barcellona e li ha terminati a Bologna, dov’è stato anche insegnante. Qui ha conosciuto il patrizio genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV e aspro nemico dell’imperatore Federico II; e il capuano Pier delle Vigne, che di Federico sarà l’uomo di fiducia e poi la vittima (innocente, secondo Dante). Torna a Barcellona, dov’è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell’Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano.
Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco, originario della Linguadoca in Francia, a fondare l’Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi, e qualche anno dopo accompagna il cardinale Giovanni d’Abbeville a Roma. Qui Gregorio IX nota la profondità della sua dottrina giuridica e gli affida un gravoso compito: raccogliere e ordinare tutte le decretali, ossia gli atti emanati via via dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche: una massa enorme di testi più e meno importanti, un coacervo plurisecolare di decisioni, da perderci la testa. Raimondo riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima, e quindi una pronta utilità.

05 Raimondo de Penafort.jpg
Ritratto di Raimondo de Penyafort, ex convento di San Niccolò, Sala del Capitolo, Treviso, 1352

A lavoro finito, nel 1234, il Papa gli offre in ricompensa l’arcivescovado di Tarragona. Ma lui non accetta: è frate domenicano e frate rimane. Nel 1238, però, sono appunto i suoi confratelli a volerlo generale dell’Ordine, e deve dire di sì. Dice di sì a un periodo faticosissimo di viaggi, sempre a piedi, attraverso l’Europa, da un convento all’altro, da un problema all’altro. Un’attività che lo sfianca, costringendolo infine a lasciare l’incarico.
Torna, ormai settantenne, alla sua vera vita: preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell’Ordine, che si va espandendo in Europa. Un Ordine per sua natura missionario e che perciò, pensa Raimondo, si deve dotare di tutti gli strumenti culturali indispensabili per avvicinare, interessare, convincere. Occorrono testi idonei alla discussione con persone colte di altre fedi; e lui lavora per parte sua a prepararli, spingendo inoltre il confratello Tommaso d’Aquino a scrivere per questo scopo la famosa Summa contra Gentiles. Inoltre, bisogna conoscere da vicino la cultura di coloro ai quali si vuole annunciare Cristo e Raimondo istituisce una scuola di ebraico a Murcia, in Spagna, e una di arabo a Tunisi. Sembra che tante fatiche e iniziative gli allunghino la vita. Frate Raimondo muore infatti a Barcellona ormai centenario. Sarà canonizzato nel 1601 da Clemente VIII.

- Domenico Agasso