Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

venerdì 27 marzo 2020

L'Alleanza Evangelica Italiana chiede il pluralismo religioso, ma solo se diventiamo tutti evangelici

Il 21 marzo scorso l'Alleanza Evangelica Italiana diramava, tramite la sua newsletter Ideaitalia un comunicato dal titolo "Rosari, umanesimo, indulgenze: che messaggio sta dando il cattolicesimo romano? Una emergenza spirituale nell’emergenza sanitaria".

Riassumo a grandi linee il comunicato, che riporto integralmente di seguito ad alcune mie considerazioni.

Premessa. Non sono evangelico, nel senso che comunemente un italiano applica a questo termine. Sono anglicano, conservatore, con simpatie wesleyane ma anche con un forte radicamento nella fede cattolica in cui sono nato e cresciuto.
Ho spesso condiviso diverse posizioni dell'Alleanza Evangelica Italiana e su questo blog è possibile trovare più di un suo comunicato stampa. La stessa è anche nell'elenco di "Amici" del blog, peraltro insieme a realtà piuttosto distanti dalle sue posizioni, quali la Comunità di Taizé e quella di Bose. La mia vicinanza all'AEI è soprattutto relativa alle sue posizioni etiche e pastorali, meno a quelle dottrinali e per niente a quelle nell'ambito del dialogo tra chiese.

Il comunicato in oggetto mi porta a dissentire ancora una volta, per le affermazioni paradossali e contraddittorie che contiene (tralasciando quelle irrispettose, come "regressione spirituale").

Non entro nel merito delle interviste al papa citate nel comunicato, dal momento che spesso dissento dal vago umanesimo di Francesco. Ma quanto ai rosari, le preghiere davanti al crocifisso e alla madonna, mi domando: vogliamo chiedere a un cattolico di non fare il cattolico? Forse i cattolici diramano comunicati chiedendo agli evangelici di smetterla con i loro studi biblici e le liturgie iconoclaste? O forse scrivono agli ortodossi sdegnati per la loro liturgia di stampo imperiale? O ancora, si stracciano le vesti e pronunciano reprimende contro i buddhisti, gli induisti e gli appartenenti alle tante minoranze religiose del nostro Paese.
E qui vengo al paradosso. L'AEI chiede e lotta da tempo per il pluralismo religioso in Italia, la difesa delle minoranze religiose e la laicità dello Stato. Ammettiamo che domani mattina questo ideale diventi realtà. L'AEI continuerà a scagliarsi contro tutto ciò che non è evangelico? Perché se vogliamo il pluralismo religioso dobbiamo anche volere il rispetto delle reciproche identità. Una cosa non può esistere senza l'altra.

Certi atteggiamenti mi ricordano quello dei Valdesi che qualche mese fa diramarono un comunicato contro il Vescovo di Torino Nosiglia, che aveva accolto nella cattedrale (cattolica) le spoglie di Bernadette Soubirous. Potranno i cattolici fare i cattolici a casa loro? 

Un caro amico gesuita, quasi 90enne, che conosco da più di 20 anni mi racconta spesso di quando, anni fa, era superiore della comunità gesuita alla chiesa dei Santi Martiri a Torino. Durante la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, tocco loro ospitare i valdesi. Questi ultimi pretesero che tutti i quadri con dipinti dei santi e la statua del sacro cuore fossero velati, per non essere "turbati". Forse che quando un cattolico va a pregare dagli evangelici per la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani pone come conditio sine qua non di mettere una statua della Madonna del Rosario?

Sono sempre stato convinto che l'ecumenismo "dall'alto", di per se, serve a poco, incide poco nella realtà delle chiese. Si tratta più che altro di mantenere buoni rapporti "diplomatici". E anche qui notiamo spesso non poche difficoltà. Ma se non cominceremo ad applicare un ecumenismo "dal basso", capace di una ecclesiologia realmente pluralista, rispettosa delle differenze, difficilmente realizzeremo il comandamento di Gesù ad essere una cosa sola.

Il comunicato dell'AEI si conclude con un riferimento alle parole che il Presidente Mattarella ha pronunciato in occasione dell'anniversario dell'insediamento di Papa Francesco sulla cattedra di Pietro, definendolo Primate del nostro Paese (un titolo che ovviamente ha valenza per i cattolici, come può averlo quello di Metropolita di Aquileia per un vescovo Ortodosso con sede a Milano). questo titolo è più che altro nominale, come può esserlo quello di Re di Francia utilizzato fino al 1801 dai sovrani inglesi.

Infine, un'ultima osservazione. Perché parlare con disprezzo dell'Umanesimo se proprio questo ha dato un contributo enorme alla nascita e allo sviluppo della Riforma protestante? Si pensi all'invenzione della stampa, al nuovo approccio filologico ai testi, alla ricerca delle fonti, al superamento del concetto di auctoritas nella valutazione di un postulato teologico, solo per citare alcuni aspetti.

IL COMUNICATO DELL'AEI

Rosari, umanesimo, indulgenze: che messaggio sta dando il cattolicesimo romano?
Una emergenza spirituale nell’emergenza sanitaria

Roma (AEI), 21 marzo 2020 – Sotto pressione, vengono fuori le vere convinzioni e i veri impegni del cuore. In queste settimane di emergenza sanitaria, il messaggio che il cattolicesimo romano sta dando è di un disarmante scollamento rispetto ai principi basilari della fede biblica. Non c’è da stupirsi, ma visti il favore con cui alcuni guardano al sedicente “rinnovamento” del cattolicesimo e all’azione di papa Francesco, merita di essere segnalata semmai la regressione spirituale a cui stiamo assistendo.

In queste settimane è stato tutto un fiorire di dedicazioni a Maria del Paese (Papa) e di Roma alla Madonna Salus Populi Romani (Papa), alla madonnina di Milano (Arc. Delpini), alla Madonna della Salute di Trieste (vesc. Crepaldi), a San Marcello (Papa), ecc. mostrando in cosa consistano i capisaldi del cattolicesimo quando tutto trema: la Madonna e i santi. Come se Gesù Cristo non sia vivo e lo Spirito Santo non sia attivo e il Padre non sia attento alle preghiere. Come se il Dio trino stia dormendo e abbia bisogno, come i baal al tempo di Elia, di essere svegliato da mediatori umani.

Poi il Papa ha dato due interviste ai principali quotidiani italiani. A Repubblica (18/3/2020), ha sciorinato un concentrato di umanesimo e universalismo che nulla hanno a che fare con l’evangelo. Senza mai parlare di Cristo, del peccato e della salvezza che si riceve pentendosi e credendo in Lui, ha dato voce ad una “notizia” dolciastra ed appiccicosa il cui tasso di evangelicità non è pervenuto.

Alla Stampa (20/3/2020) ha di nuovo ribadito che “siamo tutti figli di Dio” e che bisogna ripartire da “radici, memoria, fratellanza e speranza” che non significano nulla. Anche qui si tratta di un messaggio umanista privo di nerbo evangelico e fuorviante. Chi lo legge pensa di essere a posto così com’è davanti a Dio, non essendo per nulla sfidato al ravvedimento e alla fede in Cristo che libera dagli idoli.

Il rosario trasmesso in televisione e guidato dal Papa (18/3/2020) ha di nuovo rinforzato la miscela di marianesimo e umanesimo tipica del cattolicesimo romano. Ciliegina sulla torta è l’offerta di indulgenza a malati e medici dal tesoro dei santi amministrato dalla chiesa. Invece di parlare di Cristo e della sua salvezza, la chiesa di Roma tira fuori ancora le indulgenze medievali. Che futuro può avere l’Italia con un messaggio così?Per questo, le ragioni della testimonianza evangelica: biblica, forte, radicale, confessante, sono ancora intatte. Questo cattolicesimo quando si “rinnova” non cambia in senso evangelico, ma ingloba ancor più virus letali. Oltre all’emergenza sanitaria, viviamo tempi di emergenza spirituale.

Dispiace che il presidente Mattarella, nel giorno dell’anniversario dell’inizio del pontificato di Francesco, abbia mandato un messaggio di saluto in cui dice “L'Italia, oggi impegnata a fronteggiare circostanze eccezionali, sa di poter guardare sempre con fiducia e gratitudine alla sollecitudine particolare del Suo primate”. No Presidente, il papa è primate dell’Italia cattolica, non dell’Italia in quanto stato laico composto da cittadini la cui appartenenza ad esso è sganciata da qualunque confessione religiosa.

Il popolo evangelico ama l’Italia e la Giornata nazionale di preghiera del 22 marzo mostra che è impegnato a pregare per la guarigione, si adopera concretamente per portare aiuto e sostegno a medici ed ammalati, investe le proprie risorse per il bene di tutti, con limiti e difetti, si capisce. Lo fa perché ha creduto alla Parola di Dio che non smette di annunciare che la salvezza per fede soltanto è soltanto in Gesù Cristo, davanti al quale ogni ginocchio dovrà piegarsi per confessare la propria miseria e il proprio peccato. Senza di Lui, siamo contro di Lui e siamo perduti. Solo attraverso questa buona notizia si aprirà per l'Italia una stagione di rinascita sotto ogni aspetto. (LDC-LS)