Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

domenica 9 dicembre 2018

I tratti del buon ministro del vangelo

COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA TERZA DOMENICA DI AVVENTO

Colletta

Dio Onnipotente, donaci la grazia di allontanare da noi le opere delle tenebre e rivestirci dell’armatura della luce, ora nel tempo di questa vita mortale, in cui il tuo figlio Gesù Cristo è venuto a visitarci in grande umiltà; affinché nell’ultimo giorno, quando ritornerà nella sua gloriosa maestà, per giudicare i vivi e i morti, possiamo risorgere alla vita immortale, per lui che vive e regna, con te e con lo Spirito santo, nei secoli dei secoli. Amen

Signore Gesù Cristo, che nella tua prima venuta hai mandato il tuo messaggero per preparare la via dinanzi a te; concedi che i ministri e dispensatori dei tuoi misteri possano allo stesso modo preparare e rendere pronta la via, convertendo i cuori disobbedienti alla saggezza e alla giustizia; affinché nella tua seconda venuta per giudicare il mondo possiamo essere trovati come popolo accettevole alla tua vista; tu che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo, unico Dio, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Letture

1 Cor 4,1-5; Mt 11,1-10

Commento

All'inizio del quarto capitolo della prima lettera ai Corinzi Paolo delinea la natura del ministro di Dio. Lungi dall'essere un alter Christus egli è un subordinato, un amministratore, che dispensa un tesoro non suo. Così anche nella seconda lettera ai Corinzi l'Apostolo afferma: "Or noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché l'eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da noi" (2 Cor 4,7).

Dinanzi a Cristo, capo della Chiesa, la posizione dei pastori è quella di un'assoluta ed umile dipendenza. Dalla grazia di Dio essi ricevono i doni necessari di conoscenza, di parola, di compassione per gli uomini; da lui la vocazione interiore. La Chiesa non può che riconoscere questi doni e questa vocazione ed accogliere con riconoscenza coloro che il Signore le manda.

A Dio appartiene l'opera alla quale i ministri consacrano le forze. Da Dio procede la benedizione che rende efficace il lavoro degli operai. A Dio devono i ministri rendere conto del loro operato. Il pastore è per la chiesa, non la chiesa per il pastore. La funzione affidata ai ministri del vangelo è quella degli economi nelle grandi case. Essi dispensano i beni del loro padrone, hanno la sovrintendenza e la cura degli altri servi a cui devono distribuire il cibo.

Gli apostoli non devono tener conto né degli apprezzamenti né delle ostilità ricevuti, affidandosi unicamente al giudizio divino che verrà alla fine dei tempi, nel giorno del Signore. La nostra capacità di consapevolezza verso il peccato è offuscata secondo Paolo; per questo egli afferma "non giudico neppure me stesso. Non sono infatti consapevole di colpa alcuna; non per questo sono però giustificato" (1 Cor 4,3-4). Non conosciamo i moti più profondi del cuore umano: né quelli altrui, né i nostri. Per questo ci è richiesta una fede assoluta nella grazia di Dio e nel potere santificante del suo Spirito. 

Tuttavia ciò non ci esime dal coltivare un grande senso di responsabilità nel mettere in pratica l'insegnamento evangelico; e a questo sono chiamati tanto coloro che si consacrano in modo speciale al ministero pastorale, quanto coloro che essi ammaestrano.

Al capitolo undicesimo del Vangelo di Matteo Gesù applica a se stesso un passo del libro di Isaia (61,1) mandando a dire a Giovanni il Battista che l'evangelo è annunziato ai poveri (Mt 11,5); laddove dobbiamo intendere non solo coloro che dispongono di scarsi mezzi materiali, ma ogni uomo con un cuore umile e un orecchio capace di mettersi in ascolto, oltre il fracasso, le seduzioni e le illusioni mondane.

I poveri erano anche coloro che fino a quel momento i farisei e i grandi dottori della Legge avevano trascurato nella propria predicazione. Il buon ministro del vangelo deve portare la Parola a ogni uomo, anche a coloro che la società non prende in considerazione e "Beato chi non si scandalizza di me" afferma Gesù  (Mt 11,6). Beato, cioè, chi non rigetta il suo messaggio, ma sa cogliererne la profonda ricchezza.

- Rev. Dr. Luca Vona